You are my time

354 10 13
                                    


Era una sera buia e serena. Una Luna piena e magnifica riposava in alto nel cielo blu.
Milioni di stelle osservavano accuratamente la terra da lassù. Ad Anne piaceva pensare che ad ogni persona ne appartenesse una. Come se fosse una specie di guida o di angelo custode.
Sapeva che erano solo meteoriti ma preferiva credere ciò che voleva.
Una leggera brezza primaverile faceva ondulare I lunghi e sottili fili d'erba del giardino di casa Blythe. Non era mai stato un prato curato. Il ragazzo viveva da solo e nonostante gli sarebbe piaciuto occuparsi della casa della sua famiglia non trovava mai il tempo per dedicarsi ad essa.
In ogni caso in quella sera buia e serena due ragazzi erano insieme, uno seduto su un grande e spazioso divano, l'altra su una poltroncina color vaniglia.
Quel pomeriggio avevano svolto insieme un compito scolastico assegnatoli dalla professoressa Stacy.
I due avevano finito in poco tempo, infondo erano i migliori della classe! Due menti veloci e brillanti che corrono rapidamente verso la soluzione di un qualsiasi enigma.
I giovani non andavano d'amore e d'accordo, anzi. La femmina, una donna dai capelli rossi, aveva costruito fin da subito un muro fra lei e il corvino. Lui aveva provato più e più volte a distruggerlo, invano.
Due ore, ci avevano messo solo due ore a completare il progetto che gli altri avevano realizzato in almeno tre giorni.
Perché Anne Shirley si trovava ancora lì? Vi starete chiedendo.. Beh si sa, fra chiccherate e litigi, battibecchi e prese in giro il tempo scorre, scorre veloce e non si blocca.
"Allora che si fa mentre si aspettano le pizze?" chiese il ricciolo sperando vivamente che lei avesse un idea.
Come aveva previsto e, come sempre del resto, ce l'aveva.
"Emm non so.. Obbligo o verità?"
"Si ok" asserí lui.
Era contento, molto, estremamente contento. Passare del tempo con la rossa lo faceva rilassare, lo faceva sentire libero e in pace con il mondo.
La stessa cosa non si poteva dire delle sensazioni della bella. Lei era in continua agitazione, quando era davanti a lui era timorosa, debole e impotente e questo la faceva innervosire incredibilmente.
"Obbligo o verità Anne?"
"Credo che sceglierò verità"
"Bene.. È vero che non ti scogli mai le trecce?" chiese.
"A scuola si è creato una specie di mito sui tuoi capelli. Io non gli ho mai visti sciolti. A parer mio staresti meglio sai.."
"Forse perché non te li voglio far vedere Blythe.. In ogni caso no, in realtà li porto spesso sciolti in casa."
"Ok. Tocca a me"
Il gioco andò avanti per un po'. Le domande erano tutte stupide, ad eccezione di qualche opinione su libri letti. Gli obblighi erano vermanete pochi e altrettanto insensati. "Bevi tutta la bottiglia di coca-cola" "Scrivi con il piede" e insomma avete capito no?
Le pizze arrivarono, Gilbert insistette per pagarle e dopo essersi seduti a tavola iniziarono a parlare e discutere civilmente e come due persone normali. Strano eh.
Una volta finito di mangiare sistemarlo tutto e ripresero il loro gioco.
"Obbligo o verità?"
"Dai stavolta mi butto sul l'obbligo" decise Anne.
A quelle parole vide subito una scintilla accendersi all'interno delle iridi del ragazzo che aveva di fronte.
I due erano vicini, molto vicini, con i piedi che giocavano involontariamente ad acchiappino per avere un contatto fisico con l'altro.
Stavolta erano posti entrambi sul divanetto.
Gilbert si inumidí le labbra con la lingua.
"Baciami" annunciò.
"Cosa?!" domandò scandalizzata lei.
"Baciami Anne" ripeté.
"Eh? Cos.. No Gilbert, insomma io tu, la signorina Stacy, progetto, casa, Cuthbert, casa, sera io d-devo andare c-ciao!" si congedó sguizzando fuori dal portone in betulla.
Gilbert si infilò la giacca e la seguì.
"Anne scusami, scusami davvero. Non pensavo tu potessi avere questa reazione. Non era mia intenzione. Torna qua, fa freddo fuori. Devo accompagnarti io ricordi?"
"Già.." si girò e tornò verso casa. Una volta al caldo si sistemarono, accuratamente lontani.
Un silenzio tombale era calato nel salottino accogliente della casa del ricciolo.
Anne era imbarazzata come non mai e teneva lo sguardo fisso a terra. Qualche volta lo alzava ma solo per fissare il caminetto o qualche vaso.. Non osó guardare l'amico/nemico negli occhi neanche per un istante.
Al contrario Gilbert la guardava, la scrutava, la ammirava.
"Anne.. Scusami"
Nessuna risposta.
"E dai Anna nella.. peggiore.. Delle ipotesi sarebbe stato un bacio, solo un bacio!"
In realtà no, non lo pensava. Per lui un bacio, un bacio di Anne sarebbe stato qualcosa di unico, eccezionale.
"Non capisco perché tu abbia reagito così Anne"
Ora iniziava ad innervosirsi.
"Vuoi deciderti a parlare?!" esclamò infastidito.
"Che vuoi Blythe?"
"Che voglio? E dai Anne, perché te la prendi sempre per tutto?"
"Gilbert io.. Io non ho mai dato un bacio a qualcuno ok? Era questo che volevi sentirmi dire? Bene ora sei contento immagino. Non scherzare su queste cose per piacere. Io non ho ancora dato il mio p-primo bacio... E lo voglio dare ad una persona speciale per me, capisci?"
Spiegò sbraitando.
Il ragazzo per la prima volta da quel pomeriggio distolse lo sguardo dalla sua immagine.
Gli occhi gli diventarono lucidi e non poteva farsi vedere così da Anne.
Si alzò di scatto e si recò verso camera sua.
"Gilbert? Gilbert dove vai?"
"Sei maleducato sai? Non si lasciano gli ospiti da soli" lo riproverò ma lui non parve ascoltarla.
"Gilbert Blythe non costringermi a venire lì da te o te la v-"
La porta della stanza da letto del fanciullo sbatté interrompendo la sua ramanzina.
Anne si avvicinò ad essa.
"Gilbert dai aprimi... Che ti prende?" chiese.
"GILBERT!" urlò.
Il corvino aprì la porta è la ragazza, che vi era appoggiata sopra, cadde clamorosamente.
Gilbert non rise. Si trattenne perfino dal porgerle la mano per aiutarla.
"Grazie per il tuo aiuto eh"
Lei lo guardò in faccia osservando la sua mascella definita e i suoi lineamenti.
"Perché non mi guardi in faccia? Cos'è hai paura di me Blythe? Beh si sai dovresti perché sono molto arrabbiata in questo momento"
"Non ho paura di te. Ho paura di quello che mi stai facendo Anne" le confessò con tono tagliente e freddo.
La rossa quasi non lo riconobbe. Quel tono di voce non si addiceva per niente alla sua persona. E per di più non capiva che gli era successo tutto d'un tratto.
"Andiamo ti accompagno a casa"
"No Gilbert!
1.È presto,
2. Devi spiegarmi"
"Spiegarti cosa?"
"Perché ti comporti così? Sei strano.. Che ti ho fatto eh Blythe?"
Gilbert sospirò.
"Nulla. Hai ragione" non l'avrebbe mai ammesso.
"Nulla? Si e io ci credo"
"Dimmi che è successo"
"Smettila Anne"
"No parla Blythe"
"Ho detto smettila" gridò irritato.
Strinse i pugni e tornò in cucina.
"Gilbert non mi interessa. Non mi interessa, puoi anche picchiarmi. Io non mi arrendo"
"Non ho la minima intenzione di picchiarti"
"Beh in ogni caso non servirebbe. Dimmi. Che. Ti. Succede." gli ordinò schietta.
"No. Anne non ti conviene. Finiamola qui"
"Cosa? Cosa finiamola qui?"
"Tutto. Tutto quello che c'è fra noi. Chiudiamo, facciamo finta di non conoscerci ok?"
Avrebbe fatto male ma era l'unica soluzione. Lei si meritava libertà e felicità e lui le era solo d'intralcio.
"C-cosa?" ora la Anne Shirley-Cuthbert sicura e determinata era sparita.
Restava una bambina terrorizzata.
"Cosa Gilbert?"
"Da domani, da domani non parliamo più ok? Ignorami, tanto sei brava a farlo"
"Perché? Perché vuoi rompere tutto?"
"Perché si"
"Perché non vuoi più essere mio amico?"
"Perché non posso, non posso esserlo. Non posso e non voglio. Ora andiamo, dobbiamo andare"
Aprì la porta di casa e uscì camminando velocemente verso la macchina.
La fanciulla però non si mosse. Era rimasta impietrita, debole. Era distrutta.
L'avrebbe, l'aveva anzi, abbandonata. Non sapeva il motivo di quella alzata di testa da parte del ricciolo ma le faceva male, e tanto.
"Ragazza!" la chiamò.
"Ragazza!? Adesso mi chiami ragazza? Pronunciare il mio nome è così ripugnante per te?" ora stava superando il limite.
"Non ci vengo in auto con te! Vado a piedi piuttosto!" detto ciò si incamminó nella direzione opposta.
Lui, vittorioso, fece la cosa meno probabile, che nessuno si aspetterebbe da uno che ha appena vinto una litigata. Si prese la testa fra le mani, la sentiva pesante. Appoggiò i gomiti sulla parete della macchina e scoppiò in lacrime.
L'aveva lasciata andare, aveva perso la donna che amava. Ma era giusto, era giusto così.
Anne, furibonda, proseguiva in direzione di Green Gables. Solo dopo pochi minuti però capì l'errore che aveva appena fatto. Lui voleva allontanarla e lei lo stava facendo.
A grandi falcate tornò sui suoi passi.
Quando giunse dinuovo davanti a casa Blythe si sorprese nel vedere la figura del ricciolo accasciato sull'auto. Stava piangendo.
Gli si avvicinò cauta.
"Rientriamo forza" lo invitò.
Lui strinse i denti e rincasó in compagnia della rossa.
"Gilbert ti prego spiegami.. Ti prego"
"Io non sono speciale giusto? Lo sapevo ma vivevo nell'illusione che le cose potevano cambiare. Invece no, avrei dovuto capirlo. Le cose non cambiano, la vita è crudele e.." le parole gli morirono in gola.
"Non sei speciale?"
"L'hai detto tu"
"No.. Ma io parlavo.. Io intendevo per un bacio" tentò di rassicurarlo.
"Esatto.."
"Cosa?!"
"Smetti di urlare. E smetti di far finta di non capire!"
"Capire cosa?"
"Io non ci credo!" disse esasperato Gilbert.
"Prima ho chiamato Marilla.."
Lui non rispose, si limitò a guardarla con fare interrogativo.
"Viene a prendermi lei.. Arriverà da un momento all'altro.."
"Bene.. Addio Anne"
"No Gilbert ti prego!" ora era una fontana.
"Non piangere.. Ricordati che lo sto facendo per te, per il tuo bene"
Le regalò un sorriso falso e uscì nel cortile sul retro della dimora.
Si sedette su delle scalette in legno e inizó a scrutare il cielo.
Pochi secondi più tardi udì però dei singhiozzi, i singhiozzi di Anne.

Non farlo Gilbert. Non andare da lei, peggiorerà le cose.

La porta che si trovava dietro di lui si aprì e lui si alzò rapidamente a causa dello spavento.
In questo modo si ritrovò una Anne dagli occhi gonfi e rossi a qualche centimetro dal suo naso.
"Ho un'obbligo..poi me ne vado, per sempre.. Giuro."
Non gli lasciò neanche il tempo di parlare che subito si fiondó sulle sue labbra.
Gilbert, dopo un primo momento di confusione, ricambió il bacio ma proprio quando stava per cingelre i fianchi con le sue grandi mani calde lei si staccò. Lo guardò un'ultima volta negli occhi e poi scappò via.
Il ricciolo rimase lì, fermo, ancora paralizzato. Cercava di analizzare la situazione. L'aveva baciato. L'aveva baciato ed era andata via.
Era andata via per sempre.
No, non poteva permetterlo. Era stato solo uno stupido. Solo uno stupido.
Corse nel tentativo di raggiungerla ma lei era già montata in auto.
Era partita, se ne era andata.
Gilbert seguì a distanza il veicolo.
Percorse qualche isolato ma la stanchezza lo obbligó a fermarsi.
Si guardò intorno, in cerca di una cabina telefonica o qualcosa del genere.
La trovò.
Entrò dentro, frugó nelle tasche in cerca di una moneta.
"Eccola!" esultó estraendone una da 5 centesimi dall'incavo dei jeans blu.
Compose il numero. Doveva dichiararsi doveva farlo subito.
Uno squillo.
Due squilli.
"Pronto?"
"Anne.. Anne io ti amo, ti amo e non te l'ho mai detto perché sono un vigliacco, ti amo, torna qui. Dimantica ciò che ti ho detto stasera ti prego"
















"Scusi emm.. Io non conosco nessuna Anne."
Il giovane si sentì sprofondare.
"Deve aver sbagliato numero.. Buonaserata."
Aveva sprecato l'unica monetina, l'unica occasione di rivelare ad Anne il suo immenso amore per lei.
Si passò una mano sul volto.
Tornò a casa, fradicio dal sudore e con l'umore a terra.
Si era fatta l'una di notte. Chiamare la rossa al telefono sarebbe stato inutile, probabilmente già dormiva.
Ma aveva perso già troppe opportunità, aveva perso tempo e aveva perso lei.

Tentar non nuoce no?

Gli tremavano le mani.
Selezionó il contatto della Shirley e la chiamò.
Il telefono squilló a lungo ma il corvino non si perse d'animo.
"Pronto?" chiese una voce perplessa.
"Chi è?" era la sua.
"Anne.."
"Gil.."
"Ti.. Ti amo. Scusami, scusami se sono così imbecile e così stupido. Non volevo farti piangere, non volevo danneggiati..."
"Perché allora? Perché volermi allontanare"
"Voglio dare un bacio ad una persona speciale" citó il ragazzo riportando le sue esatte parole
"Non ho mai detto che non sia tu Blythe!"
"Beh fatto sta che non volevi farlo.. Quindi.."
"Perché non lo sapevo.. Non sapevo di amarti"
"Tu-Tu mi ami?"
"Si, amo un uomo che vuole ignorarmi"
"Anne... Vorrei averti qui.. Vorrei toccare le tue labbra"
La chiamata si interruppe.
"Sono qui"
Il giovane non voleva più perdere nemmeno un decimo di secondo così nell'arco di pochi istanti era già davanti a lei che assaporava le sue labbra morbide.
"Anne non voglio perdere tempo" le confessò staccandosi.
"Vuoi dire che.. Io.. sono una perdita di tempo?"
"Oh no  Anne.. Tu sei il mio tempo"










Space me
Ciao ragazzi, spero questa os vi sia piaciuta. Ditemi voi.. Non credo sia una delle mie preferite però non fa così schifo no? Ahah.
Alla prossima.
Ps: ho un po' di idee quindi preparatevi che in questi giorni probabilmente vi tartassero quotidianamente con le mie os ahahah. Spero le leggiate.
Sciauuu🌾♠️

𝓈𝑒𝓂𝓅𝓇𝑒 𝓃𝑒𝒾 𝓂𝒾𝑒𝒾 𝓅𝑒𝓃𝓈𝒾𝓇𝑒𝒾-Shirbert🌼🌊Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora