"Allora ciao"

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La porta della mia camera era stata chiusa, lasciandomi dentro da solo a contemplare quanto era appena accaduto. A gran fatica ero riuscito a dirgli addio, ma il mio cuore non era ancora pronto ad accettare la cosa e, credo, che non lo sarebbe stato mai. Come un coltello conficcato in pieno petto, il ricordo di tutti i momenti che avevamo vissuto insieme si fece spazio nella mia pelle, accecando di dolore i miei occhi così gonfi di lacrime che neanche la doccia fredda, che seguì subito dopo, riuscì a farli tornare normali. L'acqua scorreva inesorabile sul mio corpo, sperando che riuscisse a cancellare, anche solo per qualche istante, la tremenda ferita che la parola "addio" mi aveva provocato. Ma non ero ancora riuscito a comprende a pieno il suo significato. Mi ci volle una giornata intera per cogliere ogni singola sfumatura di quella dannata parola. Sembrava essere tornati a qualche settimana prima, a quando ignorarci a vicenda era pane quotidiano. Eppure, anche se ci ignoravamo, riuscivo ad andare avanti perché non avevo ancora vissuto il vero Nelson. E, invece, ora che avevo scoperto quanto era bello averlo tra le mie braccia, mi era insopportabile l'idea che non sarebbe stato più mio.

"Guardami Nelson, guarda quanto sono bravo a fingere che non ci sia stato nulla tra noi. Guarda come sono bravo ad ignorarti. Ma per quanto tempo ancora dovrò farti credere che sto bene? Perché anche un secondo lontano da te per me è un'agonia".

Vi era un unico oggetto che sembrava cancellare del tutto questa distanza che si era creata tra noi. La sua videocamera dei vlog aveva quel potere, ma quando la metteva via il gelo tornava ad incombere su di noi. La seconda notte risultò peggiore della prima. Se in quella precedente vi era l'angoscia di poterlo perdere, in quella attuale vi era la consapevolezza che la perdita era reale e che ciò che prima era diventato mio, ora era tornato al suo legittimo proprietario, non potendo più fare niente per riaverlo indietro. Steso in quel letto freddo, senza il tepore di Nelson, rivissi nella mia memoria tutte le sue parole, i suoi movimenti, le sue espressioni, il suo modo di toccarmi, di come riusciva a farmi sentire speciale. Fu in quel momento che compresi il senso dell'addio. Chissà se un giorno tutto questo lo vivrò come se fosse stata una semplice fase di passaggio su cui poterci scherzare, ma credo che sarà molto difficile arrivare a quel punto. Perché tutto ciò che ho amato e vissuto con lui non può andare perso, diventerà parte di me e tornerà a tormentarmi quando meno me lo aspetto.

...

Fortunatamente il peso di questo dolore non lo portai da solo. Tonno aveva capito che era successo qualcosa tra me e Nelson, ma non mi fece pressione per parlargliene, e di questo gli fui molto grato. Aspettò che fossi io ad andare da lui e, quando lo feci, aprì le sue braccia per sorreggere quello che restava di me. Mi aiutò tantissimo a distrarmi e ad allontanarmi dai momenti che, per il mio cuore, potevano essere pericolosi. Come durante la mattina del terzo giorno in cui, arrivati in spiaggia, Nelson non fece altro che elogiare quanto bella fosse Beatrice. E lo era! Era una ragazza davvero splendida e molto dolce, ma per me rappresentava solo l'ostacolo che mi separava da quello che più bramavo. Quelle ore in spiaggia non sembravano passare mai. In più il caldo torrido e la marea di gente non mi aiutavano a rilassarmi come volevo. L'unico momento di svago era quando entravo in acqua per rinfrescarmi un po', ma non riuscivo a stare a mollo per molto tempo. Non ero un tipo da mare. La montagna per me era decisamente molto meglio.

La sera del terzo giorno fu un po' meno pesante di quanto pensassi. Con l'occasione che eravamo in Puglia, ne approfittammo per incontrarci con un nostro caro amico che, per quell'estate, aveva deciso di percorrere tutta l'Italia in vespa. Niccolò Balini, detto Human Safary, ci aveva raggiunto nella trattoria di Alberobello dove avevamo prenotato, per trascorrere con noi il ferragosto. Il fatto che lui fosse venuto con un veicolo a parte fu una manna dal cielo per me. Lo sfruttai per tornare a casa con la sua vespa in modo che non dovessi condividere con Nelson altri momenti sgradevoli nella sua auto. Perché si... stare in macchina con lui e far finta di nulla era una grande sofferenza. Quella notte, come anche la successiva, la passai insieme a Niccolò che, non avendo un posto in cui stare, fu ospite nostro. Ero l'unico ad avere la stanza singola e, quindi, ero anche l'unico ad avere un posto letto in più. Fu piacevole trascorrere la notte in sua compagnia. Almeno così non mi ritrovai solo con i miei pensieri. Ma era solo una piccola parentesi, perché presto lui se ne sarebbe andato ed io sarei rimasto nuovamente senza qualcuno che, anche involontariamente come nel caso suo, mi facesse distrarre.

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