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Alis

Domenica

Era da un'ora che mi trovavo seduta sul letto a contemplare chissà cosa nella stanza solo per riuscire a trovare una scusa plausibile per uscire con Nathan. Sarebbe venuto alle nove di mattina, ma ero tornata a casa tardi quella sera e avevo paura che nonna si potesse arrabbiare, anche se non l'aveva mai fatto.

Ero già pronta, non dovevo fare nient'altro. Era sempre così quando ero presa dall'ansia o temevo di ferire qualcuno. Mi decisi, mi alzai e andai da lei. Sembrava confusa dal modo in cui l'avevo raggiunta per di più rimanendo taciturna.

"Vuoi dirmi qualcosa?" domandò aggrottando le sopracciglia e aspettando una mia risposta.

"So che ieri sono venuta tardi, ma oggi è il compleanno di Nathan e mi aveva chiesto di andare con lui. Mi dispiace uscire così spesso e in questi orari, ma mi dispiace anche per lui che non passerà il suo compleanno con qualcuno" dissi tutto d'un fiato, sembravo ridicola.

"Alis" sospirò dolcemente un po' divertita "certo che puoi andare, non mi disturba affatto né quante volte esci né gli orari in cui lo fai. Le cose è meglio farle il prima possibile che mai."

"Grazie" la abbracciai e avrei voluto non staccarmi più, ma già si erano fatte le nove con tutto il tempo impiegato alla meditazione!

Scorsi Carol e la salutai, uscii di fretta dal portone e vidi in lontananza una moto. Portai una mano in fronte. Oh no, pensai, la moto no.

"Buongiorno Alis, dormito bene?" emanava un'allegria quasi contagiosa, ma non abbastanza da togliermi l'idea della moto.

"Presumo questa sia tua" dissi senza rispondere alla sua domanda.

"Già, ti piace?"

"Se lo avessi saputo, non avrei dormito per niente, ne sono certa" mi porse un casco e cercai di metterlo riuscendoci.

Con cautela salii sulla moto aggrappandomi subito al suo bacino più stretto rispetto a quanto la felpa lo faceva apparire. Sentii la sua risata: "Sai che non siamo ancora partiti?"

"Beh? Mi sto preparando..."

"Il segreto è stare calmi e rilassati" consigliò dando gas un paio di volte, non aiutava affatto.

"Quel segreto non vale per me" ma appena partì, seguii il suggerimento ed effettivamente mi sentivo meglio. Quando pensavo alla velocità e a tutte le conseguenze, mi venivano i brividi. Bastava non pensarci. Ed eccomi lì trasportata dal vento, con le braccia ancora avvolte attorno al corpo di Nathan. Avrei voluto lasciarle e sentire l'aria battere sulle mani, ma chiedevo troppo.

Dopo pochi minuti si fermò sul parcheggio di un bar, scendemmo dalla moto ed entrammo.

"Tu cosa vuoi?", ci pensai guardando la vetrina.

"Un cornetto al cioccolato" scelsi semplicemente e andai a trovare un tavolino libero. Passato qualche minuto, arrivò Nathan con la colazione e appoggiò di fronte a me il cornetto.

"Quindi ne hai diciotto" affermai riferendomi all'età e diedi il primo morso al dolce.

"A quanto pare..." l'entusiasmo non faceva per lui.

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