"Dove sono?" avrei voluto dire, ma dalla mia bocca non usciva alcun suono.
Iniziai a guardarmi intorno. La mia vista era leggermente sfocata ai bordi, segno che ero in un sogno, ma riuscivo comunque a distinguere il marmo nero del pavimento dalla pietra scura delle pareti tappezzate di stendardi rossi.
Poi vidi un enorme trono nero, vuoto.Dei grossi spuntoni neri partivano dalla base del seggio e si diramavano per un paio di metri coprendo parte del muro ma senza arrivare alle grosse vetrate rosse raffiguranti una scena, o meglio la Scena con la S maiuscola.
Due eserciti, uno da una parte e uno dall'altra, con le armi sguainate e le espressioni furiose.
E in mezzo alle vetrate, nella parte di pietra poco più sopra degli spuntoni, c'era una lapide gigantesca con sopra una profezia.Tintinna il metallo spezzato,
ride il mostro dalla prigione liberato.
Sette eroi il mondo dovranno salvare
o tra le tenebre lo vedranno sprofondare,
ma nulla può essere fatto
senza l'altra metà del ragazzo dal cuore rotto.
Scala la torre, scalala in fretta,
trova la metà e il fiore che le spetta.
Diffida dell'oro perché si tingerà di rosso
appena un suono partirà dal curvo osso.
E se la vittoria della Grande Guerra otterrai, non dimenticare
che la morte ha un compito da rispettare.Milioni di punti interrogativi si affollarono nella mia testa.
Ragazzo dal cuore rotto? Fiore? Oro che diventava rosso? Torre da scalare?
Tutto quello sembrava non avere il minimo senso, ma credo che lo acquisterà in futuro, quando inizierò a combattere veramente.Una nube di fumo nero ricoprì la zona attorno al trono. Appena si diradò vidi un giovane uomo, avrà avuto al massimo vent'anni, che camminava per la sala.
Aveva indosso un abito regale e sopra le spalle teneva un lungo e pesante mantello nero che seguiva i suoi movimenti rapidi e nervosi.
Guardai meglio e notai una lunga cicatrice dividergli verticalmente un occhio dall'iride bianca come quella di un cieco, ma a differenza di chiunque altro non voleva coprirselo. Era come un trofeo, un simbolo della sua vittoria sofferta contro i nemici. Si sentiva in grado di poter fare tutto.Aveva perso tutti gli altri prescelti infernali, ma non gli interessava. Presto avrebbe attaccato la Città Aurea grazie al suo esercito di mostri e di Creature della Notte eternamente fedeli a lui.
Riusciva già a prefigurarsi la sconfitta dei suoi nemici: lui avrebbe ammirato la devastazione dal punto più alto della città, e si sarebbe fatto beffa di tutti coloro che avevano provato a fermarlo fino a quel momento.Un servitore entrò di corsa nella stanza, rovinando le fantasie dell'Infernale.
Con quella tunica nera sembrava la versione dark di un monaco benedettino.«Mio signore, il guardiano dell'Albero Dorato è alle porte del palazzo e pretende di battersi contro di voi» disse inginocchiandosi profondamente di fronte al suo signore.
Il re guardò il servitore con aria annoiata. «Portatelo al mio cospetto»
«Non ce ne sarà bisogno» disse una voce dal fondo della stanza. «Sono venuto io di mia spontanea volontà e ti ridurrò a pezzi come tu hai fatto con tutte le persone che amavo»
Un uomo vestito con nient'altro che degli stracci luridi stava in piedi di fronte al re. I suoi occhi scuri erano animati da una forza guerriera così impressionante che mi fecero paura.
Contrariamente all'aspetto da senzatetto, la sua postura e il suo sguardo fiero e minaccioso mostravano come lui, prima di essere catturato dai nemici, fosse stato un guardiano potente, uno dei migliori.
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I Grandi 7
Fantasy•Secondo volume della serie Le cronache dei Prescelti Celestiali• «Giulia, lui ti vuole morta» sibilò Shirley. Feci spallucce stiracchiando un sorriso. «Allora può prendere un numerino e mettersi in fila» La vita da prescelta non è affatto come se...