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Alis

Dopo che Dan e Mila erano usciti, avevamo continuato a giocare più volte cambiando le coppie. Non diventava mai troppo noioso, perché nel frattempo chiacchieravamo e scherzavamo. Avevo giocato anche in coppia con Matt che stranamente non rimase in silenzio per tutto il tempo, anzi mi chiese se sarebbe potuto passare a casa mia il giorno dopo. Significava che si trattava di qualcosa di importante.

Ed ecco che mi ritrovai ad aspettarlo con ansia. Da una parte ero ancora diffidente, dall'altra speravo che si risolvesse tutto.

"Alis, c'è un ragazzo qui fuori" disse nonna.

"Fallo entrare."

Quando lo vidi, il battito si fermò. Certo, ci eravamo incontrati anche il giorno prima, ma in quel momento era diverso, eravamo solo noi due.

"Non mangiate qualcosa?" fece subito nonna notando che stavamo andando verso la mia stanza.

"Oh no no, nonna. Magari dopo" e le sorrisi.

Quando entrai, cercai il suo sguardo, ma lo teneva abbassato.

"Scusa per ieri" sussurrò.

Sapevo cosa intendesse, ma volevo comunque che me lo dicesse lui. "Per cosa?"

"Non è vero che non ho bisogno di aiuto. Forse cerco solo di convincermi di questo, ma in questo modo non faccio che allontanarmi. "

Sembrava quasi imbarazzato nell'ammetterlo.

Ispezionò la stanza notando alcuni post it sulla scrivania e la palla che mi aveva regalato. Intravidi un leggero sorriso, forse anche lui stava ripensando a quei momenti come lo stavo facendo io.

"Scusa Alis" sussurrò ancora. Sembrava così afflitto.

Mi feci coraggio e mi avvicinai a lui. "Ti sei già scusato."

"Non abbastanza. Voglio dire, mi sono comportato come uno stupido. Chissà quanti altri momenti avremmo potuto trascorrere insieme, invece di perdere tempo distanti. Non dovrei pensare a ciò che ho perso, ma tenermi vicino quello che potrei perdere. E ti ho già persa di vista una volta."

Stava alludendo all'infanzia, continuavo a dimenticarmi di quel piccolo e prezioso dettaglio. Faticavo a ricordare Matthew da piccolo, forse proprio perché nella mia memoria quegli anni erano stati cancellati.

"Il piccolo Matt non me lo perdonerebbe mai. E neanche Joan. Sai, gli avevo parlato di te."

Corrugai la fronte confusa. "Gli hai parlato di me?"

"Sì, lui sapeva di questa cosa delle stelle..." Ancora non capivo. "Ricordi? Quelle tre stelle: Rigel, Betelgeuse e..."

"Bellatrix." Lo ricordavo bene.

"Già," sorrise, "il sogno di trovare la donna della mia vita. Sai, da piccolo avevo in mente solo una persona. E appunto, dovevo solo trovarla. Poi sei ritornata, non ho dovuto cercarti."

"Cosa intendi?"

"Che sono innamorato. Non voglio starti lontano, mi sento solo peggio. Ho bisogno di te, Alis." Era successo tutto così in fretta, che non riuscivo ad elaborare e riflettere. Come dovevo comportarmi? Cosa significava?

Mi sentivo a disagio nel non sapere come agire.

Lo guardai fisso negli occhi alla ricerca di un briciolo di distrazione, di complicità o qualsiasi cosa. Risentivo quelle strane sensazioni provate con lui fino ad arrivare al giorno in cui pensavo di essermi illusa, compiendo un gesto sbagliato: baciarlo. Mi fidavo, eppure qualcosa mi frenava.

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