3. 𝐋𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐨𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐢 𝐒𝐢𝐥𝐞𝐧𝐭𝐞 (Theseus)

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Era il momento. Doveva comunicare a suo fratello e al signor Kowalski il messaggio che Albus Silente gli aveva affidato. Avrebbero dovuto compiere l'ennesima missione per conto di quell'uomo.

Dopo l'ultima, Theseus non si era più ripreso. O almeno ci aveva provato, ma con scarsi risultati. Era tornato al Ministero britannico due giorni dopo la morte di Leta, lasciando lì a Hogwarts suo fratello e gli altri. Sperò che Newt avesse compreso e non fosse troppo arrabbiato con lui.

«Dunque... così Silente ti ha eletto a suo gufo personale, eh fratellone?» fu proprio Newt, sorprendentemente, a parlare per primo. Di solito non iniziava mai una conversazione, Theseus lo sapeva bene, lo conosceva da quando era nato. Gli fece piacere che il suo fratellino, nonostante tutto, avesse ancora dentro di lui un po' di voglia di scherzare. Forse furono questi pensieri a permettergli di accennare un sorriso.
«Buona questa, Newt. Ora possiamo passare alle cose importanti?» disse, scherzando.
«D'accordo, capo. Io e Jacob siamo tutto orecchi».

«Bene. Dunque, Silente mi ha spedito una lettera, tre giorni fa. L'ho trovata sulla mia scrivania, al Ministero, insieme ad alcuni documenti. Ci vuole tutti nel suo ufficio, oggi, dopo la fine delle lezioni. Io, voi, Kama e la circense, ma loro due lo sanno già, gliel'ho già detto. E l'ho detto anche alla vostra amica, l'americana-»
«Tina» si affrettò a rispondere Newt. Una fretta sospetta, per gli standard di suo fratello...
«Sì, lei. A quanto pare Silente vuole mandarci tutti a Rio De Janeiro. Perché? Non ne ho la più pallida idea».
E davvero, non l'aveva. Sembrava che Silente in quel messaggio avesse preso una città a caso in giro per il mondo e avesse detto "toglietevi dai piedi e andateci". Sapeva che non era così: in fin dei conti era stato lui a lanciare la sua carriera, proponendogli di inseguire il suo sogno di diventare un Auror. Ma per la prima volta sorse in Theseus il dubbio che Silente li stesse usando. Non poteva andarci lui, a Rio? Cioè, li aveva visti in che razza di stato erano usciti dalla battaglia di due mesi prima, no? Erano stati tutti distrutti. Ma non fisicamente, bensì emotivamente. E Theseus non sarebbe mai riuscito a riparare la faglia che quella drammatica serata aveva aperto nel suo cuore.

"Non era così che sarebbe dovuta andare", penso tra sé e sé. L'adunanza dei seguaci di Grindelwald al cimitero parigino di Père-Lachaise si era tramutata in una vera e propria battaglia. Era diventata come una partita a scacchi: il mago oscuro, fermo al centro dell'enorme arena, contro tutti, Auror e non.
Dopo aver evocato un grosso cerchio di alte fiamme blu attorno a sè e aver accolto tra le sue braccia Credence Barebone e una donna dai capelli biondi, Gellert Grindelwald si accanì contro lui e suo fratello Newt.
«Signor Scamander...» esordì il mago, rivolto più a Newt che a lui. «Crede davvero che Silente indosserà il lutto per lei?»

Poi successe tutto così velocemente che Theseus quasi non se ne accorse.
Grindelwald lanciò una fattura, un rivolo di fuoco che volò verso di loro ad una velocità spaventosa. I due fratelli furono costretti a gettarsi sui freddi scalini di pietra dell'arena per proteggersi dall'incantesimo. Crearono uno scudo con le bacchette, ma le fiamme erano così potenti che persino in due era difficile contrastarle.
Il fuoco minacciò di schiacciarli, fino a che in lontananza non riecheggiò un grido, che distrasse il mago dagli occhi di ghiaccio dai suoi obiettivi.

«Grindelwald! Basta!»
"No..." fu il primo pensiero che gli lampeggiò in testa quando la vide scendere piano lungo quei gradini, quasi come volesse consegnarsi alla morte. Pronunciò il suo nome, quasi come fosse un istinto naturale, salito a galla dal suo cuore.
«Leta...» si alzò a fatica, incurante delle ferite. Sentì suo fratello dietro di lui fare lo stesso, ma non lo guardò. No, i suoi occhi erano concentrati solo su di lei.

Leta Lestrange non si fermò. Forse udì la sua voce, ma di fatto continuò ad avanzare imperterrita verso Gellert Grindelwald.
Theseus aveva imparato a leggere dentro di lei, a capire come si sentisse anche a metri e metri di distanza. Da quando si erano innamorati quel giorno al Ministero Britannico si erano esercitati insieme, cercando di entrare sempre di più nell'anima l'uno dell'altra. Leta era stata l'unica e la sola donna alla quale Theseus aveva aperto davvero le porte verso ogni singolo frammento della sua anima. Il tempo che passavano a ridere era diventato per loro come una terapia, uno spiraglio che li aveva aiutati a dimenticare il loro passato, a vivere il presente e a sognare un futuro insieme.
Tuttavia in quel momento, a coprire quegli occhi castani che tanto amava, riuscì a leggere solo e soltanto terrore. Un terrore vivo, che raggiunse inevitabilmente anche lui.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora