Capitolo 16 | Eroi

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La situazione all'interno della spaventosa e tetra Villa Jushet era ormai tesa all'inverosimile. Nella stanza in cui si era svolta l'operazione chirurgica con cui il dottor Phil Burch era riuscito a salvare la vita ad Oleg, figlio minore di Gloria Jushet, erano riuniti tutti i protagonisti di quella folle e adrenalinica vicenda. Phil aveva ricucito Oleg e aspettava paziente il suo risveglio per potergli fare qualche domanda sul proprio stato di salute e valutare quale tipo di antidolorifico somministrargli nel caso in cui l'intervento – svolto in condizioni del tutto anormali – gli portasse più dolori di quelli che normalmente avrebbe potuto arrecare ad un paziente operato in una normalissima clinica. Karenina, completamente disarmata, era andata a prelevare Margareth e Noah e li aveva portati nella stanza sotto lo sguardo vigile e cinico di Gloria. Proprio Gloria era la più nervosa del gruppo: non tollerava che quel medico l'avesse minacciata, né che avesse delle richieste così sfrontate. Sentiva pulsare le vene nelle tempie, il sapore del sangue fra i denti. Si sentiva come un predatore pronto a balzare addosso alla propria vittima, ma in quel caso non era semplice. Phil Burch aveva il coltello da parte del manico e, se lei non avesse ubbidito alle sue disposizioni, Oleg avrebbe potuto rimetterci la vita. Lei non voleva neanche pensare a come avrebbe potuto sentirsi se Oleg le fosse stato portato via e di conseguenza aveva dovuto acconsentire. Margareth e Noah furono abbastanza stupiti nel vedere l'atteggiamento pacato di Karenina quando li raggiunse in cella. La stessa Margareth aveva chiesto spiegazioni su ciò che stava accadendo pensando che volessero giustiziare lei e il ragazzino, ma Karenina aveva rassicurato entrambi guardandoli di traverso e assicurando che il dottor Burch avesse chiesto di loro.

«Che cosa succede?» domandò Margareth non appena incrociò lo sguardo di Phil. Aveva indosso un mantello a tutto corpo usa e getta verde acqua, di quelle che usano i medici in ospedale, indossava una cuffia per i capelli e una mascherina. Phil si liberò della maschera e gettò la cuffia a terra.

«Succede che adesso ce ne andiamo» disse con soddisfazione.

«Che problemi potrebbe avere Oleg?» domandò Gloria tagliando corto.

Phil la fissò e sospirò. «Sto aspettando che ritorni cosciente, voglio prima vedere quanto dolore ha. Poi valuteremo di conseguenza».

«Non è che poi avrà nuovi dolori?».

Phil sbuffò. «L'intervento è andato bene, nonostante le condizioni in cui mi avete costretto a compierlo. Oleg avrà dolori per qualche giorno, ma devo capire da lui cosa sente e soprattutto voglio vedere come reagisce».

Karenina, stracolma di rabbia e al limite della sopportazione, disse qualcosa in russo a sua madre Gloria. La donna le rispose nella loro lingua madre.

«Ehi!» esclamò Noah. «Non capisco una parola di russo! Cosa vi state dicendo?».

Le due donne lo fissarono, prima di essere interrotte da Phil.

«Noah ha ragione. Parlate nella nostra lingua. Per quanto ne sappiamo potreste star complottando contro di noi».

«Ti stava insultando» chiarì Gloria. «Per lei, Phil, sei un lurido figlio di puttana».

Joe sgommò fino ad una grossa quercia posta a circa trenta metri dall'abitazione degli Jushet. Con in mano il foglio spiegazzato trovato in casa e nelle mani la voglia matta di prendere a pugni qualcuno, fissò la propria immagine riflessa nello specchietto retrovisore centrale dell'automobile e si vide furioso come non mai. Era stato arrabbiato molte volte, in vita sua. Da piccolo alcuni ragazzini lo chiamavano "gorilla" per la sua incapacità di prendere un buon voto a scuola o per la sua lentezza nel comprendere argomenti che gli sembravano complessi, ma che in realtà non lo erano. Un giorno scoppiò in lacrime e corse a casa cercando conforto in suo padre, ma quest'ultimo invece di rassicurarlo e fargli comprendere quanto fossero stupidi coloro che lo prendessero in giro, lo schiaffeggiò.

Il Segreto di Villa JushetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora