Capitolo 4

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- Fino all'alba -

Il tempo, a detta di Keith, sembrava aver smesso di scorrere dall'inizio dell'epidemia. Il sole e la luna continuavano a sorgere e tramontare, e questo forse metteva ancora più angoscia. La notte era il momento peggiore, perché spesso trascorreva quelle ore a contemplare il cielo stellato, cosa che non faceva bene alla sua salute mentale. Pensava e pensava, ad una cosa dopo l'altra, ma ogni ragionamento che provava a fare, alla fine, lo portava sempre a lui...

"Lance." Sussurrò entrando in salotto, trovandolo seduto sulla poltrona.

Il ragazzo sollevò lo sguardo scocciato sulla sua figura. Ma che cazzo vuole?
Pensò, perché effettivamente non si aspettava di vederlo lì a quell'ora, nel cuore della notte. Voleva parlargli? Be', non era il momento adatto.
"Che c'è, Keith? Sono le tre del mattino, hai scelto il momento peggiore per venire a rompere le palle."

"Ti ho disturbato? Non mi sembrava che stessi dormendo." Attraversò tutto il salotto e si diresse verso la cucina. Lance sollevò un sopracciglio, confuso.

"Ci stavo provando. Tu.. che cosa hai intenzione di fare?" Lo guardava da lontano, restando comodamente seduto sulla poltrona, mentre il maggiore frugava dentro il mobile in legno, in cerca di qualcosa. Non ricevette risposta, finché non vide Keith avvicinarsi nuovamente e appoggiarsi con la spalla alla parete. In mano teneva una bottiglia di Jack Daniel's molto invitante.

Sollevò leggermente il braccio, mostrando il liquore al compagno.
"Ti va?" Allungò un sorrisetto piegando leggermente la testa di lato, i suoi occhi che dicevano 'non puoi rifiutare'.
Lance, che per orgoglio cercava di trattenere un sorriso, cedette a quella tentazione e gli fece segno con la testa di avvicinarsi. Fra le due belle poltrone in pelle, vi era un tavolino di legno, sul quale Keith poggiò la bottiglia con un gesto poco aggraziato. Lance supponeva che quello fosse il suo modo per porgergli delle scuse, e decise di accettarle di buon grado.
"A te l'onore." Keith si sedette finalmente, e Lance capì che non gli avrebbe tolto lo sguardo di dosso finché non l'avesse visto scolarsi quella maledetta bottiglia di whiskey.

E così fece. Approfittò del momento per godersi la dolce sensazione del liquido caldo che gli bruciava lungo la gola, mentre scendeva dentro al suo corpo.
Le sue labbra lasciarono l'anello in cima alla bottiglia e i suoi occhi tornarono ad incrociare quelli dell'amico. Passò il dorso della mano sulla propria bocca.
"Quindi vuoi farti una bevuta?" Osservò l'etichetta del liquore. "Dove l'hai trovata questa? Non sapevo avessimo dell'alcol."

"L'ho vista qualche giorno fa nella credenza." Si allungò con il busto per poi strappargliela di mano. "Ma a berla da solo non ci trovavo gusto."

A Lance scappò una lieve risata, mentre scuoteva il capo osservando il tappeto.
"E hai deciso di condividerla proprio con me?" Allungò una gamba dando un piccolo calcio sul piede del ragazzo. "Allora scommetto che quella roba è avvelenata."

"Non la starei bevendo anch'io, se fosse così." Fece spallucce e bevve un lungo sorso.

Lance era completamente stravaccato sulla poltrona, le sue gambe allungate nella direzione del corvino, e gli occhi adesso rivolti al camino spento.
"Quindi domani si parte?" Sospirò osservando ogni piccolo oggetto poggiato sul cornicione.

"Oggi, in realtà. Fra poche ore." Lo corresse.

A Lance piaceva aspettare l'alba per poter effettivamente dire che un nuovo giorno stesse cominciando. Era come se durante la notte si fermasse tutto, anche se ormai, tutto era immobile a qualsiasi ora. Si chiedeva quanti esseri umani a parte loro fossero sopravvissuti, e anche se avessero dovuto farcela, come avrebbero potuto ricominciare in un mondo ridotto in quelle condizioni?
"Mi mancherà questo posto." Disse con un filo di voce. "A te no?"

SURVIVORS - Klance Zombie!AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora