I'm here for you

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                           ~§~

Settembre passò, lasciando posto a un ottobre particolarmente gelido e ventoso; un ottobre che alternava forti piogge a freddo da polo nord al quale i ragazzi potevano combattere solo con cappelli di lana, sciarpe e giubbotti imbottiti.

Steve aveva iniziato a coprirsi di più per andare in piscina nonostante la frequenza in quelle due settimane fredde non fosse cambiata.

Natasha, che si era ostinata a non portarsi la sciarpa dopo che usciva dalla palestra, aveva un mal di gola pazzesco e Wanda si era ben vista da non farglielo simpaticamente pesare.

In compenso al freddo, erano iniziate le partite di football che, non si sa per quale motivo, davano a tutti i ragazzi in college un forte sentimento di appartenenza, abbastanza forte perché uscissero a guardare quella ventina di ragazzi che correva con una maglietta dalle spalle imbottite e una palla sformata sottobraccio.

Inutile dire che se i ragazzi a settembre avevano già iniziato ad avvicinarsi, quelle due settimane che erano passate di ottobre erano servite per far si che la loro amicizia potesse radicarsi e formarsi un po' di più. Era davvero difficile che non andassero quasi tutte le sere a cena fuori o si riunissero un po' in camera di uno, un po' in camera dell'altro per chiacchierare fino a notte fonda. Anche se, c'è da dire che questo accadeva di solito in camera di Natasha e Wanda, così evitavano di disturbare i malcapitati compagni di stanza.

Be, a essere sincere, era davvero complicato definire il rapporto tra quei quattro. Davvero davvero complicato. E lo era anche per loro, dico sul serio!

Wanda stava entrando in crisi (“Mai un ragazzo mi ha fatto quest'effetto e adesso arriva 'sono figo e lo so che non ti fa dormire la notte' “) .

Natasha aveva paura. Una paura matta che tutto potesse andare male, che Steve le potesse far del male seppur non sapesse neanche lei come diavolo definire il loro rapporto. Non ne aveva idea. Non lo sapeva assolutamente. Sentiva che Steve riusciva a capirla, che di lui poteva fidarsi ma non le sembrava mai abbastanza per potersi davvero aprire e spiegargli i bracciali al polso sinistro. O il perché del suo sorriso sempre triste seppur non lo sembrasse in apparenza, o il perché non volesse storie.

Ciò che neanche lei capiva o voleva semplicemente ammettere a sé stessa era che Steve stava diventando più importate del previsto. Troppo a dire la verità.

- Dunque, chi mi sa dire quali erano le caratteristiche delle opere del ciclo bretone? – domandò l'arcigna professoressa, appollaiata dietro la cattedra.

La mano di Natasha scattò logicamente in aria e gli occhi grigi dell'insegnante vagarono blandi lungo tutta la classe nella speranza di vedere altre mani alzate. Steve sorrise, notando la difficoltà dell'insegnate e il fastidio nel concedere a Natasha la parola.

Lei rispose correttamente, la voce chiara e i termini corretti e il biondo sorrise di nuovo consapevole che la sera prima si erano guardati un film assieme senza studiare nulla ma Natasha sapeva ugualmente tutto.

- Bravissima Romanoff – rispose l'insegnante, particolarmente annoiata. Abbassò lo sguardo sul libro e poi continuò a spiegare mentre Steve si perdeva nei ricordi della sera prima, fissando un punto nel vuoto.

“Bene, visto che so che razza di film sceglierebbero le ragazze ho portato dalla videoteca Fast&Furious, Arma Letale, It e Non aprite quella porta”

Natasha rise e prese l'ultimo dei dvd che Steve aveva snocciolato inserendolo nel computer portatile e infilandosi sotto le coperte mentre iniziava. Il ragazzo si sistemò accanto a lei, certo che quella serata sarebbe andata a gonfie vele.

Under the skin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora