Capitolo 6 | La villa misteriosa

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Noah e Phil uscirono dalla macchina quasi carponi, facendo ben attenzione a non calpestare i ramoscelli secchi che fornivano una pavimentazione disomogenea del suolo. Nessuno avrebbe potuto sentire i loro passi croccanti vivere nel buio, ma si sentivano protagonisti di un videogioco horror e credevano che qualunque mostro si celasse in quella villa fosse dotato di super udito o cose del genere. Con cautela raggiunsero il cancello e lo scavalcarono senza troppe difficoltà. Per essere del tutto sinceri fu Noah a scavalcarlo senza troppe difficoltà piombando dall'altra parte con discreta agilità. Phil rimase impigliato con la camicia in uno spuntone e nello scendere assunse una grazia simile a quella di un rinoceronte. Con il prezioso capo di abbigliamento sgualcito e il sudore che lo impasticciava facendolo sentire a disagio, Phil seguì Noah verso l'ingresso. I due, camminando nell'oscurità del giardino della villa, notarono la cuccia di un cane. Ma era vuota. Nessun segno di animali e la ciotola posta dinanzi ad essa era maleodorante e sovrastata da uno sciame di insetti. Tutto lasciava presagire una casa disabitata.

Tutto, tranne quelle urla. Phil si palpò la schiena: aveva ricordato di portare con sé la pistola, che aveva prontamente inserito nei pantaloni.

Entrare non fu arduo.

La porta di entrata, incredibilmente, era aperta. Phil fu abbastanza sorpreso. Chi era abbastanza folle da attuare una tortura nei confronti di qualcuno e lasciare aperta la porta d'entrata? O la follia faceva parte del DNA del padrone di casa, o in alternativa non c'era nessuno e le urla provenivano da un'altra zona della foresta, forse seminascosta dalla folta e florida quanto trascurata vegetazione. L'interno della villa era elegante, ma dismesso. Evidente che il tempo avesse in un certo senso segnato le mura, del tutto ammuffite ma che conservavano una propria dignità. I pavimenti erano più puliti di quanto previsto, non c'erano macchie o altro, ma uno spesso strato di polvere era mischiato all'aria ogni volta che Phil o Noah facessero un movimento più ampio del normale.

«Che forza!» esclamò Noah.

«Cosa ci trovi di così fantastico?» chiese Phil. «Siamo entrati in casa di qualcuno senza permesso, è anche violazione di domicilio. Ora che hai visto che non c'è nessuno possiamo tornare indietro».

Noah corrucciò le sopracciglia. «Non avevi detto che era disabitata?».

«Ma cosa ne posso sapere!» esclamò Phil a braccia larghe. Stava perdendo la pazienza. Quel ragazzino stava avanzando troppe richieste e questo lo infastidiva. «Ho solo raccontato la storia che volevi sentire. Ti ho fatto entrare qui perché eri convinto di aver sentito delle urla e come vedi non c'è nessuno».

«Ma c'è corrente» fece notare Noah.

Phil non l'aveva nemmeno notato, tanto preso dai propri pensieri.

«Se la casa è disabitata» osservò Noah «perché c'è elettricità? Non vedi che ogni stanza è illuminata? Guarda» il ragazzino aprì la porta in fondo al salone in stile rinascimentale e si affacciò su una stanza che sembrava la cucina.

«Luce accesa anche qui».

«Allontanati da lì» lo avvisò Phil.

«Questa deve essere la famosa cucina in cui si consumò l'omicidio di quel tale. Lenin, giusto?».

Noah entrò e Phil dovette seguirlo per assicurarsi che non facesse niente di stupido.

Non c'era traccia di nulla, la cucina era intatta. Frigo pieno di provviste e tavolo apparecchiato per uno.

In quella villa abitava qualcuno, a Phil apparve palese.

«Dobbiamo andarcene di qui» disse a Noah.

«Cosa? Perché?».

«Perché, ragazzino del cazzo, siamo in una villa in cui anni fa si è consumato uno degli episodi più terrificanti della storia della città e tu ti comporti come se stessi facendo il giro panoramico di un hotel a cinque stelle. C'è qualcuno, non vedi? Il frigo è pieno, la tavola apparecchiata per una persona. Se il padrone di casa ci scopre potrebbe denunciarci o...».

Il Segreto di Villa JushetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora