Steve cominciò a correre

659 38 36
                                    


                          ~§~

Né Natasha né Steve stavano frequentando le lezioni.

Si evitavano entrambi a vicenda e -notizia del giorno- avevano deciso di barricarsi nella loro stanza.

Il biondo usciva solo la sera per andare a nuotare nonostante le proteste e le minacce di Bucky e i blandi tentativi di Sam di fargli capire che stava sbagliando.

Nell'ultima settima, che aveva portato ancora più freddo di quanto già non ce ne fosse, la routine per Steve era sempre stata la stessa: sveglia, doccia, letto, bagno, letto, tv, letto, piscina, letto.

Una monotonia che lo stava lentamente uccidendo ma per lui era sempre meglio così piuttosto che girare per i corridoi e magari incrociare lo sguardo gelido di Natasha che non sarebbe mai riuscito a sostenere.


Per la rossa, la routine quotidiana era leggermente diversa se si aggiungeva la quantità spropositata di gelato che stava mangiando e le urla di Wanda nella loro stanza che erano decisamente moltiplicate rispetto al normale.

Era tutta colpa sua.

Colpa sua se Steve stava male.

Colpa sua se avevano litigato.

Colpa sua se si erano dati quel primo bacio alla festa che -cavolo-sembrava esser successo secoli fa.

Colpa sua se adesso si ritrovava nel suo letto con la tv accesa che mandava in onda “Beautiful”, e con una vasca di gelato alla stracciatella, per essere precisi, la terza in una settimana.

- Natasha, di questo passo diventerai un tricheco – disse Wanda passando davanti all'amica dopo essersi cambiata per andare a cena con Bucky.

La rossa mugugnò qualcosa di incomprensibile prima di affondare il cucchiaino dentro il gelato e toglierne fuori una quantità enorme di dolce, ficcandoselo tutto in bocca senza la minima esitazione.

- Io esco con Bucky se c'è qualche problema – piegò la testa da un lato riflettendo su ciò che aveva appena detto, – anche se ne dubito fortemente, chiamami. Ciao tricheco – si chinò su di lei per darle un bacio sui capelli rossi, che avevano sicuramente bisogno di una doccia, e Natasha rispose in modo un po' strascicato osservando l'amica uscire dalla loro stanza.

Si stava annullando, e lo sapeva.

Si stava annullando, cercando una spiegazione al suo comportamento anche se, alla fine, la riposta era sempre la stessa. Era sempre quel “me lo merito” che voleva dire tutto e niente allo stesso tempo.

Lei aveva bisogno di essere salvata anche se questo non l'avrebbe mai ammesso.

Lei aveva bisogno di Steve anche se questo non l'avrebbe mai ammesso.

Lei aveva bisogno di uscire, staccare la spina per un po' e cercò a tentoni il coperchio del gelato che era certa aver lasciato sul comodino. Lo chiuse e lo allontanò da sé lasciandoci il cucchiaino all'interno e zampettò in bagno ignorando Brooke che stava cercando di portarsi a letto l'ennesimo uomo sposato.



Erano almeno le sei del pomeriggio e a Steve Natasha mancava come l'aria.

Camminava per le strade di Boston sentendosi sempre e inesorabilmente solo e neanche il freddo che gli passava sotto la felpa o i Simple Plan che ci davano dentro nelle sue cuffie sembravano aiutarlo sul serio a smuoverlo.

Era come ai diciassette anni, dove aveva imparato a far sì che tutto gli scivolasse addosso, dove aveva imparato a far sì che niente riuscisse più a scalfirlo.

Under the skin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora