First day

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Uno strano rumore assordante disturba il mio sonno, un suono che non sento ormai da tempi remoti, avevo dimenticato addirittura quanto potesse essere irritante.

- Cos'è ? - sussurro tra un mugolio e l'altro mentre mi rigiro nel letto.

- È la sveglia muoviti che sennò facciamo tardi anche il primo giorno- urla Harry dalla sua stanza sorpassando il rumore dell'asciugacapelli, ragazzi, curano i loro capelli più delle donne.

- Il primo giorno di cosa? Smetti di fare casino voglio dormire - dico e mi copro la testa col cuscino, non mi passa nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di alzarmi, non dopo ieri sera.

- Il primo giorno di scuola cogliona. Oggi riparte la scuola. L'estate è
F-I-N-I-T-A - dice scandendo bene l'ultima parola.

Scuola. Primo giorno. Estate. Finita. Queste parole si ripetono senza sosta nella mia testa e finalmente cominciano a prendere un senso, oggi riparte la scuola e io sono ancora nel letto a dormire; si parte bene. Tiro la testa fuori da sotto le coperte e guardo la sveglia, sono le 7:30 e sono nella merda, ben tornata noiosa routine, mi sei mancata.

Tirando fuori qualche "piccola invocazione" a Dio mi vesto velocemente, per fortuna vado in una scuola privata dove ci fanno indossare un'uniforme almeno non devo decidere cosa mettere: camicia bianca, giacca nera con lo stemma della scuola, gonna e un paio di Dr. Martens basse nere, unica cosa che mi è permessa di scegliere liberamente senza che nessuno abbia da ridirmi qualcosa. Esco di camera e raggiungo il bagno per farmi un trucco leggero, tanto per non sembrare uno zombie: eye-liner, mascara e un po' di fondotinta.

Dopo all'incirca dieci minuti riesco a scendere le scale trovandomi davanti il casino fatto la sera prima, menomale che diamo poche feste a casa nostra. Il grande salotto è ricoperto di sporcizia in ogni centimetro quadro del pavimento di marmo, Il divano nero non è più al centro della stanza ma quasi fuori in veranda senza aver causato danni a nulla visto che i miei non me lo avrebbero perdonato, anche i quadri appesi alle pareti sono intatti e il tavolo "poggia-piedi" è ricoperto di impronte di qualcuno che sicuramente ha avuto la bella idea di ballarci sopra.

- Mamma mia, oggi ci tocca mettere apposto tutto questo? - dico rivolta ad Harry che si trova in cucina a sedere su uno sgabello bevendo un cappuccino con polvere di cacao
- Nah, penso che rientri nei doveri di Charlotte. - dice inzuppando una brioche nella tazza.

- Chi? - sono perplessa, pensavo si chiamasse Louise la donna delle pulizie, ma senza farci troppo caso mi siedo a tavola e prendo il mio latte e nesquik.
- È la nuova donna delle pulizie- risponde come leggendomi nella mente.
- Ah -

Che palle. Un altra nuova. Non ho mai capito perché a mio padre piace cambiare donna delle pulizie così spesso dato che lui non c'è neanche quasi mai in casa, e appena riesco ad instaurare un rapporto con una di loro, questa sparisce sostituita da un altra. È insopportabile. Il lato positivo è che non devo pulire io questo porcile. Prendo lo zaino e insieme ad Harry raggiungiamo la Hummer nera di nostro padre, ovviamente la guida Harry.

Lo osservo mentre guida facendo movimenti rapidi e fluidi allo stesso tempo come se fosse nato solo per guidare e in effetti ha sempre avuto un amore segreto per i motori, come per il basket, a volte mi chiedo se ci sarà spazio per una donna nella sua vita. Nessuno al mondo, guardandoci, penserebbe mai che siamo fratelli, addirittura gemelli: lui capelli castani ricci e occhi verde come le chiome degli alberi di una foresta, io capelli castano chiaro tendenti al biondo e occhi marroni scuri; Harry ha preso quasi tutto dalla mamma, il suo sorriso splendente, i lineamenti delicati e la corporatura magra ma allo stesso tempo muscolosa e per questo siamo abbastanza simili, ci distinguiamo solo per i colori dei capelli e delle iridi che io ho preso da nostro babbo.

- Siamo arrivati e anche in anticipo - dice guardando l'orologio e accennando un sorriso di soddisfazione.

- Con i km/h che abbiamo toccato vorrei vedere! - rido un po' spaventata, è sempre un pericolo andare in macchina con lui.

