38. Morale

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Sono passati tre giorni dall'attacco subito da Yoongi e Wonho e, fino ad ora, il mago è rimasto a letto, completamente spento da quelle che erano state due coltellate non mortali, ma decisamente pericolose.

Jimin aveva passato un intero pomeriggio completamente fuori di sè, a fare avanti e indietro davanti alla porta che ospitava il moro e due medici che, al tempo, stavano disperatamente provando a richiudere le sue ferite. Il principe si era immaginato tutti gli scenari peggiori, si era immaginato di continuare la sua vita senza Yoongi, di andare a letto la sera sapendo che non avrebbe mai più rivisto quel viso che tanto amava e, mentre quei pensieri gli affollavano la mente, aveva avuto una realizzazione: aveva costretto il mago a passare la sua intera vita in gabbia, senza mai trovare nè libertà nè felicità e, persino quando i suoi ultimi giorni sarebbero potuti essere migliori, lo aveva forzato in un patto che non avrebbe mai stretto se non fosse stato per la sua intromissione.

E una volta avuto quel pensiero, si era dovuto catapultare nelle sue stanza, dove non aveva potuto fare a meno di vomitare, preso dall'ansia, dalla paura ma soprattutto dal disgusto per sè stesso. Perché era stato meschino e senza cuore. Ancora una volta, aveva capito perchè Yoongi lo evitasse con così tanta cura. Ciò che aveva fatto era stato imperdonabile, e Jimin avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare, questo, se il mago fosse sopravvissuto.

La notte era stata terribile, il castano non aveva chiuso occhio nemmeno per un istante, non riuscendo a dimenticare che l'ultimo sguardo rivoltogli dall'amore della sua vita era stato uno di pieno odio.

E poi, la mattina era arrivata, e Jimin si era precipitato di nuovo di fronte alle stanze di Yoongi, per chiedere della salute del mago, sperando che, dato il fatto che nessuno gli aveva dato la notizia quella notte, il mago fosse ancora vivo.

Di fronte alla piccola porta di legno c'era ancora Wonho, nello stesso punto in cui lo aveva lasciato la sera prima, quando era fuggito per non far vedere quali conseguenze fisiche avesse avuto la preoccupazione, che non avrebbe nemmeno dovuto provare nei riguardi del mago, su di lui. 

La guardia non si era inchinata come al suo solito, aveva solo sollevato lo sguardo verso il principe, afferrando il suo polso con delicatezza, come non aveva mai osato fare prima.

"Si è messo di fronte a me, non volevano accoltellare lui."

Quella notizia non aveva sorpreso particolarmente Jimin, ma questo non lo aveva fermato dal pensare che ci sarebbe dovuto essere Wonho in quella stanza, non il suo Yoongi.

Si era scostato immediatamente da quel contatto indesiderato, cercando di tenere la testa il più in alto possibile, per dimostrare che quella notizia, e tutta quella situazione, non aveva avuto alcun effetto su di lui.

"Non mi interessa Wonho."

La guardia aveva sbuffato leggermente, una sorta di mezza risata, senza alcuna ironia però.

"Vi ho osservato, sapete? Ho notato con quanta gentilezza lo toccate ed ho notato come lo guardate. Capire ciò che mi circonda è parte del mio lavoro in fin dei conti. Inizialmente pensavo vi avesse stregato, ma mi sbagliavo a quanto pare, ieri ho visto in lui ciò che vedete voi. Ho capito."

Quelle parole avevano allarmato il castano e, allo stesso tempo, lo avevano calmato, perché c'era stato finalmente qualcuno che aveva visto il vero Yoongi, non la bestia magica, come suo padre, non il mago, come Hoseok, ma Yoongi, il semplice e meraviglioso Yoongi.

"Sai come sta?"

"È uscito uno dei medici poco fa, sta bene, sopravviverà, perlomeno questo pensano. Dovrà riposare a lungo prima di poter tornare a lavoro, per fortuna proprio ieri mi aveva detto che la pozione è praticamente pronta."

Il sollievo che Jimin aveva sentito era stato unico, come non era mai successo prima. Yoongi stava bene, il suo Yoongi stava bene. Tutto sarebbe andato bene. Si era poggiato al muro, come se ora che aveva saputo che il mago stava bene, tutta la stanchezza dei giorni precedenti fosse tornata più forte di prima.

Ed ora, due giorni dopo da quel momento, Jimin non sa cosa dire, gli eventi sono quasi ironici, e più passa il tempo, più il principe non sa cosa dire.

Wonho è sempre con Yoongi, non per sorvegliarlo, non per rivolgergli i suoi soliti sguardi di odio, ma per controllarlo, per ringraziarlo di averlo salvato, per prendersi cura di lui. Ed il mago accetta ogni sua attenzione, a volte li sente parlare nella stanza in cui non ha ancora avuto il coraggio di entrare, li sente ridere insieme, come se non avessero un passato da guardia e carcerato. Ma in fin dei conti anche il principe e Yoongi erano così, non può di certo biasimare il mago per per aver perdonato anche Wonho.

Eppure è geloso, perchè la guardia entra in quella stanza senza alcuna preoccupazione, come fosse sua abitudine, mentre Jimin rimane davanti a quella porta nei momenti in cui dovrebbe esser di guardia lui, aspettando che cosa non lo sa.

Il resto del tempo lo passa a pensare al mago, accompagnato da Minso che, anche se in piccola parte, riesce a tirargli sù il morale. La ragazza è sempre gentile, incredibilmente simpatica, gli ricorda un po' Hoseok, è sempre allegra come lui. Ed ora che è senza il suo migliore amico, in un momento così difficile, ha davvero bisogno di un contenitore umano di energia.

"Jimin! Come state oggi?"

Il principe sorride leggermente alla ragazza, prendendola sotto braccio ed iniziando a camminare per i lunghi corridoi del palazzo.

"Bene, voi?"

"Molto bene! Ho visto uno dei servitori di vostro padre, è incredibilmente bello."

Ecco cosa lo fa impazzire della ragazza, non ha peli sulla lingua, non si imbarazza nel dirgli nulla. E Jimin ha davvero bisogno di qualcuno che per qualche minuto non lo tratti come un principe.

"Vi prego, non ditemi che parlate di Jungkook."

La ragazza ride, allegramente, come fosse una bambina, ed il cuore di Jimin si risolleva un po', perché gli ricorda così tanto la risata del suo Yoongi, la risata che gli manca più di ogni altra cosa al mondo.

"Parlo proprio di lui, è così alto e bello!"

Il principe non può fare a meno di ridere, scuotendo leggermente la testa e stringendo un po' di più il braccio della ragazza con il suo.

E una volta finite le risate, la ragazza si fa improvvisamente seria, e Jimin si chiede cosa stia succedendo, questo, finché non la sente parlare.

"Sapete, non ci conosciamo molto, ma sembrare sempre triste e stanco. Qualunque sia il motivo, dovrete provare a risolvere il problema."

Quelle semplici parole sembrano avere più effetto di ogni discorso motivazionale prodotto dalla sua mente durante la notte, perché decide che al suo prossimo turno di guardia, entrerà nella stanza del mago.

Bread - YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora