25|Isabelle e la boccetta di sangue

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Ansia.
In quel momento Isabelle era proprio in preda all'ansia.
Continuava a mordicchiare la sua matita ormai del tutto rovinata assaporandone il gusto del legno.
In classe si sentiva solo il suono dello scartocciare dei fogli delle verifiche e di tanto in tanto, nei banchi in fondo, si udivano dei suggerimenti sussurrati.
Il professore passava per i banchi con le braccia dietro la schiena e uno sguardo severo, come un generale che osserva il lavoro dei suoi soldati. Isabelle rilesse il testo del problema alla ricerca di qualche informazione in più per risolverlo.

"Calcola la densità di una sfera avente raggio 6cm e una massa di 30g" lesse a mente.

Doveva prima trovare il volume della sfera utilizzando il raggio e la formula per ricavarla, poi dividere la massa per il volume facendo attenzione all'unità di misura che fosse corretta.

Iniziò a scribacchiare velocemente i suoi calcoli mentre sentiva il professore passarle accanto e non degnarla nemmeno di uno sguardo. Ottimo. Quando si fermavano voleva dire solo una cosa: "hai fatto un disastro e non ho idea di come tu possa riuscire a prendere la sufficienza."

Finito l'esercizio si voltò verso l'unica persona che aveva la mano alzata: Rachel, l'unica amica che aveva in classe.
«Ho finito»

Tutti si voltarono verso di lei e la guardarono come se fosse pazza. Erano passati solo quindici minuti dall'inizio del tempo e gli esercizi erano una ventina!
«È sicura della sua decisione, signorina Hunter?» chiese il prof alzando un sopracciglio mentre ispezionava velocemente il foglio della ragazza.
«Sono sicurissima» rispose lei con prontezza.

Isabelle sorrise leggermente. Rachel era un genio a scuola in ogni materia. La sua media era impeccabile, persino i voti di educazione fisica lo erano! Era la migliore studentessa tra i primini, dopo veniva Isabelle.
L'Accademia aveva avuto un impatto positivo sulla preparazione dei suoi studenti, ma questo Isabelle non poteva dirlo a nessuno. Quella scuola era un segreto, nessuno lo doveva sapere o si sarebbe sparse troppe voci e i poveri studenti che ne avevano fatto parte sarebbero stati rintracciati e sommersi di domande. Ormai era finita, non aveva senso continuare a riviverla attraverso i ricordi dolorosi di un posto deprimente e rigido. Le uniche cose di cui voleva ricordarsi erano i bei momenti passati col suo gruppo.

Rachel rivolse all'amica uno sguardo soddisfatto e si mise a leggere un libro chiamato Tutto quel che serve è in un Mondo Nascosto.
Isabelle sussultò lievemente nel leggerlo. E se all'interno ci fosse tutta la verità sul Mondo Nascosto? Chissà cosa avrebbe pensato Rachel dei vampiri. Chissà cosa avrebbe pensato di lei.

La sua testa iniziò a pulsare forte. L'ansia la stordiva e se veniva mescolata alla paura il suo corpo iniziava a debilitarsi fino a che non avrebbe raggiunto uno stato di quiete.
Ma poteva trovarlo solamente nel sonno, svenendo, e quello non era affatto un buon momento per svenire.

Finì velocemente la sua verifica, tanto non le mancava molto, e alzò la mano stupendo un'altra volta il professore di fisica. «Ho finito. Posso andare un attimo a sciacquarmi la faccia?»
«Va bene ma fai in fretta»

Isabelle gettò una rapida occhiata al suo telefono che stava spento insieme a quello degli altri sopra la cattedra. Avrebbe voluto chiamare sua madre o suo padre per trovare un po' di conforto, per calmarsi. Però era obbligata a lasciarlo lì fino allo scadere del termine previsto per la verifica.
Uscì dalla classe a passo svelto, abbassando lo sguardo per non incontrare quello dei suoi compagni che la fissavano invidiosi.

Lei non era come Rachel, non riusciva ad ignorare quelle occhiatacce come faceva lei e soprattutto non aveva la sua stessa sicurezza. Nonostante fosse stata costantemente pressata all'Accademia, non era mai riuscita ad abituarsi all'ansia.
L'unico che riusciva a tranquillizzarla era il piccolo Martin, che con la sua spensieratezza la faceva rilassare e sentire bene con se stessa.
Sì, Martin era davvero fantastico, vorrei che anche voi lo aveste conosciuto dal vivo perché ciò che ho scritto non rende bene ciò che il ragazzo era stato veramente per me, per Isabelle e per tutto il gruppo 7.

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