Capitolo 33-Nico/Will

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NICO'S POV

Non so se fu la mia parte italiana o le facce da sberle di Oto ed Efialte, ma lanciai più imprecazioni in quella battaglia che in tutta la mia vita fino ad allora.
No, dico sul serio. Penso che se ne avesse avuto la possibilità, mio padre mi avrebbe rifilato così tante sberle dietro la testa da farmi perdere la memoria.

Rivedere le due facce che mi avevano tenuto rinchiuso in quella stramaledetta giara per settimane aveva suscitato in me l'irrefrenabile desiderio di strappare da esse quei ghigni a suon di spadate. Li guardai negli occhi, mentre li rivedevo sigillare la giara, ridendo, lasciandomi morire di asfissia con dei semi di melograno come unico sostentamento. Temetti per un attimo che avessero preparato qualche altro ridicolo spettacolo, come ad esempio invadere la scuola di coccodrilli e farla esplodere con dinamite a forma di unicorno, ma a quanto pare non avevano avuto il tempo di organizzare niente del genere.
Erano diversi da come li ricordavo: erano più violenti e aggressivi, e non ero sicuro che fosse un vantaggio. Se non erano concentrati a preparare ridicole messe in scena ma solo sulla battaglia, non sarebbero stati facili da distrarre.
Inoltre, erano più brutti: i volti, già grotteschi, erano solcati da profonde cicatrici nere, e le braccia erano scorticate da ferite rosse e giallognole.
Le gambe tozze erano lacerate da tagli bianchi, ormai cicatrizzati.

Quando gli dèi erano arrivati in nostro aiuto, avevo sentito mio padre ridacchiare sotto l'elmo. - Oh, se gliela rinfaccio...

Qualcosa mi disse che quella sarebbe rimasta incisa nella memoria di Zeus come "Il giorno in cui suo fratello maggiore ebbe ragione e lui no". Probabilmente non il migliore dei ricordi.
Mentre le divinità si dividevano, mandai via tutti gli Auror, dicendo loro di entrare e proteggere gli studenti che erano ancora nel castello. Piper ed Afrodite si precipitarono insieme verso la gigantessa loro rivale e intanto Zeus e Jason si fiondavano su Encelado.

Mio padre ed io ci scagliammo su Oto ed Efialte. Non vedevo l'ora di vendicarmi.
Gli Auror non si unirono alla lotta, ma i morti sí. Ad un cenno di mio padre, la terra si spaccò in due, e da essa strisciarono fuori soldati in tutte le uniformi della prima e della seconda guerra mondiale: America, Inghilterra, Francia, Germania, Italia...
Imbracciarono i fucili e marciarono in file compatte verso i due giganti, che ci fissavano con occhi malvagi.

-I morti non ci fermeranno! - ruggí Efialte.

-Fatti sotto! - replicai.

Potei quasi avvertire l'occhiata di fuoco che di sicuro mio padre mi scoccò anche se non potevo vederlo, ma non aggiunse altro.
Sparimmo nell'ombra più vicina, e riapparimmo alle spalle dei due. I morti ci seguirono, obbedienti, mentre mio padre ed io ingaggiavamo una lotta con i gemelli.

Dal basso non potevamo fare molto, avremmo dovuto salire in alto per riuscire a colpirli. Per fortuna, ci pensò mio padre: di nuovo la terra si dilatò, lasciando che ne fuoriuscisse un cocchio nero tempestato di rubini e decorato da rifiniture in argento, trainato da due destrieri scuri e  scalpitanti.
Saltai sul carro un attimo prima che venissi tagliato a metà dall'ascia di Oto. Mio padre prese le redini e guidò gli stalloni in aria, i loro zoccoli che disegnavano spirali d'ombra nel vuoto.
Da quell'altezza ebbi, seppur per pochi istanti, la visuale di alcune aree del castello. Subito guardai ad est, dove vidi Apollo e Orione fronteggiarsi. Non riuscii a individuare Will, ma pregai le Parche che fosse sano e salvo.
A ovest, distinsi Hagrid e un'altra figura, forse Charlie Weasley, sulla groppa di una furiosa Norberta, che riempiva di fiammate un gigante non meglio identificato.

Il carro sussultò, ed io tornai alla realtà mentre schivavamo una spadata di Efialte.

-Se colpiamo uno l'altro reagisce! - gridò mio padre per farsi sentire sopra lo sferragliare del carro, il nitrito dei destrieri e le urla dei giganti - O li ammazziamo in fretta...

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