41. Alle prese con un bestione

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Artù non si fece prendere dal panico e impugnò saldamente la spada con entrambe le mani, levandola a sua difesa in attesa dell'attacco nemico. Accadde ciò che Gilbert gli aveva già anticipato, perciò non rimase troppo sorpreso: mentre si avvicinava a lui con aria minacciosa, facendo tremare il suolo ad ogni suo spostamento, Testa di pietra - ora gli veniva spontaneo chiamarlo così - spostò il suo enorme scudo sul braccio sinistro e, nello stesso tempo, quello destro subì una rapidissima trasformazione nella metà inferiore, tanto che Artù fece appena in tempo a rendersene conto prima di ritrovarselo a distanza estremamente ravvicinata. Esso si rimpicciolì assottigliandosi, fino ad assumere la vaga sembianza di una spada. Non era una vera e propria spada, però: era foggiata dello stesso materiale roccioso e grigio di cui era composto il suo corpo; non era altro che il suo stesso braccio trasformato in un'arma priva di una lama metallica, ma estremamente resistente. Artù intuì che l'urto con esso non sarebbe stato per nulla piacevole, vista la stazza del suo avversario. Con un altro urlo agghiacciante e bestiale, quello si scagliò su di lui, facendo cozzare il braccio contro la sua spada senza alcuna esitazione. Il biondo resse il colpo a malapena, parandolo con tutta la propria forza e lasciandosi quasi sfuggire un gemito quando la lama lucente vibrò sotto l'effetto dell'impatto: se davvero la potenza dei colpi dei Menearth era smorzata almeno in parte dagli incantesimi di Gilbert, immaginò che, senza di essi, un suo solo braccio non avrebbe resistito nemmeno a un singolo urto, considerato il tremore che avvertiva ad entrambi gli arti in quel momento. Inoltre, se avesse avuto tra le mani una spada comune, probabilmente si sarebbe già spezzata.
Spada contro braccio, lama contro roccia, un cavaliere contro una statua vivente: per qualche istante, nessuno dei due si mosse né fiatò. Artù fissava il suo oppositore dal basso all'alto, chiedendosi per l'ennesima volta dove avesse gli occhi, dal momento che non li vedeva nemmeno in quella posizione; la cosa lo disturbava parecchio, poiché era abituato a osservare gli sguardi degli avversari per intuire le loro intenzioni. Mentre sudava per lo sforzo, rifletté rapidamente sulla mossa successiva: se avesse ripreso in mano il proprio scudo, gettato poco prima dietro di sé con lo scopo di mostrarsi più vulnerabile per indurlo ad attaccare, sarebbe stato un riparo sufficiente contro un nemico di tale potenza? Ne dubitava: il pozzo gli aveva donato una spada davvero eccezionale, ma lo scudo gli era parso del tutto ordinario... Che stupido, avrebbe dovuto chiedere a Gilbert se la sua magia protettiva avesse agito anche su di esso, rendendolo a prova delle Teste di pietra. Inoltre, si rese conto che non sarebbe riuscito a colpire facilmente i sassi, almeno fino a che quella bestia avesse tenuto lo scudo davanti a sé a quel modo; che egli fosse consapevole del fatto che essi fossero il proprio punto debole? Era più che probabile, la strega doveva averglielo detto, o comunque, se la donna controllava i suoi movimenti, non avrebbe certo abbassato la guardia tanto incautamente, lasciandolo indifeso e scoperto proprio in quel punto.

"Siete pronto, Sir Gillian?"

"Certo, Gilbert!"

"Ora!"

Avendo visto uno dei Menearth allontanarsi dalla grotta per attaccare Artù, il mago aveva trasportato il cavaliere nello spiazzo, un po' indietro rispetto al principe; Sir Gillian, cercando di ignorare il lieve disagio provato a causa dell'incantesimo, prese la mira nel momento in cui il nemico stava sollevando il braccio per colpire di nuovo la lama di Artù, dopo che costui era riuscito a parare il primo colpo. Il principe aveva fatto poi un passo indietro, disponendo le gambe nel modo più opportuno per sostenere l'attacco successivo. Dopo tutto, lui era Artù Pendragon: non avrebbe mostrato certo di temere quell'essere tutto roccia e niente cervello, che sembrava lasciarsi dominare dagli istinti, creato da una tizia che nemmeno osava farsi vedere.

"Avanti, fatti sotto, BRUTTO BESTIONE!"

Ma, forse perché aveva percepito l'incantesimo di Gilbert, o forse perché anche il suo compagno, rimasto davanti alla grotta, gli aveva lanciato quello che suonava come un grido di avvertimento, o più semplicemente perché li aveva visti subito, Te...