Scendo dalla macchina e con passo lento ma deciso mi avvicino alle mie amiche che mi avevano già avvistato e sorridono mentre sbraitano per farsi vedere.

- Vi ho visto eh! - dico sorridendo.
- Di solito si saluta quando si arriva- dice Annie con sguardo di rimprovero, lo so che sta scherzando. Per farmi perdonare l'abbraccio così forte che alla fine mi chiede pregando di lasciarla.

- Non si saluta nemmeno più la propria migliore amica? - dice Emma sorridendo.
- Ma stai zitta che ci siamo lasciate nemmeno 6 ore fa! - dico abbracciando anche lei.

Saluto anche tutte le altre: Nicole, Angel e Izzy che in realtà si chiamerebbe Isabelle ma la chiamiamo tutti così; sono le mie migliori amiche fin dai tempi dell'asilo, non abbiamo mai litigato, tutte le cazzate che ho fatto c'erano loro al mio fianco e tutt'ora mi sostengono sempre e comunque. Chiacchieriamo per una decina di minuti finché la campanella non suona per dirci che bisogna entrare.

Mi avvio insieme ad Emma verso l'aula numero 17 dove passerò tutto l'anno da ora. Mentre andiamo tutti i ragazzi si girano al nostro passaggio e alcuni hanno anche un po' di bavetta alla bocca, ormai però ci sono abituata, ovunque andiamo tutti si fermano a guardarci come se ci conoscessero da tempo. Tutti sanno tutto quello che facciamo a tempo reale, penso di essere controllata da super spie segrete.

Comprendo comunque tutto questo accanimento, Emma è la più bella e simpatica ragazza che abbia mai conosciuto, pelle chiara come una perfetta inglese con qualche lentiggine sul naso, capelli rossi e occhi azzurri, il lineamenti del viso sono morbidi e perfetti, di fisico è normale, niente di che, ma sa vestirsi bene da mettere in risalto i suoi punti forti.

Lei ed io siamo le ragazza più popolari di tutta Londra e, anche se tutti vorrebbero essere al nostro posto, non è poi granché. Tutto il sesso maschile della città ci sta dietro e farebbe di tutto per stare cinque minuti, e dico cinque, con noi: non capiscono che però Emma è fidanzata ed io non ho intenzione di stare con nessuno.

Tornando a noi, arriviamo in classe in tempo per non prenderci subito la partaccia della Sneb di prima mattinata, non mi va di starla a sentire, soprattutto nelle sue noiose ore di latino. Mi metto in seconda fila accanto alla finestra che da sulla strada alberata che passa davanti all'ingresso della scuola, non è molto frequentata ma quel poco che basta a farmi passare la mattinata senza addormentarmi sul banco.

"Sarà un lungo anno..." Penso sbuffando.

- Signorina Styles, visto che la vedo molto interessata alla lezione, sa dirmi cosa vuol dire questa frase? E se riesce anche a spiegarmene il significato - dice con la sua voce gracchiante la Sneb.

- Significa :" Cogli l'attimo, e nel domani credi il meno possibile" - inizio rigirandomi la penna tra le mani - significa che non bisogna mai sperare in qualcosa che possa accadere il giorno dopo o in quello dopo ancora, ma di vivere il presente come se fosse il tuo ultimo giorno. Sufficiente come spiegazione?-

- Si. Sufficiente. Mi sa che mi devo rimangiare le mie precedenti parole... -Dice con tono amaro come se gli costasse secoli di vita ammettere che ho risposto bene alla domanda, che stronza, 4 anni che vengo in questa scuola, 4 anni passati a discutere con lei.

- A quanto pare - dico con sorriso beffardo.

Le altre 3 ore passano abbastanza veloci fino all'ora di pranzo ed io e Emma raggiungiamo il nostro tavolo dove ci sono già le ragazze, Louis che è il ragazzo di Emma e Niall il mio migliore amico che conosco anche lui da una vita. Prendo il pranzo che mi ha preparato Charlotte, una semplice insalata wow, e comincio a mangiarla scherzando con Niall di quanto siano sdolcinati quei due.

- Ma non avete altro da fare? - dice scherzando Louis mentre abbraccia Emma.
- Mi dispiace ma no, siete il nostro unico passatempo - dice Izzy con tono serio ma scherzoso sotto.

Louis è il primo che si mette a ridere e tutti lo seguiamo senza pensarci due volte, forse, non sarà così male quest'anno, se sarò con loro.

One Shot •Liam Payne•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora