I don't know what it is

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"forza ragazzi! Datevi una mossa, correte!" schiamazzó quella gallina della professoressa di motoria.
Ancora oggi mi chiedo perché questa inutile materia sia obbligatoria.
Erano ormai passati 10 minuti e io, insieme ai miei compagni, giravo come una stupida lungo il perimetro della palestra.
"Anna io sto per svenire" mi avvisó Diana Berry, il mio spirito affine.
Stavo per affermare che mi sentivo esattamente come lei quando ad un tratto uno spilungone dalle gambe chilometriche mi passò di fianco dandomi una pacca sulla spalla.
"Cole!" sussurrai. Avrei voluto urlarlo ma 'non si parla durante la lezione'.
Dopo altri interminabili minuti ci fermammo.

"Carotina tutto bene? Sembra che stai per collassare." mi stuzzicó un giovane dai capelli corvini.
"Tutto benissimo Blythe. Torna a farti i fatti tuoi ora"
"come vuoi tu" esclamò divertito.
"È togliti quel sorrisetto dalla faccia!" lo rimproverai.
Non mi ascoltò.
Si voltò per andarsene ma subito si rigiró con l'espressione di uno che ha appena avuto l'idea del secolo.
Confusa lo continuai a fissare.
Scrutai attentamente ogni sua mossa.
Inutile dirvi che il suo brillante piano era quello di sedersi accanto a me, giusto per darmi fastidio ancora un po'.
"Blythe trovati un'altro posto"
"Sono troppo stanco per alzarmi Carotina"
Dinuovo quel sorriso sghembo si manifestò sul suo viso. Mi concessi altri pochi istanti per contemplare i suoi lineamenti perfetti poi iniziai a conversare con Di, dando le spalle al ragazzo.

Odio Gilbert Blythe. Che sia un bel ragazzo non si può negare, insomma come dice Ruby è muscoloso ma non troppo, è carino e quei capelli ricci, costantemente spettinati, gli danno un non-so-ché che attrae molto le ragazze. Non si può dire altrettanto del suo carattere però: sicuro di sé, spavaldo, strafottente...

I miei pensieri vennero interrotti dalla voce stridula della prof che contava.
"1..2..1..2"
Numerazione per due e il cesto delle palle dietro di lei comunicavano solo una cosa: Passaggi.
Il mio sguardo incorció presto quello della mia mia migliore amica. Entrambe gioiose esultammo silenziosamente consapevoli che saremmo state insieme.
Peccato che non è sempre tutto rosa e fiori e la maggior parte delle volte ciò che meno desideriamo è quello che alla fine otteniamo.
Quello che meno di tutto volevo era stare in coppia con Gilbert Blythe.
Avete già capito no?

"Allora Carotina.. Me la lanci la palla o vuoi scaldarla ancora un po'?" mi richiamó, svegliandomi dallo stato di trans in cui mi ero ritrovata.
"s-si Blythe" mi ripresi.
Inizialmente i passaggi erano sprecisi e numerose erano le volte che il pallone toccava terra. Pian piano però, con mia grande sorpresa, ci coordinammo.
Eravamo come fatti per stare insieme, come squadra intendo.
Sentivo che nessuno poteva essere più sincronizzato di noi. Mi sentì bene.
I nostri occhi si incatenarono.
Mi sentì bene, mi sentí libera.

La campanella suonò e, per un motivo a me non noto, per la prima volta ne ero delusa. Sarei voluta rimanere a giocare, si era creata una bella atmosfera.
Salutai la professoressa e rivolsi un'ultima occhiata a Gilbert. Lui mi fissava. Non era inquietante, sentivo il suo sguardo bruciare sulla mia candida pelle e mi faceva uno strano effetto.
Era ancora immobile così, dopo aver capito che non mi avrebbe detto nulla, mi diressi verso lo spogliatoio perplessa cercando di analizzare la situazione.
Non capivo cosa mi stesse capitando. Perché mi ero fermata? Perché mi dispiaceva che non mi avesse parlato? Stavo per attraversare la porta in acciaio quando un braccio mi tirò dietro. Gilbert.
"Che vuoi Blythe?" chiesi dopo aver constatato che la piccola palestra fosse priva di ogni segno di vita capace di ascoltare e riportare la conversazione ad orecchie esterne.
Staccò velocemente la mano dal mio polso come ustionato.
"Blythe?"
"te"
"cosa?"
"emm.. No.. intendevo.. Posso parlarti?"
Annuí ancora confusa.
Mi parve fragile e insicuro, cosa per niente da Gilbert.
"l-l'hai sentito anche tu?" balbettó
"cosa?"
"Quel tepore.. Quella sensazione strana.. Mentre giocavamo"
".. Che tepore?" chiesi.
"ah" si limitò a rispondere. Poi tirò un sospiro affranto.
"Si l'ho sentito" non so con quale coraggio e per quale ragione glielo abbia confessato ma subito lo vidi scattare in alto con la testa.
"Anna.."
Abbassai lo sguardo imbarazzata. Era vicino, troppo vicino. Non riuscivo a rimanere calma a questa distanza.
Appoggiò le mani al muro tenendo le braccia ben tese. Poi rilassó un ginocchio che si piegó fino a toccare la mia gamba.
"È appena risuccesso?" mi domandò.
"s-si" gli cofessai ancora scossa dal breve brivido che mi aveva percosso da capo a piedi.
Continuò a puntare i suoi occhi nei miei poi appoggiò delicatamente la grande e calda mano destra sulla mia spalla.
Si stava avvicinando, troppo. Dovevo concentrarmi su qualcos'altro, non capivo cosa stava succedendo ma non potevo lasciarmi andare.
"3.. Virgola.. 141.. 592.. 653.. 5"
"cosa?!" esclamò allontanandosi bruscamente da me per la sorpresa.
"il Pi Greco.. Lo sto ripetendo"
"Bene" si ritirò indietro.
Che stavo combinando? L'avevo allontanato?
"Tu sai che cos'è?"
"No.." risposi sincera.
Anche lui era confuso. Anche lui non sapeva come muoversi. Non pensavo potesse sentirsi così stranamente uguale a me.
"Voglio capirlo"
"A-anche io"
Dei rumori bruschi provenienti dall'interno ci riportarono con i piedi per terra.
"beh.. Allora ciao" si congedó.
"Allora ciao.." ricambiai il saluto.

Due giorni dopo.

Ero ancora alla ricerca di quella strana sensazione che avevo provato in compagnia del corvino.. Che diavolo mi prendeva?!
Volete sapere di lui? Beh non sembrava si stesse impegnando particolarmente. Non mi stava più addosso. Adesso passava il suo tempo con Diana o con Josie.
Fu quando abbracciò Ruby che decisi che non avrei più indagato. Non mi interessava più nulla di lui. Lo iniziai ad ignorare, era giusto fare così.

Passò una settimana. Ancora eravamo distanti, ancora on c'eravamo rivolti la parola.
Era dinuovo mercoledì, questo vuol dire che avrei dovuto rifare motoria. Ci sistemammo in fila ma quasta volta fui ben attenta a mettermi lontano da lui.
Peccato che la professoressa mi ingannó un'altra volta.
"Ragazzi le coppie dell'altra volta, non voglio perdere tempo".
Quanto la odiai.
Iniziammo a tirarci la palla. Stavolta però non c'era complicità. Lui si impegnava, io sinceramnte no. Non avevo alcuna voglia di vederlo né tanto meno di passare del tempo con lui.
Finito l'allenamento mi incamminati in direzione del piccolo e puzzolente stanzino.
"Anna" mi chiamò.
Non mi voltai.
Al secondo richiamo decisi però di girarmi per mettere le cose in chiaro.
"Perché non hai giocato come l'altra volta?"
"Che ti importa"
"Mi importa.."
"Che hai?" chiese.
"Che ho?! Vai via Blythe"
"Anna che ti ho fatto?"
"Dovevi cercare.. Io mi ero fidata, io speravo a te fregasse qualcosa di.. Quello. È invece no, sei solo stato attaccato alle eltre ragazze? Ora che vuoi?!"
"Io non ho smesso di cercare"
"Ah no? E dove cercavi? Addosso a Diana? O forse abbracciando La Gillis? O toccando i capelli a Josy Phy forse" ero esausta. Come si permetteva di volere spiegazioni. Era solo un cretino.
"I-io.."
"Tu?" ribattei.
"Io volevo capire.. Volevo capire se lo sentivo solo con te.." ammise.
Mi sentì increbilmente in colpa ma non dovevo. Perché mi aveva allontanata?
"Perché mi hai ignorata?
"Io ho capito che senza te non posso stare."
Mi prese il volto fra le mani.
"Ho capito cos'è.. E tu?"
"Ti voglio bene.." dichiarai non sapendo bene che fare.
"Si.. Anche io" poi si dileguó deluso.
Che avevo fatto ora?!

Una settimana dopo

Passò un'altra settimana. Lui come i sette giorni precedenti mi ingoró ma stavolta non stava insieme alle altre. Che gli prendeva?
Quel mercoledì non giocai, rompendo l'unico legame che ci era rimasto.
Lui fece pochi passaggi poi chiese alla prof se potesse andare in classe perché on si sentiva molto bene. Era il cocco della vipera quindi ovviamente a lui era permesso fare tutto.
Decisi di seguirlo.
"Gilbert!" cominciai a chiamarlo fra i corridoi.
"Gilbert!"
"Gilbert!"
"Vattene" mi rispose freddo.
"Non ero venuta per te.. Dovevo solo prendere la bottiglia. Ti libero della mia angosciante presenza così non mi dovrai più vedere tranquillo" lo infomai altrettanto cruda.
Lui deglutí poi aggiunse.
"ok no... Resta"
Dopo interminabili attimi di silenzio parlai.
"Perché fai così?"
"Perché io so"
"Cosa? Cosa sai?"
Mi prese per un fianco e mi avvicinó a sé.
"Questo" affermó sentendomi tremare.
"Ah" solo questo riuscí a dire.
"E cos'è?" chiesi nonappena mi fui ripresa.
"Amore" sussurró.
Fu allora, solo allora che capii.
"Amore" ripetei.
"Solo amore".





Space me
Ciao ragazzi! Allora, a dirla tutta questa os non è fra le mie preferite, spero in ogni caso che vi sia piaciuta. Sono un po' a corto di idee ma presto torneró con più storie tranquilli. Semmai stavo pensando.. Non è che vorreste darmi qualche piccolo spunto? Non lo qualcosa che vorreste leggere. Aspetto i vostri commenti (smepre se qualcuno sta leggendo)
Sciauu💕

𝓈𝑒𝓂𝓅𝓇𝑒 𝓃𝑒𝒾 𝓂𝒾𝑒𝒾 𝓅𝑒𝓃𝓈𝒾𝓇𝑒𝒾-Shirbert🌼🌊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora