La Ribellione di Susano'ō

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I figli di Izanagi si accollarono ciascuno l'incarico avuto dal padre loro, tranne Susano-ō, che rifiutò di governare l'oceano come gli era stato comandato e piuttosto cominciò a piangere e pestare i piedi. E a lungo pianse tanto che i mari e i fiumi si disseccarono e i monti divennero brulli.

Perciò Izanagi lo chiamò a sé e gli disse: ― Perché non governi il paese che ti fu affidato? Perché invece ti disperi e fai i capricci?

Io piango perché non desidero governare il mare! Piuttosto scendo anch'io nel Profondo, dove si trova nostra madre Izanami!
Se è così che la pensi, ebbene, non sei degno di governare l'oceano! Vattene, allora! Via dal consesso degli dèi!

E Susano-ō, cocciuto e orgoglioso, preferì accettare l'esilio piuttosto che adempiere ai suoi obblighi. Si preparò per partire, ma prima decise di andare sulla Pianura dell'Ampio Cielo per salutare la sorella Amaterasu. Afferrò spada e lancia e s'incamminò sul Ponte Fluttuante del Cielo.

Amaterasu lo sentì arrivare dal fracasso dei suoi passi e gli andò incontro alle soglie del firmamento. Il dio della tempesta e la dea del sole s'incontrarono sulle due opposte sponde del Fiume Via Lattea e Amaterasu investì Susano-ō:

Perché sei venuto quassù, fratello?
O augusta sorella, non ho accettato di governare l'oceano e per questo ho accettato l'esilio a cui nostro padre Izanagi mi ha condannato. Perciò sono salito col pensiero di salutarti prima di partire.
La tua è una scusa per sconvolgere il cielo come hai già sconvolto la terra! ― gridò Amaterasu e gli voltò le spalle lasciandolo lì alle porte del cielo.

Allora Susano-ō si adirò. Distrusse le risaie di Amaterasu, ne otturò i canali, fece grandi danni in cielo e in terra. Amaterasu, augustamente, lo ignorò. Allora Susano-ō penetrò nottetempo nella sala dove gli dèi si riunivano a banchetto e la insozzò con i propri escrementi.

Nonostante tali insolenze, Amaterasu mantenne la sua calma e il suo decoro.

Ciò fece irritare ancora di più Susano-ō, il quale catturò il Cavallo Pezzato del Cielo e lo scorticò contropelo, quindi salì sul tetto della casa dove lavorava la ricamatrice di Amaterasu, vi praticò un buco, e lasciò cadere la carcassa nel mezzo del salone principale. La ricamatrice si spaventò talmente che si trafisse con la spola al basso ventre e morì.

 La ricamatrice si spaventò talmente che si trafisse con la spola al basso ventre e morì

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