Un passo avanti o indietro?

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Da quando avevo fatto chiarezza dentro di me, mi sentivo un pesce fuor d'acqua e non riuscivo a concentrarmi bene neanche nelle cose più banali. Neanche il tempo di iniziare la giornata in studio che già avevo fatto cadere un bicchiere rompendolo, per non parlare del fatto che, per sbaglio, avevo rovesciato l'intera caraffa facendo finire dell'acqua sui piedi del povero Tone che non sapeva se picchiarmi o mettersi a ridere. Per fortuna Frank lo aveva distratto dicendogli di iniziare a tagliare il cheddar che sarebbe servito per la puntata che dovevamo registrare. Per farmi perdonare lo aiutai ed affidai il compito di registrare per l'around a Nic che si prestò volentieri. "Ecco la produzione di cheddar" esclamò riprendendoci mentre si avvicinava a noi. "C'è del cheddar ovunque!" si rivolse Tonno alla telecamera puntualizzando quell' "ovunque" come se gli desse fastidio. D'altronde si sapeva che non gli piaceva molto il formaggio in generale, in particolare il parmigiano. Per prenderlo un po' in giro gli dissi: "Mi sono accorto che non possiamo registrare oggi. Mi sono dimenticato una roba importantissima. Secondo me dobbiamo tornare a casa", ma indossando la mascherina non si vedeva che stavo sorridendo. "Perché? Cosa ti sei dimenticato?" mi chiedeva mentre continuava a tagliare. Poi mi capì al volo: "Ti sei scordato la simpatia?". Ed iniziò ad elencare agli iscritti tutte le cose che avevo fatto da quando ero entrato in studio quella mattina, accentuando il fatto che gli avevo rovesciato addosso dell'acqua. Cercai di sviare il discorso con la "questione nocciolo" che ancora era rimasta in sospeso e, in questo, si intromise Nelson che iniziò lui a illustrare il tutto. Ma più si avvicinava a me e più io mi zittivo. Appena mi appoggiò una mano sulla spalla tremai, ma, fortunatamente, con la mascherina mi era molto semplice mascherare l'imbarazzo che stavo provando. Cercai di sbrigarmi a finire di tagliare il cheddar e poi mi allontanai, lasciando Tonno ai fornelli per scioglierlo e mi andai a preparare per la puntata. A parte una piccola ustione sulla mano destra a causa di una stupida idea di Nelson che avevo appoggiato, la registrazione andò molto bene e potei tirare un sospiro di sollievo quando, verso le sei del pomeriggio, Nelson se ne andò dallo studio perché "aveva da fare". Non aveva specificato bene cosa ed io immaginai che si dovesse vedere con Bea per comprare le ultime cose per l'arrivo del gattino. Poi, pian piano tutti se ne andarono, facendomi rimanere da solo in quello studio che, ora che non c'era più nessuno, sembrava più freddo del solito. Sistemai i piatti sparsi sul tavolo dove avevamo pranzato in credenza e, prendendo le chiavi dello studio, lo chiusi a chiave. Mandai un messaggio a Dario per informarlo che stavo andando da lui e mi misi alla guida. Non sapevo bene cosa gli volessi dire di preciso, ma avevo un gran bisogno di parlare con qualcuno. Arrivato a destinazione, parcheggiai e suonai al campanello. Neanche un minuto dopo che Dario mi aprì la porta invitandomi ad entrare in casa. "Ti va una birra? Tengo un paio di lattine in frigo" mi chiese facendomi accomodare sul divano. "Certo che si! Una buona birra ghiacciata è proprio quello che ci vuole" esclamai entusiasta per questa proposta. Nell'attesa che tornasse con le birre, aprii WhatsApp perché avevo notato che mi erano arrivati dei messaggi. Ed infatti avevo ragione. "Vez, Nelson mi ha detto che in piscina ci sarai anche tu con Sofia! Quindi l'unico sfigato sarò io :,( Mi metterò in mezzo alle due coppiette felici e vi darò fastidio hahahaha" mi aveva scritto Tonno con una serie di emoticon che era meglio omettere. "Coppiette felici" .... Magari fosse così anche per me. Gli mandai una risposta veloce e poi lasciai il cellulare perché Dario era tornato. "Ecco la tua birra Cesare! Allora, di cosa volevi parlarmi? Mi hai detto che stai nella merda... in che senso?" mi chiese iniziando a sorseggiare la sua. Gli raccontai della proposta che mi aveva fatto Nelson il giorno precedente e di come non ero riuscito a rifiutare. Ero disperato tanto che Dario, rendendosene conto, mi abbracciò. Non era mai successa una cosa del genere tra noi, ma devo ammettere che in quel momento mi sentii meglio. Ne avevo bisogno e, fortunatamente, avevo qualcuno su cui contare. "Cesare ascolta: quando ho deciso di lasciare il canale mi sentivo perso e continuavo a pensare che avessi fatto una cazzata. Ma alla fine ho capito che la scelta era giusta e, anche se devo ammettere che mi mancano i momenti insieme a voi, ho deciso di andare avanti con la mia vita e con quello che ritenevo adatto a me. Se ti sto dicendo questo è perché ti vedo un po' nella mia stessa situazione. Se ritieni che le cose con Sofia non funzionano più allora vuol dire che devi essere coraggioso e fare questo passo. Questo non vuol dire che riuscirai a metterti con Nelson sicuro, ma almeno tu ti sentirai libero di vivere la tua vita come meglio credi. Magari sarà con Nelson o con qualcun altro, ma se non ci provi non lo saprai mai". Cavolo se aveva ragione. Ho sempre pensato che Dario fosse molto più avanti rispetto a noi nelle scelte della vita ed effettivamente, era veramente così.

...

Tornato a casa ripensai alle sue parole e a quanto tutta questa storia mi stava distruggendo. Dovevo fare assolutamente qualcosa o sarei rimasto nel baratro dei miei problemi per sempre. All'improvviso mi squillò il telefono. Sobbalzai perché ero talmente assorto nei miei pensieri da isolarmi totalmente dallo spazio circostante. Era Tonno che mi informava che l'indomani avremmo dovuto concludere l'around con una recita medioevale, giusto per far fare due risate ai nostri iscritti e anche per divertirci. L'idea non era male, anche perché l'avrei sfruttata per distrarmi un po' e accettai volentieri. Il giorno seguente, stranamente, filò tutto liscio per me e anche l'idea di Tonno si rivelò davvero divertente. Strana come cosa dato che aveva molto spesso delle uscite un po' stupide. Anche con Nelson riuscii ad essere il più naturale possibile e mi sentivo particolarmente motivato nel lavoro, cosa che non mi accadeva da un bel po'. Forse le parole di Dario mi erano servite molto più di quello che immaginavo. Ma, come al solito, non tutto poteva andare bene fino alla fine. Infatti, tornato a casa, ad attendermi trovai Sofia leggermente imbronciata perché non mi ero fatto più sentire. "Allora? Si può sapere che hai da dirmi? Se vuoi lasciarmi fallo e basta, senza sparire per un giorno interno e non rispondere ai miei messaggi".

"Hai ragione. Mi scuso per il mio comportamento, ma c'è una ragione precisa. Ti va di entrare a casa mia? Tanto penso che non ci sia nessuno al momento". Lei mi seguì dentro e si accomodò sul divano senza neanche accarezzare Chewbe per quanto stava tesa. Presi coraggio e le dissi una parte di verità, tralasciando l'argomento "Nelson". Ma, come immaginavo, non poteva finire in modo così semplice. "Dimmi la verità, ne ho il diritto dato che abbiamo vissuto tanti anni della nostra vita insieme. C'è un'altra?" mi domandò con le lacrime agli occhi, tremando leggermente dopo che le avevo parlato. Restai in silenzio, non sapendo se dirle di Nelson o meno. Avevo paura, paura di essere giudicato, e lei per me era importante. Nonostante non la amassi più era comunque una parte importante della mia vita. "Cesare, DIMMI LA VERITÀ" mi urlò disperata afferrandomi per il colletto e strattonandomi leggermente. "Sofia ti prego... è molto più complicato di quello che pensi" le dissi mentre anche i miei occhi si riempivano di lacrime. "Dillo Cesare! Dimmi le cose come stanno, cazzo!" mi implorò non riuscendo a frenare la sua collera. "Si è vero! C'è qualcuno che mi sono accorto di amare. Ma non è.... Non è una ragazza, Sofia! È un ragazzo ed io... io non so più che fare. Odio tutta questa storia, odio farti stare male, odio il fatto che mi piace il mio migliore amico e odio da morire che lui di me non se ne freghi niente. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace..." continuavo a ripeterle tra le lacrime che non abbandonavano il mio viso, ma uscivano sempre di più dai miei occhi. "Cesare tu... sei gay?" mi chiese con un tono di voce da cui si poteva capire benissimo che fosse sconvolta. "No... cioè, non lo so. Ti ho detto che non ci sto capendo più niente". Tremavo come non mai. Mi sentivo meschino, un verme nei suoi confronti e non sapevo che cavolo fare per affrontare tutto questo. Non disse nulla, ma il suo sguardo parlava già da sé. Era delusa, affranta da questa notizia che era così dannatamente difficile da elaborare che io stesso ancora facevo fatica ad accettare. "Io... io... io devo andare" mi disse prendendo le sue cose e fuggendo letteralmente da casa mia mentre io da dietro le urlavo "SOFIA! SOFIA TI PREGO ASPETTA! TI PREGO!". Ma non c'era verso che lei tornasse indietro. "No Cesare! Ho capito; non c'è bisogno che tu aggiunga altro" mi disse prima di girare l'angolo di casa mia per poi scomparire dalla mia vista. E così ero rimasto solo, con una voglia di urlare che si trasformò in un pianto disperato. Mi sentivo di aver sbagliato tutto, che ero stato un totale stronzo nei suoi confronti e il suo sguardo di delusione era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Ormai la decisione l'avevo presa e, anche se non era andata come speravo, era successo e non potevo più tornare indietro. E ora, cosa sarebbe accaduto alla mia vita? Ero terrorizzato.

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