- Amare significava distruggere e essere amati significava essere distrutti- Shadowhunters, Città Di Ossa
Capitolo 14 - Amare significava distruggere-...
Le scale erano vuote e buie, nonostante le varie luci del piano di sotto. Nel mio cuore il buio era perenne. Sentii la mano di Shane scivolare sulla mia schiena e cominciare a fare movimenti circolare per rassicurarmi. Ma come potevo stare tranquilla in quella situazione? Arrivai al piano di sopra e mi diressi verso la stanza 307. La porta era chiusa, ma non a chiave, o almeno così pareva. Feci un respiro profondo, di quelli che si fanno prima di una cosa importante. Shane mi strinse la mano e io con quella libera aprii la porta. Il gelo e l'odore di morte che c'era in quella stanza mi fece raggelare il sangue nelle vene. Steso sul letto c'era lui. Che prima amavo, poi mi ha fatto soffrire. Spostai lo sguardo sulle sue mani, che erano pallide. Il mio cuore perse un battito quando vide che aveva in mano una margherita. Forse sapeva che sarei venuta qui, e voleva farmi pentire di quello che era successo, tutto per colpa mia. "April, April!" la voce di Shane mi giunse flebile e ovattata mentre come in un sogno mi avvicinavo verso di lui e premevo la mia mano sul suo petto. "Michael" dissi con voce morta. Per un attimo mi sembrò di sentire il suo cuore battere di nuovo, ma era un'illusione creata dalla mia mente. Mi accasciai per terra e sentii la mia testa colpire il freddo pavimento dell'obitorio. Subito una mano afferrò la mia spalla, ma non fece in tempo. Sentivo qualcosa di caldo e denso colare giù dalla mia testa mentre sentivo Shane che urlava a qualcuno di venire. Poi più nulla.Ero nel mio letto e appena mi alzai vidi Shane che mi stava guardando e accarezzava i miei capelli bagnati. "Buongiorno principessa." mi disse avvicinandosi ancora un po' e baciando la mia fronte. Sgranai gli occhi e sentii le lacrime scendere al ricordo di quello che era successo quel che sembrava poco tempo prima. Shane mi prese il viso fra le sue mani e si sdraiò accanto a me. Mi girò il volto con l'indice e si mise a fissare i miei occhi. Vidi che stavano diventando azzurri pian piano e poi cominciarono a scendere delle lacrime. Mi accoccolai al suo fianco e chiusi gli occhi. "Non chiudere gli occhi April, i ricordi sono più vivi nel vuoto" e io li aprii. "Non posso sopportare il mondo reale, preferisco chiuderli Shane e farla finita." dissi singhiozzando. "No April, tu non puoi farla finita. Prima di te io non avevo niente, non ero nessuno. Sei il mio piccolo tesoro e per quanto piccolo sia, riesce a riempire tutti gli spazi vuoti. Non pensare al passato, strappa la pagina e vai avanti. Non voltarla, perchè più avanti ti verrebbe la tentazione di tornare indietro e farebbe solamente male. Bruciala quella maledetta pagina, hai capito?" disse concludendo quasi urlando. "Si Shane, ho capito. Grazie di tutto." dissi sollevando il mio sguardo verso i suoi occhi che brillavano. "Suona troppo da idiota se ti dico grazie a te?" disse cominciando a ridere come uno scemo. "Shane!" dissi con una voce felice, dopo tanto tempo. Lui prese il cuscino che c'era sotto la mia testa e cominciò a tirarmelo in faccia. "Non è giusto, io non ho un cuscino!" gridai tra le risate mentre lui continuava a tirarmi cuscinate dappertutto. Era un momento felice fino a quando non suonò il campanello. Guardai l'orologio: erano le 22. 34. Guardai stranita Shane e scesi le scale quasi di corsa. Mi soffermai un secondo sulla porta e girai la chiave. Era Caleb. Shane lo fissò per un attimo poi con un movimento repentino chiuse la porta. "Shane!" mi voltai indignata. Lui di risposta alzò le spalle. Spalancai la porta nuovamente e lui bloccò con un piede la porta. "Scusa per l'orario, ma volevo chiederti scusa per l'altro giorno." disse abbassando lo sguardo e poi voltandosi e andandosene. Mi voltai di scatto verso Shane con uno sguardo interrogatorio. Caleb, non sentendo alcuna risposta si girò verso di noi. "Non glielo hai ancora detto Shane? Adesso son cazzi amico mio, buona fortuna" . Shane si era irrigidito al mio fianco. "Shane, cosa è successo?" dissi con un tono talmente piatto che sorprese anche me stessa. "April, forse è meglio se entriamo in casa" disse abbassando lo sguardo e contraendo la mascella. "No, non è possibile. Dimmi di no Shane." dissi pregando qualsiasi persona fosse lassù che non fosse successo veramente. "April, ascoltami, non è stata colpa tua la sua morte, non è stata colpa tua. Ti ha colpito per sbaglio, stava mirando a Caleb, voleva proteggerti. Quando ti ha visto a terra è scappato e poi sappiamo com'è andata a finire. April, non è colpa tua, lui voleva solo proteggerti." disse scuotendomi le spalle. Non era possibile. Michael era morto per colpa mia. Voleva proteggerti. Quelle due parole erano troppo forti. Mi presi la testa fra le mani e mi stesi a terra. "NO!!" gridai con tutto il fiato che avevo in gola. Dentro alla mia testa i pensieri volavano e colpivano qualsiasi cosa. Gridai di nuovo, un urlo straziante. L'avevo ucciso. Andato. Svanito. Per sempre. Continuai ad urlare, ma le lacrime non scendevano. Gli occhi bruciavano e le mani tremavano mentre Shane mi prese e mi portò in camera. Si stese accanto a me e mentre le urla nella mia testa non diminuivano, mi addormentai.
Nel sogno Michael era felice, stava suonando la chitarra come gli piaceva fare, seduto su un prato con le sue amate cuffiette nelle orecchie. Io lo guardavo da lontano, così tentai di avvicinarmi a lui. Appena mi vide, il suo sguardo si rabbuiò e il sorriso si spense sulle sue labbra. "Vattene." mi disse in modo acido. Feci un passo indietro pensando ci fosse ancora il prato e invece c'era un precipizio. Inciampai e mi ritrovai a sorreggermi solo grazie ad una mano. "Michael!" gridai. Lui si sporse sul dirupo, mi guardò e mi sorrise. Per un attimo pensai che mi avrebbe aiutato, poi si accucciò vicino alla mia mano e si mise ad accarezzarla. "No, April, hai fatto le tue scelte. Non ci sarò più per te, non ti proteggerò più." detto questo lanciò una margherita verso il mio volto, che bruciò appena entrò in contatto con la mia pelle. Tentai di toglierla dalla mia faccia, ma era come se si fosse incollata. La mano che mi teneva sospesa sanguinava e la margherita bruciava. Non ce la facevo più. Mollai la mano e caddi nel vuoto.
Mi svegliai con ancora la sensazione di vuoto sotto i piedi. Shane era al mio fianco che russava, così facendo il più piano possibile scesi dal letto e presi le chiavi della sua moto che era parcheggiata sul mio marciapiedi. Presi un giubbotto e salii in sella alla moto. Ricordando un po' di lezioni che mi aveva dato Michael, la feci partire. Sapevo dove dovevo andare. Passando per le strade deserte, mi accorsi che sarebbe stata una bella giornata, non c'erano nuvole in cielo. Una magra consolazione. Arrivai alla scogliera e parcheggiai la moto. Il cielo era pulito, ma a quanto pare era in arrivo una tempesta perchè il mare era agitato.
"Ciao Michael" dissi mentre in cielo le nuvole cominciavano ad arrivare. Mi strinsi nella sottile giacca di pelle che mi ero portata via. Guardai in basso e le onde si schiantarono contro la scogliera. Circa 700 metri distano da qui al mare. Un impatto del genere sarebbe fatale. Ricordai dalla gita che avevamo fatto alle medie. Perfetto, distanza perfetta. Mi alzai in piedi e subito una folata di vento mi colpì in pieno volto. Mi avvicinai al precipizio con le lacrime agli occhi. "Scusa Shane." sussurrai mentre un sorriso suicida mi compariva sul volto.
Spazio Autrice
me piasa tanto lasciare la gente così muahah soffrite in silenzio. no scherzo. buh. grazie di tutto. buon anno nuovo e vi auguro un anno nuovo pieno di unicorni. mi dileguo. addio.
Not_Strong
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Fly With Me
Romance"Respirai il suo profumo dolcissimo e seppellii il mio viso sulla sua felpa morbidissima. Lui cominciò ad accarezzarmi leggermente la schiena e sentii le lacrime scendere senza sapere il perchè. Quando trovai la forza di sollevare il viso dalla sua...