Capitolo 11 | Rimorsi

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Margareth fu condotta all'interno di numerosi oscuri corridoi che immaginava Villa Jushet non potesse mai avere: dall'esterno la villa le era parsa sempre luminosa e imponente, anche se con gli anni aveva perso la propria accezione di villa delle meraviglie. I corridoi della villa però sembravano segrete di un castello, umidi e spettrali, con le mura claustrofobiche che sembravano potersi richiudere su sé stesse per creare una trappola. La muffa annidata su di loro, il vomitevole e stantio aroma di sporco misto al vecchiume e la polvere disposta sui pavimenti rendevano quel posto un buco nascosto nel mondo di Cove Bay. Alle sue spalle procedevano le due donne: Karenina, dai capelli rossi, e la donna dai capelli argentei che per quel momento rimaneva senza nome. Proprio lei impugnava la pistola che aveva perso nello scontro fisico con la sua complice. La gelida canna dell'arma era puntata contro i reni di Margareth e spingeva, affondava nella carne ogni qualvolta rallentasse il passo

Dopo circa dieci minuti di camminata, Margareth arrivò nei pressi di un corridoio ancora più stretto. Vide, in chiaroscuro, il tepore di una lampada ad olio e delle sbarre sulla destra.

«Dove mi state portando?» chiese.

Nessuna delle due donne rispose, la fecero avanzare e la gettarono dentro suscitando la curiosità di Phil e Noah.

Quando Margareth li vide si accigliò. Le sue teorie erano andate in fumo?

«Ciao» le disse Noah.

La porta fatta di sbarre d'acciaio si chiuse tonante facendo sì che l'acciaio suonasse nel silenzio. Poi Karenina e la donna dai capelli argentei sembrarono scomparire nel nulla.

Noah e Phil fissavano Margareth come fosse un'aliena proveniente da un'altra dimensione. Ciò che attirò immediatamente l'attenzione di Noah fu lo scintillante badge da agente che troneggiava appeso al collo della donna.

«Tu sei...una poliziotta».

«E tu sei Noah Powerick» rispose Margareth di getto.

«Come fai a saperlo?».

«Ti stanno cercando tutti, in città. Il caso è stato affidato a me e sono venuto a cercarti qui perché ho rintracciato l'auto di quest'uomo» indicò Phil. «I tuoi hanno detto che ti ha accompagnato a casa l'altra sera, uno più uno fa due ed eccomi qui. Poi sono stata catturata da quelle due. Cazzo, mi fa male la testa. Questo tizio ti ha fatto del male?».

«Cosa?» rispose Phil anticipando Noah. «Io avrei dovuto fargli del male? E perché?».

Margareth fece spallucce e si rialzò da terra. «Non so, il mondo è pieno di squilibrati che fanno del male ai bambini».

«Io non avrei mai fatto del male a questo ragazzino!» esclamò Phil indignato. Come si permetteva quella poliziotta di muovergli accuse del genere. «L'ho salvato da un pestaggio a scuola, l'ho portato a casa e si è ritrovato il mio cellulare fra le mani. Si è scordato di consegnarmelo, è tornato indietro approfittando del fatto che l'auto avesse un GPS collegato ad un'applicazione presente sullo smartphone e mi ha trovato davanti a Villa Jushet».

«E come mai» disse Margareth arricciando le labbra e con un tono che a Phil non piacque «eri proprio qui di fronte? Cosa ci faceva un medico dinanzi a Villa Jushet? Anche i sassi sanno che nessuno si avvicina qui da anni».

«Cercavo un modo per...».

Margareth continuò a fissare Phil, in attesa di una spiegazione.

Phil cercò di spiegare, ma il pensiero di aver tentato di farla finita gli provocò secchezza della fauci e sudorazione accentuata. Non voleva che quella sconosciuta conoscesse i suoi fantasmi. Esporsi troppo con una donna era già stato un errore commesso anni prima con sua moglie e non aveva alcuna voglia di ripeterlo.

Il Segreto di Villa JushetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora