Ninth

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~ 19 Gennaio 1978 ~

Quando quella mattina la sveglia era suonata dichiarando l'inizio di una nuova giornata, Lily le aveva lanciato contro il cuscino e si era girata dall'altro lato.

Era quasi un abitudine per le ragazze della terza stanza a sinistra che Lily si alzasse e occupasse per prima il bagno. Lei odiava essere in ritardo mentre le altre odiavano alzarsi presto. Era un equilibrio che andava avanti da sette anni e di cui era impossibile poter dubitare.

Non avevano però tenuto conto che prima o poi anche Lily desiderasse non alzarsi dal letto e restare in panciolle sotto le calde coperte. Non avevano dunque considerato che potesse succedere proprio quel giorno.

Così aveva spento la sveglia e aveva ripreso a dormire.

Solo con i quattro forti pugni battuti contro la porta le altre si svegliarono, una si alzò e si imbatté in quella verità che le fece scappare un gridolino di rabbia.

Tutte si cominciarono a preparare velocemente e Alice nel panico più totale, credendo che la sua amica si fosse sentita male, perché non riusciva a trovare una spiegazione plausibile per cui non si fosse alzata, si avvicinò a lei per accertarsi che fosse viva.

Quando ebbe la conferma che respirasse ancora si andò a chiudere in bagno, seguita dai dissensi delle altre due.

Dopo che si furono preparate velocemente fuggendo poi dal dormitorio, Lily aprì gli occhi, si stiracchiò e si andò a fare una doccia rilassante.

Romeo le aveva scritto che ogni tanto era necessario che smettesse di pensare, che staccasse la spina e si prendesse una giornata se avesse voluto, ed era esattamente quello che voleva fare: riposare.

Le sue giornate per quanto fiacche e monotone, erano sempre accelerate, correva da una parte all'altra del castello per seguire tutte le lezioni e ogni momento libero cercava di dedicarlo allo studio. Eppure come le aveva fatto notare lui, nessuno la inseguiva obbligandola in qualcosa che non voleva, se desiderava dormire, poteva farlo, e se invece avesse voluto passare la giornata in giardino, andava bene comunque.

Era padrona della sua vita e a modo suo Romeo glielo aveva ricordato.

Poteva decidere cosa fare, quando, come e perché senza dare conto a nessuno, o meglio, non proprio nessuno, Alice l'avrebbe assecondata.

Così dopo aver indossato la divisa e annodato la cravatta, uscì dalla Sala Comune sotto lo sguardo vigile della Signora Grassa che la fissava con un'espressione curiosa cercando di capire perché lei non fosse a lezione.

Effettivamente avrebbe dovuto ricordarsi che non poteva saltare liberamente le lezioni e sperò anche che Alice trovasse una motivazione più che valida per la sua assenza, ma in ogni caso non avrebbe dovuto farsi beccare tra i corridoi come se si fosse trovata in un museo a guardare dipinti. No, lei doveva stare in classe e ogni scusa fornita dalla sua amica avrebbe perso di veridicità se fosse stata scoperta.

Camminò velocemente nei corridoi, scese allo stesso modo le scale cercando di fare meno rumore possibile, e quando vide quello che l'avrebbe portata nelle cucine pensò di avercela fatta. Nessuno l'aveva vista e nessuno l'avrebbe scoperta. Ce l'aveva fatta e Alice sarebbe stata fiera di lei.

Il suo traguardo era sempre più vicino e sentì un orgoglio montarle nel petto, per la prima volta faceva uno strappo alle regole e nessuno se ne accorgeva.

Purtroppo però non aveva tenuto conto che il primo posto di salto delle lezioni era detenuto niente di meno che dal mitico Capitano della squadra: James Potter.

Letters to LilyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora