Capitolo 18 | Il delirio

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Tutti sentivano che quel precedente secondo avrebbe portato a delle conseguenza irreparabili. Joe, violento marito della integerrima Margareth, era spuntato dalla porta della stanza all'interno della quale il dottor Phil Burch era riuscito ad operare Oleg Jushet in condizioni di estrema emergenza. Un'appendicite in stato critico. Un'operazione che per un genio del bisturi come Burch, anche se inserito in condizioni diverse dalle solite, era stata relativamente una passeggiata. Quell'operazione avrebbe rappresentato con destrezza il pass per la via libera: Gloria Jushet, la misteriosa donna dai capelli argentei autrice anni prima del massacro di Cove Bay solo per proteggere suo figlio Oleg, aveva giurato che se l'operazione chirurgica di suo figlio fosse andata bene avrebbe liberato Phil, Margareth e il giovane Noah.

In quel momento, però...tutto era cambiato. Joe aveva trovato Margareth dopo ore di ricerche: era arrivato a Villa Jushet sulla base di alcuni appunti sul caso della scomparsa di Noah Powerick e Phil Burch e si era avventurato nell'edificio. Prima aveva ferito Karenina Jushet colpendola alla caviglia con un colpo di revolver, poi – preso dall'impeto tipico di chi non ha razionalità – aveva assistito alla scena che più di tutte lo aveva fatto arrabbiare. Margareth era vicino a Phil, ancora con indosso un grembiule azzurrognolo sporco di sangue. La sua donna, sua moglie, abbracciava un altro uomo e sorrideva. L'uomo – Oleg appena ripresi i sensi dopo l'odissea con Burch – aveva avuto un impeto di generosità e di umanità e riconoscendo come suoi salvatori i presenti aveva iniziato a ridere e ad abbracciare tutti. Caso volle che nel momento in cui ad essere abbracciata toccasse a Margareth, Joe li vide. Quest'ultimo non pensò neanche a cosa stesse facendo, fece prevalere l'istinto sulla ragione e sparò dinanzi a sé non appena Oleg si fu voltato per capire chi fosse entrato. Non immaginava nemmeno cosa gli sarebbe stato fatto da un tizio che considerava un perfetto sconosciuto. Il proiettile esploso dalla canna del revolver di Joe si era conficcato sulla fronte di Oleg trafiggendola come un coltello nel burro. Oleg non aveva capito nulla di ciò che era accaduto, si era limitato a curvarsi al suolo come una bambola di pezza a cui è stata appena tolta l'imbottitura. Fu quella l'immagine che Gloria Jushet avrebbe conservato per tutta la vita, fu quello il primo passo verso la fine di Cove Bay.

Gloria Jushet crollò al suolo. Le sue urla disperate assomigliavano a dei latrati intensi di un lupo ferito. La voce umana era stata sostituita da gracchianti suoni interrotti da singhiozzi rumorosi. Joe, in piedi con la pistola fra le mani, assunse un'aria confusa. Non riusciva a capire cosa fosse accaduto: aveva, dal suo punto di vista, legittimamente fatto giustizia uccidendo uno dei due amanti di sua moglie. Ma vedeva, sul volto di quella donna dai capelli grigi stesa al suolo in prossimità del corpo di Oleg, piangere disperatamente e le espressioni di Margareth, Noah e Phil essere terrorizzate. Fra i tre il primo a reagire fu Phil: non poteva credere ai propri occhi. Gli aveva salvato la vita. Era riuscito a salvare la vita ad Oleg e quell'immondo idiota lo aveva ucciso a sangue freddo. Smise di pensare e una carica di adrenalina gli percorse il corpo elettrizzandone i sensi. Scattò in avanti e aggredì Joe con un placcaggio che ebbe l'effetto di far rotolare la pistola più in là. Joe, ancora confuso, non poté fare altro che subire.

«Come hai potuto! Chi cazzo sei? Eh? Perché lo hai ucciso?» domandava Phil mentre colpiva Joe in volto più e più volte, dimostrando ancora quell'aggressività che un anno prima aveva mostrato con l'amante di sua moglie. In quel caso la situazione era ancora più grave: uno sconosciuto aveva ucciso Oleg! L'uomo a cui lui aveva salvato la vita e che lo aveva abbracciato pochi secondi prima! Non rispondeva più di sé. Continuò a colpire Joe per almeno un minuto buono e mentre le ossa delle mani sentivano dolore nell'impattare con le ossa facciali dell'omicida, il sangue scorreva a fiumi insinuandosi fra le unghie di Phil e sporcando il volto da maiale di Joe. Esausto, Phil iniziò a singhiozzare. Joe aveva ormai quasi perso i sensi e per l'incredibile susseguirsi di eventi a cui aveva assistito non era riuscito a reagire. Non riusciva ancora a capire cosa avesse fatto, non riusciva a comprendere chi fosse in realtà l'uomo che aveva ucciso con violenza. Accusava solo nausea, vomito e dolore a tutto il corpo per i colpi ricevuti da Burch. Quando Phil si fu disposto a lato, esausto e senza fiato, sentì Margareth sussurrare: «Lui è mio...è mio marito» e non poté neanche pensare a quelle parole, perché ad arrivare come un fiume in piena fu la reazione di Gloria Jushet.

Il Segreto di Villa JushetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora