Il rapimento

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Dove sono?
Perchè sono qui?
Cosa sta succedendo?

Non lo so, non so assolutamente nulla.
So solo che sono in una stanza buia, legata a un lettino illuminato dall'alto da una luce e che attorno a me sembra non esserci nessuno.

Le uniche cose che ricordo sono gli avvenimenti di questo pomeriggio, sempre che lo sia ancora, non so per quanto tempo sono rimasta incosciente.

Stavo tornando a casa dopo un'uscita con le mie amiche, quando mi sono infilata in un cunicolo.

Ero in ritardo di mezz'ora, e dovevo tornare a casa il più in fretta possibile, e quella era un'ottima scorciatoia.

Fose un po' isolata e mal frequentata, ma avrei fatto di tutto pur di non beccarmi una strigliata d'orecchie da mia madre.

A un certo punto sentii il rumore di una serie di bidoni che cadevano alle mie spalle.
Mi voltai, non c'era nessuno.

Mi girai per tornare a camminare quando qualcosa mi ostruì la vista, e mezzo secondo dopo ero in un sacco.
Qualcuno mi diede una pacca alla testa e io persi i sensi; ma non prima di aver sentito qualcuno prendermi a sacco di patate e iniziare a camminare.

Ed eccomi qui.

All'improvviso sento una porta aprirsi, purtroppo riesco a vedere la figura solo quando mi si para davanti.

Non riesco a intuire se sia uomo o donna, dato che è vestito con una tunica nera, in faccia indossa una maschera che gli copre tutto il volto e i capelli sono nascosti sotto un cappello.

<Chi sei?! Cosa vuoi da me!?> gli chiedo con tono sicuro mentre cerco di mascherare il mio terrore.

Non risponde, ma va in un angolo buio della stanza per poi tornare con un attrezzo che riconosco subito.

Di recente abbiamo studiato le torture medioevali a scuola, e posso dire di essere diventata brava a riconoscerle.

Mi fissa e, come se potesse comunicare telepaticamente con me, capisco che se non risponderò alle sue domande non si farà nessuno scrupolo ad utilizzarlo su di me.

<Provaci pure, tanto non otterrai nulla da me.>

Anche se indossa la maschera capisco che sta sogghignando.

Inizia a versarmi un liquido bollente sulla gamba destra, precedentemente scoperta.
Dopo un po' mette una mano, nascosta da un guanto nero, sulla sostanza ormai solidificata; mi fissa un'ultima volta, come per darmi un'ultimatum, ma non demordo.

C'è un breve istante di silenzio, che viene distrutto dal rumore di uno strappo e di un urlo.

Intanto, nella sala di fianco, due donne stavano tranquillamente parlando.

Donna1: <Sono di sua figlia le urla che sento?>

Donna2: <Si, si sono sue.>

Donna1: <Santo cielo! Cosa le stanno facendo?>

Donna2: <La ceretta.>

Spazio autrice
Konnichiwa!
Domanda:
Voi (e si, intento anche gli uomini perchè so che alcuni lo fanno) con quale tortura vi togliete i peli?
Aspettando le vostre risposte vi saluto e vi aspetto.........
Alla prossima storia.

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