11. Inferno

704 76 4
                                    

Una delle tante cosa che Jimin ha notato in quelle settimane, una delle cose che lo tiene sveglio di notte mentre ripensa alla sua giornata, sono i segni sui polsi del mago. Sa perfettamente perché sono lì, cosa li ha provocati, e che probabilmente continueranno a macchiare la candida pelle del verde per il resto della sua vita.

E se nei primi tempi lo lasciavano indifferente, perché come ogni bestia Yoongi doveva essere contenuto. Negli ultimi giorni non riesce a toglierseli dalla mente. Quei segni neri, lasciati dalle catene, sembrano dolorosi, ed il mago sembra così abituato a loro che non ci fa nemmeno più caso, ma è impossibile che non lo feriscono, che non gli provochino continuo dolore e, soprattutto, che le catene ogni giorno strette intorno alle sue ferite non peggiorino la situazione.

È davvero questo il modo in cui suo padre tratta i carcerati? Non che a Jimin importino le condizioni del mago, in fin dei conti, non è altro che una creatura infima, ma tutti gli altri, qualunque sia la loro colpa, non meritano un trattamento simile. Ed il castano non riesce in alcun modo a togliersi dalla mente quell'immagine, come se ogni singolo uomo chiuso nelle loro segrete ricevesse la stessa punizione del mago.

Non sa nemmeno perché abbia iniziato a pensarci solo ora, perché sia improvvisamente diventato così tollerante con i criminali rinchiusi, ma non vuole pensarci. Tutto ciò che sa è che non può fare nulla per cambiare questa situazione, e la cosa non gli permette di dormire la notte.

Le occhiaie sotto i suoi occhi diventano ogni giorno più scure, ed i suoi allenamenti sempre più faticosi, come se avesse perso ogni suo talento nel giro di qualche settimana.

Il suo, per quanto non gli piaccia ammetterlo, è diventato quasi un pensiero ossessivo, perchè mentre lui banchetta con suo padre, gli uomini nelle loro celle soffrono dalla fame, mentre lui dorme nelle sue soffici lenzuola di sete, loro chiudono gli occhi su delle scomode assi di legno o, peggio ancora, sul freddo pavimento. Mentre Jimin chiacchiera con le dame a seguito dei suoi allenamenti, loro vengono costantemente feriti dalle loro catene. E più ci pensa, più si sente impazzire.

Dovrebbe forse andare dal medico di corte, chiedergli delle bevande che gli permettano di addormentarsi più semplicemente? No, perchè non risolverebbe nulla, il suo è un pensiero costante, ogni singola azione che compie, gli ricorda come centinaia di persone siano costrette in una minuscola stanza a non fare nulla se non rimanere imprigionate.

E così, è ormai arrivato ad un punto di disperazione, non sa come risolvere il suo problema, e più che un principe, sembra ormai un'ombra che gira nel castello e compie le sue mansioni senza alcun tipo di convinzione.

Proprio come in questo momento, è appena entrato nella stanza del mago, sta salendo le scale con una lentezza disarmante, e sta cercando di ignorare il fatto che ha lasciato la camera durante le sue tre ore di servizio. Se suo padre dovesse scoprirlo, il castano non sa come reagirebbe, sarebbe probabilmente deluso dall'immaturità di suo figlio che, nonostante l'enorme fiducia che il padre ha riposto in lui, ha comunque deciso di tornare nelle sue stanze durante quelle ore, provando a recuperare un po' del sonno perso quella notte.

Sa perfettamente di aver rischiato, di aver fatto qualcosa a cui non avrebbe mai dovuto pensare, ma sa anche che il mago non può sapere se lui si trovi al piano di sotto o in un'altra stanza, e una volta tolte le catene, Jimin può fare ciò che preferisce, il mago è comunque chiuso nella sua cella.

Peccato che, quando raggiunge la fine delle scale, si rende conto di un singolo fatto, le sbarre che lo hanno sempre separato da Yoongi, sono aperte, ed il verde è seduto lì, nel mezzo della stanza, tra le mani uno strano intruglio a cui il castano non è nemmeno lontanamente interessato, e sul suo volto un'espressione corrucciata.

"Yoongi?"

Il verde si volta immediatamente verso di lui, rivolgendogli un leggero cenno con la testa senza alzarsi dal pavimento.

Jimin non può credere che Yoongi non si sia mosso, che abbia avuto la possibilità di scappare con così tanta semplicità e sia comunque rimasto lì, a fare qualunque cosa stia facendo per curare la malattia. Che forse il castano stia sognando? Che tutte le ore di sonno arretrate lo abbiano portato ad avere delle allucinazioni così reali?

"Siete tornato. Immagino siano terminate le tre ore."

Il castano si avvicina lentamente a lui, come se stesse aspettando che lo attacchi da un momento all'altro, ma nulla succede. Jimin rimane immobile, di fronte a lui, a fissarlo dall'alto.

"Perchè sei ancora qui?"

Il verde ridacchia, ironicamente, ma Jimin è fin troppo stanco per notarlo.

"Dove dovrei essere altrimenti?"

Questa è tutta la spiegazione che Jimin ottiene, e più ci pensa, più non riesce a comprendere. Che il mago sia forse finamente impazzito? Che sia arrivato ad un punto tale di follia dal preferite la prigionia ad una vita libera ma in povertà?

E a quel punto, Jimin sente la rabbia riempirgli il petto, perché ha fallito miseramente, ha lasciato il mago da solo in quelle stanza, ha dimenticato di chiudere le sue sbarre, e se Yoongi non fosse pazzo, adesso sarebbe libero, ed il castano avrebbe deluso suo padre.

"Potresti essere scappato! Come puoi essere ancora qui!? Sei forse pazzo?"

"Sua Altezza, se pensa davvero che la mia sia follia, si sbaglia. Ho già provato a scappare una volta, non ho intenzione di farlo una seconda. La prima mi ha fatto guadagnare questi..."

Il verde alza i polsi mostrando i segni neri sulla sua pelle, ed il fiato di Jimin si strozza nella sua gola. È a causa di quei segni se si trovano lì, è a causa di quei segni se la cella è rimasta aperta, è a causa di quei segni se il principe non riesce a dormire da settimane. Perché Jimin non pensa a tutti i suoi carcerati, no, Jimin pensa ad uno solo. E quella realizzazione lo colpisce come una pugnalata al petto, perché non è improvvisamente diventato più sensibile, non si è improvvisamente interessato alla vita degli uomini nelle sue segrete, no, lui si è solo preoccupato per un suo vecchio amico. Un amico che in questo momento gli sta mostrando i segni viola causati da lui e da suo padre senza una reale ragione, perchè Yoongi non è una creatura, non è cattivo, non è infimo, è solo nato ciò che è. E questa non può essere una colpa.

"... Non voglio nemmeno immaginare che cosa mi succederebbe se ci riprovassi."

Jimin improvvisamente non sa cosa rispondere, ha seriamente passato tutto questo tempo a struggersi per Yoongi? Seriamente gli interessa così tanto?

A questo punto, non può nemmeno più negarlo. E la rabbia, diventa paura, perché sta tornando ad essere come quel bambino ingenuo che si era legato ad un'amicizia impossibile. Un'amicizia che ormai non può più essere portata avanti.

O forse sì, perchè Yoongi è il contrario di ciò che suo padre aveva raccontato della sua specie. Non è orribile, non lo ha mai trattato male, non ha nemmeno provato a scappare.

"Hai più paura di mio padre che di vivere per il resto della tua vita qui?"

Quella domanda esce dalle labbra di Jimin senza il suo consenso, prima che possa davvero decidere se voglia davvero una risposta.

"Se fossi scappato se la sarebbero presa con voi."

E quella frase, detta da uno Yoongi che non sta nemmeno provando a guardarlo negli occhi, gli ricorda che il verde, a sua differenza, lo ha considerato un suo amico per tutto quel tempo. Ha messo Jimin prima di sè stesso, ha preferito rimanere lì, seduto su quel pavimento, invece di provare ad allontanarsi da quello che era sempre stato il suo inferno personale.

Ancora una volta, Jimin non sa cosa dire, ma viene salvato dal suono della porta che si apre e dalla voce di Wonho che lo richiama. Mette le catene intorno ai polsi del verde cercando di ignorare i suoi segni, e poi, scende velocemente le scale.

Bread - YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora