2^ UNA CENA FUORI DAGLI SCHEMI
-"Ma che ore sono? Oddio, oddio sono le 19:45. Tra quindici minuti e quarantacinque secondi serviranno la cena. Oh che stress, ma come può una vecchia zitella come me, reggere una tale pressione!".
La povera Amelia, è una donna molto ansiosa e proprio per questo motivo; quando si sente sotto pressione o quando perde qualcosa di importante, inizia a farneticare come una pazza vaneggiante.
-"Ah dannazione, dove ho messo il mio scialle color cobalto, è l'unico superstite! Che ore sono? Le 19:55, mancano cinque minuti e quindici secondi. Dov'è finito, ragiona vecchia bisbetica che non sei altro! DOVE HAI MESSO LO SCIALLE? Mancano cinquantanove secondi alle 20:00. Ho capito, dovrò accontentarmi della mia giacchetta turchese" disse, con disperazione.
Dopo quella eterna tragedia greca, riuscì ad arrivare in tempo e soprattutto integra alla cena...almeno così sembrava.
Come al solito, quei minuti di diligente compostezza, durarono ben poco; infatti essere tranquilla andava contro i suoi schemi abituali.
Ma chi l'avrebbe mai detto, che il suo spirito talmente irrequieto, avrebbe creato un'atmosfera indimenticabilmente esilarante?
Amelia era seduta a capo tavola, dopotutto, una donna del genere, dove poteva mai collocarsi. Era stranamente silenziosa, ma solo per potere analizzare ogni singolo dettaglio del comportamento dei vari ospiti. Dopo qualche minuto, iniziò a riflettere, su quanto fossero identici i volti di ogni commensale seduto a cena. Quello alla sua sinistra, sembrava un dromedario stanco e assetato dopo solo due minuti di tragitto, il che è molto strano. Era una similitudine alquanto scialba, ma quel vecchietto, immortalava perfettamente quella figura triste e sconsolata.
Quel signore, era la fotocopia di tutti quegli altri commensali. Secondo Amelia era molto insolito, che tutti quei suoi coetanei, fossero così stanchi della vita. Doveva a tutti i costi animare quella barbosa cena, ma non sapeva come. A un certo punto, iniziò a frullarle qualcosa in mente.
"E se inizio a cantare e saltellare intorno al tavolo? No sembrerei una pazza; ancora non lo sono del tutto. Allora dico: SALVE COMMENSALI, MIEI CARI COETANEI! No, no e no, mi arrendo, è impossibile interagire con questi vecchi musoni, meglio tacere" rifletté.
All'improvviso i commensali si voltarono di scatto verso Amelia, tutti contemporaneamente, come chiamati da un eco riecheggiante.
-"Salve, salve, salve, perché mi state scrutando come un campione di laboratorio?" disse Amelia.
-"Chi sarebbero dei vecchi musoni?" domandò quel signore cui Amelia aveva dato del dromedario.
-"Perché me lo state domandando?" chiese Amelia.
-"Perché voi avete detto così?" controbatté l'interpellato.
-"Io? Io avrei detto questo? Ah, ah, ah che imbarazzo!" rispose Amelia diventando paonazza.
-"Quindi?" continuò quel vecchio burbero.
-"Quindi...l'ho detto ma non l'ho pensato!" concluse Amelia divertita.
A quella affermazione, tutti quegli ospiti, la guardarono attoniti e così iniziarono a ridere tutti, come presi da una strana euforia.
La strategia di Amelia aveva funzionato, era riuscita ad intrufolarsi nei meandri più nascosti di tutti quegli animi e a suscitare in loro, quel bisogno di complicità e allegria, che il tempo aveva sbiadito.
STAI LEGGENDO
OMICIDIO AL TRETON CITY MUSEUM
Tajemnica / Thriller"La tanto famigerata porta si apre e una tormenta glaciale si scatena al suo interno. Le moquette lacerate da unghie feline, le pareti fermentate da profonde crepe, dalle quali fuoriescono tenebrosi turpiloqui, la lampada al neon che ondeggia frenet...