Taehyung si trovava almeno da una ventina di minuti in bagno, per niente voglioso di uscirci. Vi si era rinchiuso dentro neanche una decina di minuti dopo aver fatto il suo ingresso nel bar affiancato da Jungkook, e nemmeno lui riusciva a capire il suo comportamento o dare una motivazione a questa sua scelta. Immaginava fosse semplicemente la sua incontrollabile timidezza, oppure il cercare di acquisire nuovamente il controllo mentale vista la situazione paradossale in cui si trovava - lui ed il corvino assieme? Abbastanza surreale, secondo il suo parere -. O, molto più semplicemente, si era letteralmente nascosto in bagno per scappare dall'immensa vergogna che provava a causa della colossale figura di merda fatta non appena aveva messo piede all'interno del locale.
Ma per capire meglio l'attuale situazione, bisogna partire dal principio. Taehyung e Jungkook erano da poco entrati nel bar e, senza perdersi troppo a guardarsi in giro, si erano velocemente sistemati al primo tavolino libero che avevano visto. Nel mentre aspettavano un cameriere che venisse a chiedere il loro ordine, avevano iniziato una conversazione nella quale si parlava di cosa avesse fatto di bello ed interessante Taehyung a casa di Jisoo nel pomeriggio. Essendo che non ci fosse molto da dire sull'argomento, esso cadde quasi subito, andando a creare un silenzio quasi imbarazzante. Un silenzio che, purtroppo, non accennava a finire e che, invece, faceva aumentare costantemente il disagio tra i due giovani. Questo fino a che Taehyung, stufo della tensione, non decise di alzarsi per andare a cercare un cameriere qualsiasi per permettere ad entrambi almeno di ordinare.
Non poté fare mossa più sbagliata. Infatti, non fece a tempo ad alzarsi dalla sedia ed a girarsi che urtò accidentalmente un cameriere che passava di lì con un vassoio, pronto a servire dei clienti. Tutte le pietanze che portava con sé finirono per terra e Taehyung, che in tutto quel fracasso non ci stava capendo niente, non riuscì a frenare in tempo i suoi passi, inciampando, di conseguenza, nel piede del cameriere, finendo mani a terra e culo in aria. Successivamente, si girò su se stesso per potersi sedere decentemente - ed evitare quindi di rimanere in quella posizione imbarazzante -, e, resosi conto di cosa avesse combinato, arrossì vistosamente rimanendo a fissare il contenuto del vassoio tutto sul pavimento, assumendo così una faccia dispiaciuta e colpevole. Dopo essere stato aiutato ad alzarsi da Jungkook stesso ed essere stato circondato anche dal cameriere e da una donna - probabilmente la proprietaria del bar -, Taehyung non resistette alla situazione eccessivamente imbarazzante in cui era capitato e, senza ascoltare e rispondere a nessuno, corse a rifugiarsi in bagno, unico posto al quale aveva pensato sul momento per potersi nascondere.
Ed ecco spiegato il motivo per cui si trovava da così tanto tempo ai servizi e per il quale non volesse neanche uscire. Questo almeno fino a che non vide una chioma corvina sbucare dalla porta d'ingresso del bagno, con inizialmente uno sguardo curioso e attento, o, almeno, fino a che gli occhi non si posarono sulla figura esile del ragazzo, rannicchiato sul pavimento e contro il muro; a quella vista egli non poté provare altro che compassione. Inizialmente Jungkook non aveva voluto seguirlo, un po' perché si era messo lui a tranquillizzare la proprietaria e a scusarsi con il cameriere, e un po' - meglio dire soprattutto - perché immaginava quanto disagio provasse l'altro nel trovarsi in quella situazione; voleva lasciarlo per qualche tempo da solo sperando riuscisse a calmarsi almeno un poco. Vedendo però che non faceva più ritorno, preoccupato, aveva deciso di andarlo a cerca, non aspettandosi certo di trovarlo in quella posizione, che manifestava la grande crisi in cui era sprofondato dopo la figuraccia fatta. Ma da un carattere debole come il suo cosa voleva aspettarsi?
"Taehyung? Stai bene?" chiese gentilmente il corvino, mentre fissava quegli occhi dolci e profondi, accompagnati da quell'aria colpevole che lo faceva apparire quasi come un cane bastonato.
L'arancione, però, non rispose e preferì nascondere la testa tra le braccia, quest'ultime ancorate attorno alle sue gambe in modo da tenerle rannicchiate al petto. Non poteva guardarlo negli occhi, non poteva neanche lontanamente immaginare di sostenere il suo sguardo indagatore e compassionevole poiché la sua timidezza e vergogna gli impedivano di affrontarlo con coraggio. Perché si sentiva così? Alla fine, era abituato a fare figuracce su figuracce - probabilmente ne aveva fatte anche di peggiori -. Quindi, come mai non riusciva a passarci sopra? Perché stava reagendo in quel modo così esagerato? In realtà, la risposta a queste domande sentiva di averla, ma non voleva portare a galla ricordi dolorosi del passato, sentiva che facendolo sarebbe crollato davanti al corvino, senza più via di ritorno. E non poteva, non voleva permettersi di cedere. Era già disonorevole e vergognoso presentarsi in quelle condizioni, crollare maggiormente avrebbe fatto finire la sua poca dignità letteralmente sotto ai piedi. E no, lui, quel briciolo di dignità, voleva cercare di conservarlo con tutte le sue forze.
"Taehyung". La voce del corvino, ora più vicina di prima, lo richiamò dolcemente ma, al contempo, con urgenza, poiché bisognoso di aiutarlo e di farlo stare meglio. Neanche lui sapeva il motivo esatto di questa sua necessità, ma percepiva nel profondo che così doveva essere, ed avrebbe fatto il possibile per adempire a questo suo desiderio irrefrenabile e prepotente che sentiva dentro di sé.
L'arancione, nonostante il secondo richiamo, non osò muoversi. E non alzò la testa neanche quando sentì l'altro sedersi per terra accanto a lui e, ancora meno, osò alzare lo sguardo quando sentì un muscoloso braccio passargli sopra le spalle e, in seguito, attirarlo al petto del corvino, in un abbraccio laterale; in un bellissimo abbraccio di conforto e consolazione.
"Non riesco neanche ad immaginare la vergogna che tu stai provando in questo momento" iniziò a dire lievemente, "so solo che non credo avrei agito diversamente da te". Un sospiro leggero e fugace uscì dalle sue labbra, come a voler alleggerire un peso dentro di sé. Così aggiunse: "Si, lo ammetto, sarei fuggito anche io da questa situazione. Forse diversamente da come hai fatto tu, ma non sarei voluto rimanere oltre ed anzi, ad essere onesti, credo non metterei neanche più piede in questo bar". Rilasciò una leggera risata per scacciare la leggera vergogna che stava provando. Stava solo mentendo a fin di bene, non per paura o per necessità egoistiche e personali, ma solo per aiutare moralmente quel fragile ragazzo rannicchiato contro al suo petto. Si, in questo caso la menzogna era più che giustificata, poteva risparmiarsi di essere schietto per quella volta e dimostrare, invece, un po' di comprensione verso l'altro. Alla fine, ognuno è fatto come è fatto, siamo tutti diversi e se una persona ha buon cuore e un minimo di maturità deve cercare di comprendere gli altri, di capirli e, a fin di bene, di assecondarli, per come gli viene possibile. Ed era ciò che lui stesso stava cercando di fare con Taehyung.
"Io, davvero, non so che dire per consolarti e per farti stare meglio". Jungkook continuò il suo discorso sempre con voce lieve e dolce, mentre faceva scorrere la sua mano sui capelli setosi e morbidi del più piccolo. "Posso solo dirti di cercare di fare finta di niente. Gli errori si commettono, gli incidenti capitano e non sempre si sa come affrontarli, come rimediare. Ma quello che so è che fuggire non è la soluzione. Anzi, posso dire con certezza che sia la via più sbagliata da prendere". Quanta difficoltà nel cercare di consolare l'altro. Jungkook era sempre stata una persona schietta e senza dolcezza, diceva la verità senza peli sulla lingua, incurante dei sentimenti degli altri. Ma in quel frangente, con Taehyung così fragile e combattuto tra le braccia, sentiva che doveva sforzarsi a tirare fuori un lato di lui che, molto probabilmente, neanche esisteva. Non si capacitava del perché stesse adottando tutte quelle premure... Poi un lampo ed il ricordo dell'arancione nella sala da bowling in lacrime. Si, forse poteva immaginare cosa lo spingesse ad usare tutta quella premura e cautela.
Così, mantenendo sempre quella voce soffice che poco lo caratterizzava, continuò il suo discorso: "Quindi, non stare ancora in questo bagno ad annegare nella tua vergogna. Alziamoci ed andiamo a sederci al nostro tavolo e, come se niente fosse successo, continuiamo a chiacchierare tra di noi". Si zittì un attimo, poiché i suoi occhi, prima fissi su quella chioma arancione, ora erano immersi in quelli caldi e marroni del più piccolo. Erano così timidi, timorosi, ma anche riconoscenti verso quelle parole che, non poteva crederci, sembrava lo stessero aiutando. Stordito dalla profondità di quello sguardo e dalle stesse emozioni che vi aveva percepito e che lo avevano travolto come un fiume in piena, spostò gli occhi sui suoi stessi piedi e sussurrò le ultime frasi, quelle che doveva pronunciare prima, in conclusione del suo discorso. Quelle parole che dovevano essere dette così per dire ma che, dopo aver incrociato quegli occhi così intensi e profondi, sentiva assumessero un significato più intimo. "Per me, il tempo che potremmo passare assieme, ne vale la pena. Ci tengo..." sospirò brevemente e, con coraggio, si girò a fissare il suo sguardo in quello dell'altro, ora stupito ed incredulo, ed espirò quell'ultima frase che sentì avrebbe dovuto trattenere per sé: "Per me, il tempo da passare con te è davvero importante".
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Heart or Mind? - KookV
ФанфикNuova vita, nuova città e nuove esperienze. Amore, sogni, amicizie, incomprensioni e litigi. Per Taehyung avrà inizio un nuovo percorso che lo aiuterà a crescere e maturare, preparandolo ad entrare nel mondo degli adulti ed a prendere in mano la sua...