Eroticità e malizia

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"Scegli me o Bea". Ormai questa frase era entrata nella mia testa scombussolandola più di quanto già non lo fosse. Cercai di non pensarci, di concentrarmi sulla strada dato che stavo guidando io, ma era veramente difficile eliminarla completamente dai miei pensieri. Quando meno me l'aspettavo, tornava ad impadronirsi della mia mente, scavando sempre più in profondità in modo che io non riuscissi a debellarla.

"Cesare, tutto ok? Vuoi che ci fermiamo un attimo?" mi chiese Tonno quando, per la terza volta, sbagliai strada nonostante seguissi il navigatore. Era così evidente che avevo la testa altrove?

"Si... non ho digerito bene il pranzo e non mi sto sentendo un granché. Forse è meglio che guidi di nuovo tu Nelson" dissi cercando di far ricadere la colpa sul cibo. Accostai alla prima stazione di servizio che avevo trovato lungo la strada e mi detti il cambio con Nelson alla guida. Fu una scelta molto saggia perché, grazie a quel cambio, arrivammo a destinazione molto prima di quanto avremmo fatto se a guidare la macchina ci fossi stato ancora io. Una volta entrati nella villetta in affitto, ci venne incontro il proprietario accogliendoci in modo caloroso. Spiegato tutto quello che ci doveva dire e dopo averci fatto fare un tour della abitazione, ci affidò le chiavi di casa e ci augurò buona vacanza, lasciandoci finalmente soli a goderci questa splendida villetta con tanto di piscina. Le camere da letto erano tre e, naturalmente, Nelson si sistemò in una di esse insieme a Beatrice, lasciando me, Tonno e Gianluca a scegliere chi doveva dormire solo e chi in compagnia. "Scegli me o Bea" ... cazzo... questa frase non voleva proprio andarsene. Ma fu un'ottima scusa per impossessarmi della camera da letto singola, in modo che, durante la notte, Nelson sarebbe potuto venire da me facilmente per parlare e poi chissà... magari sarebbe scappato anche qualcos'altro. All'idea di fare sesso con lui, mentre gli altri, ignari di quello che stava accadendo, dormivano beatamente, me lo fece diventare duro. "Sono proprio un pervertito" sogghignai soddisfatto delle mie fantasie che, nonostante la difficoltà che regnava tra me e Nelson, erano vivide più che mai. E di certo il bagno in piscina, che seguì subito dopo aver sistemato le valigie nelle rispettive camere, non aiutò a diminuire l'eccitazione che provavo a vedere Nelson in costume. Quanto avrei voluto leccargli via le goccioline d'acqua che colavano armoniosamente sul suo corpo penetrando nel costume dove vi era quella zona proibita che avevo avuto la fortuna di scoprire. Le avrei leccate via tutte, una ad una, fino a raggiungere con la lingua quella zona in cui sembravano scomparire, ma dove, in realtà, si infilavano in mezzo al suo fondo schiena che avevo "invaso" tante volte. Il costume sembrava scoppiarmi a causa dell'erezione che non voleva passare. Ma dopo tutti questi pensieri impuri come avrei potuto placare la voglia che avevo di lui? Fermo, in un angolo della piscina, cercai di calmare i bollenti spiriti perché uscire dall'acqua in quello stato non era proprio cosa.

"Cesare vieni a giocare con noi a Spikeball Pro" mi urlavano Gianluca e Tonno che, nel frattempo, insieme a Nelson si erano messi a giocare.

"Arrivo tra cinque minuti" ripetevo come un disco rotto ogni volta che mi invitavano ad unirmi a loro. Ma, in quel momento, ciò che mi premeva era eliminare l'erezione che spingeva con forza sul costume, supplicandomi di farla uscire fuori. Esasperato dalla voglia di porre fine a questa sofferenza, in un momento in cui erano tutti impegnati a fare altro, sgattaiolai fuori dalla piscina rifugiandomi il più velocemente possibile nel bagno dentro casa, perché in quello fuori del giardino mancava la chiave... e mai sia venire scoperto mentre davo sfogo alle mie voglie. Come mi chiusi la porta del bagno alle spalle, mi sfilai frettolosamente il costume, mettendo finalmente in mostra il mio membro che richiedeva al più presto una mano, nel vero senso della parola. Non feci neanche in tempo ad iniziare che qualcuno bussò alla porta. "Occupato" urlai scorbuticamente per essere stato interrotto nel momento clou.

"Sono io Cesare! Apri" mi urlò a sua volta Nelson bussando ancora più forte alla porta.

"Non posso ora. Se è urgente vai a quello in giardino". Ero in imbarazzo totale. Come cavolo gli avrei spiegato il "dettaglio" che spiccava dal mio corpo.

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