Buck's Ice Cream

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Il resto della mattinata scolastica è finito poi in fretta, non ho prestato molta attenzione alle lezioni, è il primo giorno e me lo posso concedere.
Emma viene a casa mia per studiare come sempre ed oggi non c'è nemmeno Harry quindi possiamo divertirci un po' senza che lui ci dica di fare più piano.

Ci lascia a casa e subito riparte con la sua Hummer, prendo le chiavi dallo zaino della Napapijri e apro la porta.
La casa sembra tutta un'altra cosa rispetto a quando l'ho lasciata stamattina, ogni cosa è al suo posto, le sedie sono in ordine intorno al tavolo e non sparse per il giardino o a galleggiare sulla piscina, le bottiglie di birra e vodka non sono più sparse per terra, anzi non sono più da nessuna parte. È sparito anche quell'dore di vomito e alcool che resta sempre dopo una festa fantastica come quella di ieri sera. A pensarci forse abbiamo un po' esagerato con questa di fine estate, più o meno alle dieci sono arrivati uno dopo l'altro tutti gli amici che avevamo invitato ( si andava su un numero di 200-300 ragazzi ), abbiamo ballato tutta la sera sulla musica di uno dei più famosi DJ di Londra e abbiamo fatto il bagno in piscina tutti ubriachi, non ricordo il resto visto che lo ero anch'io. È stata una vera festa che si è conclusa con la polizia ( chiamata dai vicini ) che è venuta a buttare fuori tutti, per fortuna non ha fatto multe o nulla del genere.

- Wow. Charlotte ha fatto un ottimo lavoro - dico lanciando le chiavi sul tavolino in salotto e salendo le scale a chiocciola per andare nello studio.

- Charl chi? - dice Emma mentre prende due panini in cucina e seguendomi poi al piano di sopra.

- La cameriera. Passami quel panino che c'ho fame! - dico cercando di afferrarlo mentre lei me lo sposta per non farmelo prendere.

- Non te lo do! - dice con un pezzo di panino in bocca. Poi in un gesto disperato lo lancia sulla scrivania e io mi precipito a prenderlo spaccandola quasi con la furia con cui mi ci sono buttata sopra.

- Ah. Ho vinto - dico innalzando il panino al cielo in un gesto anche troppo teatrale.

Dopo altri minuti di risate e scherzi ci mettiamo finalmente a studiare, la stanza è abbastanza grande da poterci studiare i cinque persone contemporaneamente. Sulla destra c'è un enorme scrivania con due sedie comode per studiare con "posizione corretta" ( come dice mio padre ), sopra c'è un Mac fisso in caso si debbano fare delle ricerche; sul lato opposto della stanza c'è un enorme libreria con tutti i miei libri preferiti e quelli noiosi di scuola. infine, appoggiata alla parete in fondo, c'è la mia postazione di disegno formata da tavolo inclinabile, lampada poggiata sul lato in alto a sinistra e un porta matite per tenere lapis e gomme; ovviamente essendo mia è molto disordinata: matite sparse ovunque, fogli accartocciati sotto il tavolo vicino al cestino e disegni che riempiono tutta la parete vicina. Non esiste la perfezione al mondo e io vivo nel disordine allo stato puro, ma io preferisco chiamarlo "ordine precario".

Per domani abbiamo da fare solo latino perché ovviamente ce lo mettono due giorni di fila, che rottura di coglioni, poi con quella prof potrei suicidarmi ad ogni ora che passo con lei. Per farvela breve all'incirca in una mezzoretta abbiamo finito di studiare e ci siamo messe a chiacchierare in salotto sul divano.

- Secondo te Louis è quello giusto? - chiede Emma pensierosa, so che ci tiene molto al mio parere e che non vuole ricommettere il suo errore precedente. Per ora non è mai riuscita a stare con un ragazzo più di due mesi e ogni volta che si lascia piange per giornate intere di fila, non voglio che risucceda anche perché poi la devo consolare io e se con Louis andasse così sarebbe la fine, è mio amico pure lui e dovrei abbandonarlo.

- Sono convinta che lo sia e, se combina qualcosa, abbiamo sempre Charlie e una squadra di football che lo potrebbe uccidere - dico sorridendo guardando Charlie, il mio Husky, appoggiato con la testa sulle mie gambe.

- Charlie mi fido di te eh! - dice Emma ridendo e Charlie gli risponde con un abbaio e tirando fuori la sua lingua come per sorridere.

Dopo questo discorso interessante arriva Charlotte, dove era stata finora?! E ci dice che c'è un ragazzo fuori casa che ci vuole vedere.
Andiamo al portone e vediamo Niall che spunta fuori con metà corpo dalla sua Fiat 500 Caprio, il sole che illumina i suoi capelli biondi e fa risaltare il suo sorriso capace di stendere un intera popolazione femminile in meno di 3 secondi. Ci fa cenno di montare e andare con lui, la cosa strana è che Niall non ha la patente, gli mancano ancora un po' di mesi prima di avere 18 anni; vabbe, metteremo la cintura.
Emma ed io corriamo verso la macchina e Niall, sbraitando per farci capire meglio la situazione, ci racconta come suo padre gli abbia dato il permesso di prenderla e promettendo che nessun poliziotto ci avrebbe fermato.

- E se accettiamo dove ci porti? - dice Emma con sguardo da avvocato che interroga il colpevole.

- Mmmm... Un gelato in una semplice gelateria ? E fa gelati gratis solo per oggi? - dice con tono implorante, vuole veramente un gelato, e poi come si può rifiutare gelati gratis? Quindi senza pensarci due volte montiamo tutte e due in macchina e Niall parte subito alla massima velocità con prossima destinazione gelateria.

- Signorine, eccoci arrivati alla gelateria migliore di tutta la terra, Buck's ice cream!!! - dice con occhi illuminati indicandoci il luogo, sembra tanto carino.

Si trova all'incrocio di due strade ( non mi chiedete il nome perché il mio orientamento è pari a zero ) non molte grande, ha solo lo spazio per mangiare il gelato, qualche panchina fuori ed è vicino al Tanner Street Park che lo aiuta molto nelle vendite; è di colore bianco all'esterno, da non dare molto nell'occhio, e all' interno turchese chiaro. Il proprietario si chiama Max e sua moglie Cintia, ho scoperto solo poco tempo fa che la gelateria ha il nome del cane, Buck, sono persone molto simpatiche e fanno un gelato da dio, mai rifiutare un gelato da loro, soprattutto se gratis.

- Se ingrasso vengo a cercare te - dico rivolta a Niall che sa benissimo che io non smetterei mai di mangiare gelati.

- A quel punto sarò già scappato di casa - dice facendo la linguaccia.

- Penso anche io, non voglio ritrovarmi un Asia di 100kg incazzata che mi vuole uccidere - dice Emma ridendo.

Incrocio le braccia e metto il broncio, non sto facendo seriamente e loro lo sanno, infatti si mettono a ridere ancora di più. Emma si piega addirittura in due dalle risate.

- Basta. Andiamo a prendere quel fottuto gelato - dico aprendo lo sportello quasi correndo e spingendo le persone per prendere prima il gelato.

Mentre avanzo a spintoni sento dietro Niall e Emma che dicono qualcosa sulla mia voglia sfrenata di gelati e soprattutto quelli di questa gelateria, per una volta non posso ribattere, non so come farei a vivere senza gelati. Arrivo finalmente davanti al bancone, saluto Max e prendo tre gelati per tutti e tre, uno al cioccolato per Emma, uno alla Crema e Yogurt per Niall e infine uno cioccolato e Yogurt per la sottoscritta.

Mangiamo il nostro gelato chiacchierando un po' su una panchina ai lati del parco per bambini, scherzando su come ci divertivamo noi da bambini qui a scalare lo scivolo all'incontrario o a inseguirci giocando ad acchiappino, io ovviamente ero sempre la prima ad essere acchiappata o a perdere, non sono mai stata brava in questi giochi, ho sempre preferito dilettarmi in veri sport o al lancio sul divano che va a braccietto col cambio di canale.

- Come vorrei ritornare indietro di qualche anno ogni tanto, solo per qualche minuto... Voi? - dice Emma con fare sognante.

Quelle parole bastano a mandarmi in totale confusione, Emma non voleva che ripensassi a certe cose ma involontariamente lo ha fatto, il suo nome comincia a ripetersi all'infinito nella mia testa, le scene più belle cominciano a susseguirsi come un treno ad alta velocità: la festa del mio compleanno, il nostro primo bacio, il pic-nic sulla spiaggia, ma poi arrivano anche i momenti brutti come quando l'ho visto con Tiffany e la nostra rottura.

No, non posso permettermi di ricordare, c'ho messo tanto tempo. Non vorrei mai tornare a quei tempi.

- No. E non avresti dovuto chiederlo - dico mentre qualche lacrima mi riga il viso, i loro sguardi disperati sembrano dirmi che se potessero tornerebbero in dietro per non dire quelle parole, ma il danno è fatto.

Scappo via correndo e piangendo, c'è solo un posto che mi può tranquillizzare in questi momenti e ora andrò là, anche se Emma tra poco mi verrà già a prendere perché sa dove sono.

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