First

1.2K 57 361
                                    

~ 25 Novembre 1977 ~

Il sole era alto, i raggi luminosi e caldi entravano furiosamente nella stanza, la sveglia era appena suonata e il tutto era contornato dal leggero russare di Alice.

Era una mattina come tante che minacciava di essere la sempre e solita monotona giornata. Non si aspettava di certo che qualcuno facesse qualcosa di così assurdo da essere sulla bocca di tutti per giorni, anche perché quel primato era detenuto dai Malandrini, ma avrebbe tanto voluto che ci fossero state nuove notizie di cui parlare.

Neanche le feste che organizzava Sirius Black, una sera si e l'altra pure, erano capaci di smuovere una ventata d'aria fresca.

Tutto ormai sembrava seguire il solito ordine delle cose, tutto aveva perso quel quid che le potesse far credere che ci fosse qualcosa di nuovo nell'aria, tutto aveva perso colore. Seguiva sempre la stessa routine e lei stava cominciando a scocciarsi.

Le venne quasi da ridere nel ricordare di essere solo verso la fine di novembre, perché si rese conto che avrebbe dovuto trascorrere il resto dell'anno nella più totale ordinarietà.

Si alzò finalmente dal letto e dopo aver solleticato un piede ad Alice con una piuma, che teneva appositamente vicino al suo letto, si chiuse in bagno.

Sapeva che di lì a pochi minuti Alice avrebbe cominciato a fare le corse per prepararsi. Conosceva ogni più piccolo dettaglio delle sue mattinate ed era certa di poter affermare che avrebbe sentito battere il pugno tre volte contro la porta del bagno per incitarla a muoversi, quando poi la ritardataria era lei, e pregarla di farla entrare; sapeva che, dopo il suo assenso, avrebbe poi allagato il bagno mentre si faceva la doccia con tanto di lavata di denti; sapeva che avrebbe appellato l'accappatoio perché dimenticato esanime sul letto; sapeva che una volta uscita, Alice avrebbe aperto con uno scatto energico il baule rischiando quasi di romperlo e facendogli fare quel tipico movimento a boomerang, che consisteva prima nell'essere sbattuto contro il letto, poi avrebbe emesso quel piccolo rumore ma non troppo per darle l'impressione che i cardini si stessero staccando e infine sarebbe tornato indietro pronto a finirle sulla mano, che avrebbe accuratamente tolto, e avrebbe tirato fuori la divisa; sapeva poi che avrebbe cominciato a saltellare per tutto il dormitorio mentre cercava di infilarsi le calze e che avrebbe probabilmente sfilato; sapeva che avrebbe incastrato la zip della gonna più e più volte nella camicia ben stirata e che dopo essere uscita come una furia con la borsa alla mano, sarebbe rientrata per recuperare la cravatta, il maglioncino, ma soprattutto le scarpe.

Erano piccole ma tante le loro abitudini e Lily sapeva perfettamente cosa sarebbe successo ogni secondo della loro giornata, quasi come se fossero programmate. Erano anche quelle le cose che conferivano ormai ordinarietà ai suoi giorni e lei era certa di volerne vivere almeno uno diverso.

Sentiti i tre colpi sulla porta, Lily l'aprì e permise ad Alice di cominciare quel comico teatrino di cui la beava ormai da sette anni.

Lily si pettinò i capelli e, dopo averli scossi per cercare di dargli un po' di vita, prese lo spazzolino di Alice porgendolo verso la tenda del box doccia.

«Lily, potresti...»

Alice scostò la tenda facendo sbucare la testa e non appena vide lo spazzolino sorrise.

«Grazie.»

E così cominciò il piccolo concerto che sarebbe stato interrotto solo dalla rossa quando avrebbe annunciato che erano quasi le otto.

Lily si sporse verso lo specchio e prese dal suo beauty un lucidalabbra alla fragola, era il suo preferito perché il profumo delle fragole le ricordava le piccole crostatine che le preparava la mamma con la confettura del medesimo frutto.

Letters to LilyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora