~ZULEMA'S POV~
Osservo dal cortile la scena della Bionda e suo fratello, senza volerlo contorco la faccia in una smorfia di dolore, dopo tutto mi dispiace vederla così, è solo una povera disgraziata a cui la vita sta andando a rotoli. Osservo come si abbracciano ed osservo le sue lacrime, non mi sento in colpa, quello no, anche perché il senso di colpa è il sentimento più inutile di tutti. È inutile pentirsi di una cosa dopo che la su ha fatta, basta non ripeterla una seconda volta. Il punto è che quando ho detto alla Bionda che non ero stata io a far uccidere la sua famiglia non mentivo, non ne sapevo nulla. Certo, sapevo che la famiglia del mio ragazzo si sarebbe vendicata, potevo aspettarmelo, ma non ero stata io a dare l'ordine di farlo. Butto fuori il fumo e lancio a terra la sigaretta per poi distogliere lo sguardo da quella scena, era salita in auto, spero solo che manterrà la parola.Mi vado a sedere sui gradini del cortile, proprio di fianco a Saray, lei è l'unica qui dentro con la quale vado davvero d'accordo, l'unica che non mi tradirebbe mai, mia sorella.
ZULEMA: Hey Gitana!
Sposta il suo sguardo attento su di me e mi sorride come al solito, a volte invidio la sua quasi spensieratezza, prende la vita con una filosofia completamente diversa dalla mia, lei si aggrappa all'amore ed io mi aggrappo all'odio e alla vendetta, bella merda vero?!
SARAY: Hey Zule va tutto bene? Ti vedo strana...
Sospiro e mi accendo un'altra sigaretta, fumo di più quando sono nervosa.
ZULEMA: Va tutto bene, per quanto bene possa andare in questo buco insomma...
Saray sospira e mi prende la sigaretta facendo anche lei due tiri.
ZULEMA: Che mi dici di te? Va tutto bene?
Mi restituisce la sigaretta e si appoggia con la testa al muro.
SARAY: No, non va tutto bene, manco per il cazzo!
ZULEMA: Che succede?
SARAY: Succede che mi sposo.
Sgrano gli occhi e comincio a tossire, mi è andato il fumo fino al cervello cazzo.
ZULEMA: Che cazzo dici?!
I suoi occhi si fanno lucidi e riprende in mano la sigaretta.
SARAY: Dico che i miei mi hanno promessa in sposa a un ricco proprietario terriero del nostro paese cazzo, dico che mi hanno detto che se non lo sposo loro verrano sbattuti fuori di casa e dico che se non ci faccio tanti piccoli marmocchi verrò ripudiata.
Cazzo che merda, so cosa prova, lo so perché anche io ero promessa in sposa ad un uomo di 30 anni quando io ne avevo solamente 10. Mi ricordo ancora come scappai dalla mia famiglia senza voltarmi indietro, ed è così che a 10 anni cominciai a scappare da tutto e da tutti.
ZULEMA: Cazzo Saray, che merda.
Porto una mano sul suo braccio per darle conforto, per quanto confortante possa essere una come me...
ZULEMA: Ci sono passata anche io, mi ricordo ancora quando invitarono mio "marito" per prendere un tè. Mi ricordo che quella stessa notte scappai di casa, non volevo affatto saperne nulla di quel porco. E quindi eccomi qui, in continua fuga da 30 anni a questa parte.
SARAY: Vorrei poter scappare anche io Zule, il punto è che loro sono la mia famiglia, la mia schifossissima famiglia, quella che mi ritrovo. Non posso abbandonarli, lo capisci?
Tolgo la mano da suo braccio e finisco di fumare.
ZULEMA: No, non lo capisco, non mi è mai importato un cazzo degli altri.
Ed era vero, non mi è mai importato nulla e mai m'importerà, fanculo la gente, basta che io stia bene e poi il resto può andare a farsi fottere.
Restiamo ancora un po' lì a chiacchierare e poi ci avviamo in mensa per fare pranzo.
~MACARENA'S POV~
Arrivo al cimitero e posso vedere già le due bare dei miei genitori circondate da parenti e amici vestiti di nero. I miei occhi tornano a bruciare e le mie gambe iniziano a tremare, non riesco ad abbandonare l'idea che tutto questo infondo sia anche colpa mia. Cazzo, se solo li avessi lasciati fuori da tutta questa storia non sarebbe successo nulla di tutto ciò. Roman mi prende la mano e la stringe nella sua.
ROMAN: Va tutto bene Maca, non è colpa tua, intesi?
Accenno un sorriso e stringo di più la sua mano per poi avviarci vicino al prete che stava aspettando solo noi.
Il prete comincia a dire la messa che tutti ascoltano attentamente, molto piangono, altri hanno lo sguardo basso e altri ancora si tengono per mano, io mi sento solo vuota. Non riesco a sentire più nulla, solo un senso di vuoto interiore che sento che nessuno riuscirà mai più a colmare. Arriva il momento del discorso e il prete decide di dare la parola a me, il punto è che avrei così tante cose da dire che non penso mi uscirà nemmeno la voce. Mi avvicino al microfono e mi schiarisco la gola.
MACARENA: G-grazie a tutti per essere qui... io sono sicura che ai miei genitori farebbe piacere vedere che tutte queste persone tenevano così tanto a loro.
Le lacrime cominciano a scorrere di nuovo sul mio viso.
MACARENA: Parto con il dire che avrei così tante cose da dire che probabilmente non riuscirò a dirne nemmeno la metà... tuttavia è inspiegabile il vuoto che si prova quando si perdono i genitori. È inspiegabile la sensazione di solitudine che ti travolge un meno di un secondo, tutte le certezze che ti eri costruita scivolano via da sotto i tuoi piedi senza che tu te ne renda neanche conto...
Mi asciugo la faccia con la mancia del cappotto, dai Maca, puoi farcela.
MACARENA: La verità è che non ci sono abbastanza parole per dire ciò che si prova, ti tornano in mente tutti i ricordi belli, ed inevitabilmente anche quelli brutti, e ti attacchi ad essi come se fossero un salvagente. Avrei voluto fare ancora così tante cose con loro, avrei voluto passare tanti pranzi in famiglia, avrei voluto passare molte vacanze al mare tutti insieme, avrei voluto farli diventare nonni...
Ormai sono un oceano di lacrime, sto singhiozzando come una bambina e non sono in grado di fermarmi.
MACARENA: Tuttavia il destino come li ha portati via troppo presto ed ora non potrò fare mai più nulla con loro. Quando perdi i genitori crollano tutte le tue certezze, è vero, ma una rimane, solida e certa dentro di te: la consapevolezza che li amerai per sempre. Perché si, li amerò per sempre e li porterò sempre nel mio cuore, grazie.
Mi allontano dal microfono e mi lascio andare tra le braccia di Roman, non avrei mai pensato di dover dire addio ai miei così presto, il punto è che penso che non si sia mai pronti per dirgli addio. Io e Roman ci stacchiamo dall'abbraccio e abbracciamo tutti amici e parenti, odio questi momenti, odio la fatidica parola che si dice in queste occasioni: "condoglianze". Ma condoglianze di cosa?! Fanculo.
Tra la folla posso notare un cappello rosso, cazzo, è l'uomo di cui mi parlava Zulema. Mi guarda attentamente e viene verso di me, cazzo e adesso che faccio?! Penso alla cosa più ovvia che mi sia venuta in mente e lo abbraccio così come ho fatto con tutti gli altri, per non dare troppo nell'occhio. Tiro rapidamente fuori dal mio reggiseno la busta e gliela metto nella tasca del cappotto. Le sue braccia stringono la presa su di me e mi sussurra all'orecchio
AHMED: Condoglianze Biondina.
Detto questo molla la presa su di me e se ne va via senza aggiungere altro. Condoglianze Biondina? Che cosa voleva dire?!
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Ecco il terzo capitolooo, tranquille che questo era solo un capitolo di passaggio, per questo è noioso, ma vi prometto che gli altri saranno migliori❤️❤️
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Tra amore ed odio.
FanfictionSi sa che non c'è notte senza giorno e non c'è bene senza male, proprio per questo non c'è Zulema senza Macarena. Le due capiranno che gli opposti si attraggono semplicemente perché senza il loro opposto non sono complete. Capiranno che per quanto s...