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Scesi dal piccolo pulman e corsi veloce fino alla scaletta. Salii le scale a due a due. L'accaduto di neanche un'ora prima era stato dimenticato.

"Non ti merita..." aveva detto mio padre. Che bello, poter dire, mio padre. Poter dire mi ha consolato mio padre, sto andando in tour con mio padre. Quando arrivai in cima alla scaletta guardai e rimasi senza fiato. Un fila di seggiolini in pelle, un televisone, un tavolo, una poltrona reclinabile, una piccola libreria, tutto in un jet privato. Qualcuno mi arrivò da dietro.

"Si accomodi signorina, decolleremo tra poco." Disse il pilota. Sorrisi e mi appropriai letteralmente della poltrona reclinabile. Quando anche Harry e i ragazzi arrivarono sul jet. Si sedettero, si allaciarono le cinture e ci dirigemmo mano, mano alla pista di decollo. Non stavo nella pelle. Prendemmo velocità. Guardammo dal finestrino e non toccavamo più terra. Stavamo volando!!!!!!! Mi misi a ridere come una pazza.

"Oddio non ci credo sono su un aereo!!!" Dissi tra un ridolino e l'altro.

"Questo Harry l'ha preso da te..." rise Louis indicandomi.

"È il capitano che vi parla. Ragazzi siamo in volo. Il cielo è molto sereno per essere un cielo inglese... le perturbazioni saranno minime e il vento è stabile. Potete slacciarvi le cinture e librarvi nell'aria!! Il volo durerà circa 2 ore e 10." Arrivò una voce metallica.

Mi slacciai la cintura e mi avvicinai al tavolo. Io, Harry, Liam e Louis ci mettemmo a giocare a carte. Mentre Zayn e Niall fecero un sonnellino. Vinsi le prime due partite, ma nelle successive i ragazzi  cominciarono a stracciarmi seriamente.

"Ah... ehm... Har..." cominciai a dire ma fui interrotta da Harry.

"Puoi chiamarmi come ti pare... anche se mi chiami papà non mi offendo, lo sono..." mi tranquillizai

"Papi, ma dove stiamo andando esattamente? "

"Sorpresa!!" Così dicendo abbassò le carte che aveva in mano. Poker d'assi, aveva vinto.

Rimescolai le carte. Cominviavo a pensare che avessero truccato le carte.

...

Quando atterrammo non riconobbi l'aereoporto, anche se tutti si assomigliavano un po'. Il pulmino di sicurezza ci accompagnò all'entrata dell'aereoporto. Mi avvicinai al nastro trasportatore e attesi che si accendesse sedendomici sopra. Di colpo si accese e io non feci in tempo ad alzarmi. Venni trasportata per un piccolo tratto, fino a che non riuscii a scendere. Raggiunsi i ragazzi e Harry aveva già la mia valigia in mano. Alzai il trolley e con loro uscii dal gate. Fuori una folla li attendeva. Cominciarono a urlare. Fan e telecamere ci avvolsero. Usciti dall'aereoporto entrammo in una macchina nera dai vetri oscurati. Non avevo ancora capito dove eravamo.

Un grande cartello bianco diceva "Milano". Non ci posso credere siamo

"In Italia!!" Esclamai. I ragazzi mi sorrisero. Proprio così ero in Italia.

His Daughter (H.S.) [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora