84. Presentimento

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"Ascolta, Gherda. Il vento... Non si sente più."

Lynn non riusciva quasi a credere alle proprie orecchie, eppure era proprio così: la quiete per la quale, dentro di sé, aveva pregato per minuti angosciosi che le erano sembrati giorni interi era finalmente giunta, la furia degli elementi sembrava essersi placata e la terribile tempesta era cessata. Ciò poteva significare solo una cosa: Merlino e gli altri ce l'avevano fatta! L'attesa di quelle ore era stata a dir poco snervante e intollerabile, non soltanto per la ragazza e la simpatica cuoca, ovviamente, ma anche per tutti gli altri abitanti di Bre Bile; ora, il peggio era passato, ma nessuno di loro avrebbe mai dimenticato la paura e lo sconforto provati in tale circostanza.
Dopo che il grande mago giunto dal passato e Artù, accompagnati dai loro rispettivi aiutanti, erano scesi nel passaggio riducente, Clarius, esausto per la magia illusoria prolungata a beneficio del principe, aveva posto fine al suo incantesimo. Immediatamente, nel villaggio la realtà di ciò che stava accadendo si era rivelata tangibile e ancora più allarmante di prima; nessuno, visto che non ce n'era più la necessità, se la sentiva di fingere che la situazione fosse sotto controllo, nonostante l'immensa fiducia riposta in Merlino e nel piano di Gilbert. I maghi rimasti a Bre Bile si erano rintanati nelle proprie case per cercare protezione dal vento, che aveva preso a soffiare in modo ancora più impetuoso e violento, quasi volesse spazzare via ogni cosa. I rami spogli degli alberi, investiti dalle raffiche, ondeggiavano pericolosamente, al punto che i meno robusti cominciarono a spezzarsi, cadendo al suolo e venendo trascinati in giro, assieme agli oggetti che non erano stati portati al riparo; stare all'aperto non era dunque più sicuro, si faticava persino a restare in piedi e a camminare. L'aria, poi, si era fatta pesante, non irrespirabile o malsana, ma pregna di vibrazioni e onde negative: chiunque avesse un minimo di magia dentro di sé, trovandosi lì in quel frangente, avrebbe provato un senso di oppressione e sconforto, come se una cappa di piombo invisibile fosse calata sopra all'intero villaggio e volesse schiacciarlo, annientarlo, raderlo al suolo. Anche la pioggia aveva ripreso a scendere, fredda, copiosa e incessante, mentre, fuori dall'ingresso del labirinto, Artù e Sir Gillian erano alle prese con i Menearth. La siccità era finita, ma si era scatenata una tempesta in piena regola e il cielo si era fatto talmente scuro che sembrava notte fonda. Le abitazioni mantenevano la protezione degli incantesimi di difesa di Gilbert contro la violenza del temporale, ma tutti si chiedevano per quanto tempo essi sarebbero riusciti a tenere testa all'ira della Vertelch. Del resto, non avevano certo costruito edifici massicci e robusti, dato che, da quelle parti, non avevano mai dovuto affrontare trombe d'aria o eventi meteorologici di siffatta entità; i più fortunati avevano una stanza sotterranea dove potersi rifugiare, ma la gran parte delle case era costituita da un solo piano. Ormai, gli eleganti e curati tralci di edera che le decoravano erano soltanto un ricordo, ma il peggio era che le pareti delle abitazioni si erano messe a tremare: non solo per i tuoni minacciosi e potenti che scaturivano dalle nubi grosse e oscure, ma anche perché la terra stessa, ogni tanto, era percorsa da vibrazioni allarmanti. Come ulteriore precauzione, tutte le piccole finestre, essendo costruite con vetri fragilissimi, erano state oscurate e sbarrate con la magia; non erano più visibili ed era come se non fossero mai esistite, cosicché nessuno, una volta all'interno della propria casetta, aveva modo di guardare verso l'esterno ed era come essere in prigione, attorniati da mura cieche, in attesa del peggio. La possibilità che pure i tetti venissero completamente distrutti e che il vento riuscisse comunque a scoperchiare le case, lasciando i loro occupanti in completa balia della furia degli elementi, era tutt'altro che remota: il potere della Vertelch era superiore a quello degli incantesimi di Gilbert e, se le cose fossero ulteriormente peggiorate, il loro amato villaggio sarebbe stato distrutto in un soffio. Pertanto, i pacifici e ospitali abitanti di Bre Bile non potevano far altro che attendere, pregando che le cose si risolvessero per il meglio.

Era una situazione in cui davvero non c'era da stare allegri e persino Gherda, che era sempre ottimista e loquace, aveva perso la voglia di parlare. Chiusa nella sua cucina ordinata e pulita, in mezzo ai suoi familiari strumenti di lavoro - pentole, mestoli e varie suppellettili a cui teneva enormemente e che le davano un po' di conforto, anche se molti di essi, in realtà, erano esposti soltanto per bellezza -, la donna, dopo aver sciorinato tutto quel che sapeva sulle molteplici proprietà dell'erba pecorina, stava cercando disperatamente un altro argomento di cui parlare per non pensare a ciò che stava accadendo fuori. Infatti, non era sola, ma c'era Lynn a farle compagnia; da qualche tempo, la ragazza, divenuta ormai grande abbastanza per vivere per conto proprio, aveva una piccola abitazione tutta sua, vicina a quella di Gilbert, ma, in questa circostanza, aveva preferito restare con Gherda, che considerava come una cara e simpatica zia. La giovane era molto inquieta e preoccupata per il vecchio mago, al quale era molto legata, proprio come Merlino era affezionato a Gaius, e aspettare il suo ritorno con qualcuno in grado di vedere il bicchiere mezzo pieno in qualunque occasione l'aveva, in parte, tranquillizzata. Dopo averle offerto una tisana calda, Gherda aveva narrato delle storielle strampalate e buffe, riuscendo addirittura a farla sorridere, sebbene quella non fosse certo la prima volta che la donna le raccontava: la sua capacità di intrattenere e il suo bizzarro umorismo andavano sempre a segno, perché era veramente un personaggio ed era capace di coinvolgere qualsiasi uditore, persino nel caso che costui la giudicasse un po' svitata.
Tuttavia, quando pure i paioli e le padelle di rame, appesi ordinatamente lungo le pareti, si erano messi a tremare, anche per la cuoca era stato impossibile continuare a fingere con il sorriso sulle labbra che quella fosse una giornata normale: il pallore evidente del suo viso e il suo prolungato silenzio fecero intuire a Lynn di non essere l'unica ad avere paura. Oltre a ciò, aveva cominciato a entrare dell'acqua da sotto la porta e, poco dopo, delle gocce, piccole ma costanti, avevano iniziato a scendere da tre punti diversi del tetto; di conseguenza, la voglia di chiacchierare era passata del tutto ad entrambe. Impaurite e impotenti, sedute accanto con i piedi sollevati sugli sgabelli e le ginocchia piegate vicine al corpo, erano rimaste lì ad ascoltare con ansia crescente la furia della tempesta anomala, cercando di farsi coraggio grazie alla presenza reciproca e scambiandosi, talvolta, ora dei cenni frettolosi, ora dei sorrisetti nervosi, stanchi e tirati, simili a delle smorfie. Mentre la piccola stanza si allagava sempre di più, Gherda prese a bofonchiare strambe formule incomprensibili e a stringere spasmodicamente il proprio prodigioso grembiule - dal quale, negli ultimi tempi, si separava ormai soltanto per andare a letto - allo scopo di trarne coraggio, quasi fosse un'ancora di salvezza; Lynn, invece, stringeva la pietra che Gilbert usava per chiamarla: era il suo tesoro più prezioso e tenerla tra le mani come un portafortuna la rassicurava. Frattanto, seguitava a ripetersi che tutto sarebbe andato bene, che Merlino non avrebbe fallito, che la Vertelch non poteva essere così cattiva e fuori di sé da voler distruggere il suo stesso villaggio. Eppure, una parte di lei non poteva non essere pessimista e una vocina fastidiosa le si insinuò nella mente, sussurrandole che, per tutti loro, quella era realmente la fine. Lei non voleva darle retta e tentava di scacciarla; aveva fiducia in Merlino e negli altri, ma era spaventata e paventava il peggio.
Per questa ragione, non appena il vento, la pioggia e le scosse di terremoto cessarono tutt'a un tratto, la ragazza impiegò qualche secondo per rendersi conto che la tempesta si era davvero placata. Tuttavia, non fu l'unica a reagire lentamente: sollevando gli occhi dalla sua catenina e rivolgendoli verso Gherda, la vide nell'atto di strapazzare ancora il proprio grembiule, mentre teneva lo sguardo basso e mormorava chissà quale bizzarro scongiuro. Quando il silenzio si prolungò, Lynn si guardò attorno con aria incredula, trattenendo il fiato nel timore di gioire troppo prematuramente. Dal tetto non pioveva più e non si percepiva nemmeno un sibilo di vento né una singola vibrazione del terreno o delle pareti. Tutto pareva tranquillo, incredibilmente e inequivocabilmente tranquillo. Non era un'illusione, il silenzio era reale. Allora, la ragazza iniziò a credere ai propri sensi e interruppe timidamente il monologo della compagna, scuotendola per un braccio.

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