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Ma, forse perché aveva percepito l'incantesimo di Gilbert, o forse perché anche il suo compagno, rimasto davanti alla grotta, gli aveva lanciato quello che suonava come un grido di avvertimento, o più semplicemente perché li aveva visti subito, Testa di pietra, ignorando l'insulto, girò il volto in direzione del mago e del cavaliere, immobilizzandosi per un attimo con aria sorpresa e con il braccio a forma di spada sollevato. Sir Gillian non perse tempo e ne approfittò, tendendo la corda su cui aveva già posizionato la freccia prima di essere trasportato: la scoccò e, mentre il dardo, leggero e immune alla pioggia - grazie agli incantesimi di protezione di Gilbert - volava dritto verso l'obiettivo, lui e il mago tennero il fiato sospeso. L'essere di pietra, però, doveva essere più sveglio di quanto si erano aspettati, dato che non rimase affatto fermo a guardare: come se avesse intuito lo scopo di Sir Gillian, levò in alto lo scudo a schermarsi il volto per proteggerlo. La freccia, dunque, non andò a segno, ma colpì lo scudo in pieno, per poi cadere miseramente a terra in una pozzanghera. Sir Gillian imprecò.

"Maledizione!"

Testa di pietra tornò a rivolgere la propria attenzione ad Artù e i due cominciarono a duellare sul serio: il principe schivò con agilità diversi colpi, poi si gettò per terra tra le gambe dell'avversario scivolando sotto di esso e, scattando in piedi, lo colpì con forza a una gamba da dietro, con l'intento di farlo cadere. Ma non riuscì nemmeno a provocargli un graffio, o meglio, a scalfirlo, né a fargli piegare la gamba, pur avendo impiegato quasi tutta la sua forza. Per fortuna, la lama non si era spezzata, ma era solo rimbalzata, producendo un suono cupo. Testa di pietra si girò su se stesso, emettendo un grugnito rabbioso per il colpo subito; Artù fece un salto di lato per evitare un altro attacco poderoso che frantumò il suolo, creando un grosso buco che cominciò subito a riempirsi di pioggia.

"Ci sei andato giù pesante, vero? Ma sei troppo lento!"

No, non era decisamente il caso di farsi schiacciare da quel bestione riducendosi allo spessore di una pergamena: voleva tornare tutto intero a Camelot. Seguendo l'istinto, prese allora a girargli attorno, provocandolo con l'obiettivo di distrarlo affinché Sir Gillian potesse riprovare a colpire.

"Avanti, sono qui! Ma dove stai guardando, somaro roccioso?"

Girando ora in un verso, ora in un altro, si faceva beffe di lui, che, più lento e impacciato, cercava invano di colpirlo; ma il principe continuava a sfuggirgli e a farlo innervosire, perché esso si dimenticasse della presenza di Sir Gillian.

"Di qui, sono qui, non mi vedi?! Sei stupido, oltre che brutto, non è vero?"

Fortunatamente, per ora l'altra Testa di pietra, a cui Artù gettava un'occhiata veloce ogni volta che veniva a trovarsi nella sua visuale, non sembrava intenzionata ad unirsi alla lotta e li osservava senza dare particolari segnali di preoccupazione.
Mentre i due seguitavano a muoversi in circolo, Gilbert, intuendo il piano di Artù, esortò Sir Gillian a riprovare.

"Avanti, ora che è distratto! Potete farcela, Sir Gillian!"

Quest'ultimo fece una smorfia dubbiosa.

"Voi dite? Quel coso mi pare davvero indistruttibile! Avete visto? Artù non gli ha fatto un graffio prima!"

Gilbert, negando col capo, puntò un indice in direzione dello scudo.

"Tranquillo, non sono poi così indistruttibili... Sembra * che il pozzo abbia assecondato la vostra richiesta riguardo alle frecce: guardate un po' lo scudo!"

Il cavaliere osservò l'enorme lastra di pietra che il nemico teneva ancora con sé: grazie al bagliore di un lampo che squarciò il cielo proprio in quello stesso momento, notò che in essa si era aperta un'incrinatura, esattamente dove la sua freccia l'aveva raggiunta in precedenza.

"Credo che il vostro desiderio sia veramente stato esaudito, Sir Gillian; queste frecce sono davvero in grado di distruggere i Menearth, dato che lo scudo è costituito dallo stesso materiale dei loro corpi e dei sassi!"

Confortato dalla notizia che induceva a ben sperare, Sir Gillian riprese subito coraggio.

"Bene! Riproviamo allora!"

Estrasse un'altra freccia dalla faretra, osservando che Testa di pietra cominciava a muoversi più lentamente, come se si fosse ormai stancato del gioco di Artù. Quindi, prese la mira con grande cura, misurando la distanza con occhio esperto, mentre teneva la freccia sulla corda tesa e attendeva che quel bestione arrestasse i suoi movimenti abbastanza a lungo per colpirlo; per fortuna, cominciava a tenere lo scudo più abbassato rispetto a prima. Artù, fermatosi, lo schernì di nuovo in tono strafottente.

"Sei già stanco, amico? E io che speravo proprio di divertirmi un altro po'!"

L'essere sbuffò e si immobilizzò, con il volto rivolto ad Artù e allo stesso tempo in direzione di Sir Gillian: esso era scoperto e a portata di tiro. Il cavaliere trattenne il respiro, puntò e lasciò andare la freccia, pregando che, stavolta, andasse a segno.

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