21|Il giorno in cui la persi...

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Ero felice.
Davvero, non sto scherzando! Io, una ragazzina con migliaia di problemi, ero veramente felice.
E sapete perché? Perché avevo Eleonora al mio fianco, l'unica che riusciva a portare un po' di gioia nella mia scombinata vita.

Vedere il suo sorriso appena sveglia, sentire la sua voce, essere abbracciata da lei... erano tutte cose che adoravo e che mi facevano stare bene.
Erano la mia dose quotidiana di serotonina.

Lei era la ragazza più dolce, gentile e premurosa al mondo e avrei fatto di tutto per proteggerla e mantenere viva la sua felicità che distribuiva volentieri a chiunque ne avesse bisogno.

Lei era il mio girasole, il mio mondo, la mia migliore amica... ma adesso vi racconto come andarono le cose quel maledetto giorno.

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«Buongiorno!» mi gridò Eleonora nelle orecchie facendomi saltare dal letto.

Mentre mi massaggiavo la schiena dolorante riuscivo a sentire le sue risate e ne venni contagiata.

«Scusa!» disse tra una risata e l'altra aiutandomi a rialzarmi. «Non ho saputo resistere»
«Tranquilla, ho avuto risvegli di gran lunga peggiori»

Dopo essermi vestita al volo salutai i guardiani ricoverati. Eleonora, con i suoi modi esuberanti, riuscì a strappare un sorriso ad ognuno di loro.
Era incredibile il modo in cui riusciva ad essere felice nonostante tutto.

Shirley le aveva sparato, lei era stata ricoverata al campo ed era appena venuta a conoscenza del Mondo Nascosto diventando così un bersaglio facile per ogni Creatura della Notte.
Eppure era lì, a sorridere spensierata nonostante tutto quel che aveva passato.

Quella era la più grande dimostrazione di forza interiore.

Iniziai a pensare che forse lei sarebbe stata molto meglio di me come prescelta.
Era forte, abile, intelligente... perché Michele non aveva scelto lei?
Cosa avevo io in più di una persona così fantastica?
Nulla. Assolutamente nulla. Eppure eccomi qua.

Uscimmo dal tendone, lei col sorriso, io col broncio.

Eleonora si fermò all'improvviso in mezzo alla stradina ciottolata dove ogni tanto si vedevano passare dei guardiani che ci ignoravano completamente e mi prese per le spalle.

«Ehi, tutto bene?» mi chiese preoccupata. Le bastava uno sguardo, uno solo, per riuscire a comprendermi a fondo.
«Sì» mentii.
«Non dirmi bugie. "Friends don't lie", ricordi?»
Sorrisi alla citazione di Stranger Things, una serie tv che piaceva ad entrambe. «È solo che... mi sento inadatta a questo tipo di vita. Non la sento mia, capisci? Io non la voglio»

Senza lasciarmi il tempo di aggiungere nulla, mi strinse in un caloroso abbraccio pieno di affetto e compassione.
Sapeva cosa significasse essere una prescelta, glielo avevo rivelato la sera prima dopo il falò ed era rimasta così scioccata che non mi aveva parlato per tutta la serata, nemmeno per darmi la buonanotte.

Di solito i prescelti morivano giovani, senza neanche poter avere figli o dire addio alle loro famiglie o agli amici.

E tutto questo solo perché delle stupide entità sfruttavano noi prescelti come se fossimo delle marionette da mandare tranquillamente al massacro.

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