37|Che ci fa lei qui?!

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Era una serata tranquilla al Campo. Il sole stava tramontando e le voci dei guardiani si erano attutite.
Erano quasi tutti nella mensa a mangiare. I restanti o si erano rifugiati nei loro dormitori o, i più determinati, si stavano continuando ad allenare.

Dalla Domus invece giungevano le voci di Gregorio e Fred che stavano discutendo animatamente a causa di Shirley, rompendo la quiete e spaventando i guardiani più piccoli che si avvicinavano alla villetta.

Per pietà vostra vi risparmierò gli insulti che si tirarono quel giorno.

Alla fine della discussione Fred se ne andò via in silenzio, con la testa china verso il basso e una mano stretta sopra il cuore.

Non so se aveva capito la situazione o si era ostinato a pensarla a modo suo, ma dopo quella volta non osò più dire nulla sulla natura di Shirley.

Gregorio, invece, era rimasto seduto alla scrivania del suo studio, con la testa fra le mani. Athariel gli stava di fianco, appoggiato alla libreria con le possenti braccia conserte.

«Secondo te sbaglio a fidarmi di quella ragazzina?» chiese Gregorio, rimanendo nella sua posizione.

Il guerriero si tolse l'elmo dorato e lo appoggiò su una sedia, sistemandosi i capelli corvini che aveva legato in un piccolo cipollotto. Per tagliarli doveva andare nella Città Aurea ma non era pronto a incontrare di nuovo Gadreel. La vista di lui gli rivoltava lo stomaco.

«Mettila alla prova, è l'unico modo che hai per confermare i tuoi dubbi»
Il mago sospirò togliendosi i piccoli occhiali tondi con la montatura di ottone. «Allora vuol dire che la terrò d'occhio, almeno finché non sarò certo della sua innocenza. Mi fido di Drake e del suo buonsenso, se ha portato qui quella ragazza avrà avuto le sue ragioni, ma la previdenza non è mai troppa»

Athariel si affacciò alla finestra dello studio scrutando la mia figura minuta vicino alla riva.
Capire cosa avesse in mente era impossibile. Mi odiava? Mi voleva bene? Mi considerava qualcuno o ero solo una tra tanti?
Non potevo saperlo perché lui non voleva che lo sapessi. Cercava di tenermi nascosto qualcosa, di proteggermi da qualche verità che avrebbe compromesso i miei allenamenti.

Ma ora che so la verità non posso fare a meno di chiedermi se sarebbe stato tutto più semplice se lui mi avesse rivelato ogni cosa da subito.

Forse non poteva. Forse era stato obbligato a tenere la bocca chiusa. Sta di fatto che sia io che lui avremmo sofferto di meno se lui avesse smesso anche solo per un giorno di essere freddo con me, come se gli avessi fatto il peggiore dei torti.

«E tu? Quando la smetterai di trattare male quella povera ragazzina?» Gregorio centrò in pieno i pensieri del guerriero.

«Non so di cosa tu stia parlando. Non la sto trattando male, è l'atteggiamento che ho verso ogni mio allievo. So di essere severo, loro se ne faranno una ragione o possono anche andarsene»

Gregorio sospirò sentendosi costretto a toccare una vecchia ferita dell'amico. «Non puoi scaricare le sue colpe su di lei. È una ragazzina come tante altre, ha un cuore come tutti noi ed è fin troppo sensibile per ricevere le tue sgridate ogni volta. Hai idea di quante volte abbia dovuto consolarla per colpa tua?»

«Se ti scoccia non farlo, no?» rispose burbero il guerriero.

«Athariel, sai cosa intendo. La stai distruggendo emotivamente. Le fai del male»

«E allora? Un prescelto deve imparare a sopportare il dolore, io glielo sto insegnando»

Il mago si rimise gli occhiali e fece scorrere un dito sui libri antichi che possedeva. «Capisco il tuo dolore, Athariel, ma non è lo stesso una scusa che puoi usare quando ti pare e piace. Ma parlare con te è come parlare con un muro, giusto? Il discorso finisce qui. Ora lasciami da solo nel mio studio»

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