PAROLE, PAROLE, PAROLE

124 45 65
                                    

16^ PAROLE, PAROLE, PAROLE

-" Signora Amelia!" gridò a squarciagola Tom Cavill, attirando l'attenzione dei golosi bambini, che l'accerchiavano e dipanandosi tra la folla, andò incontro ad Amelia.

La vecchia zitella, si irrigidì e sollevando come segno di diniego le spalle, le stese subito dopo con scioltezza, girandosi verso quell'eco squillante, che la fece sobbalzare.

-" Signor Cavill, è strano trovarla qui!"

-" Potrei dire lo stesso di lei"

-" Oh no, io sono una buongustaia, ed è facile mimetizzarmi nel mio habitat naturale, dopotutto sono uno zuccherino, anche se preferisco gli amaretti; il loro sapore è intrigante, ad ogni morso comprendi a 360 gradi chi hai attorno" disse vivacemente, con un tono aspro, sottolineando i 360 gradi.

Tom Cavill si lasciò colmare da un brivido di timore, inarcando le sopracciglia e deglutendo rumorosamente.

-" Ora, rispettosissimo Tom, devo tornare all'hotel. Devo sbrigare un affaruccio! Con permesso!" e inarcando con un movimento rapido la schiena, uscì a passo veloce, richiudendo la porticina di vetro, con forza.

-" Dasy, sono molto preoccupata!" disse in disparte, nel suo ufficio, la segretaria Taylor.

Taylor Tolf, era una donna sulla quarantina, abbastanza longilinea, la sua chioma lunga, di capelli castani, la rendeva molto attraente, sfoggiava ogni mattino, a lavoro, un nuovo tubino, dal rosso all'azzurro, dal giallo al nero. Aveva perennemente un viso gonfio e irritato, dall'eccessiva quantità di trucco, che marcava i suoi bei lineamenti. Il suo corpo sinuoso, le avrebbe molto agevolato una carriera da modella, ma ciò nonostante, si ritrovava là, in quell' hotel, di burberi ospiti.

La sua amica, nonché unica confidente, Dasy Akcroyde, rivelava ogni sua peripezie agli ospiti dell'hotel, quindi Taylor, aveva imparato ad assecondare l'ingenuità e nonchalance dell'amica, tralasciando il sodo di ogni situazione, che le infliggeva dolore o preoccupazione.

-" Che cos'hai Taylor, sai che con me, le tue cose sono al sicuro. Non ti ho mai vista così agitata!"

-" Ormai è troppo tardi, se non mi fossi lasciata abbindolare dalla paura, sarebbe tutto un lontano ricordo" rifletté ad alta voce, sfregandosi con una mano la coscia e battendo l'altra, sulla cattedra. Poi ponendo entrambe le mani sulla tempia, agitò la testa convulsamente, continuando: " non posso far finta di niente dev'esser fatta giustizia". Avvicinandosi all'orecchio di Dasy le sussurrò, con voce tremula "smeraldo".

-" Aspetta Taylor, che significa, cosa intendi per sme..."

-" Zitta! Potrebbe essere ovunque, potrebbe sentirti: mi raccomando, ricordati questa parola". Guardò nuovamente negli occhi l'amica e cambiò direzione, incamminandosi a passo fievole, verso l'uscita.

-" Agente Trevor, devo dirle qualcosa di importante!" disse Amelia con il fiatone, appoggiando la sua mano tozza sulla spalla muscolosa dell'agente.

-" Prego, l'ascolto" si sedette, sulla poltroncina color rosa cipria, accavallando le gambe.

-" Oggi ero molto arrabbiata, perché dopo lo sconvolgente accaduto, non sono riuscita a rendermi utile, in nessun modo; così sono andata a fare una passeggiata, per schiarirmi le idee e ho visto una..."

-" Vada al punto".

-" No basta è finita, con l'assassinio della ragazza si è complicato tutto! Sospettano di me, ho paura...non so cosa fare..."

-" Chi ha detto tutto ciò?" chiese l'agente appoggiando convulsamente le mani screpolate sulle sue ginocchia.

-" Ma come chi?! Tom Cavill!" ripeté sgranando gli occhi.

Con un movimento impulsivo, l'agente Trevor, si alzò altezzosamente dalla poltroncina ormai affossata, accennando una leggera corsetta, in cerca del truffatore di vittime.

-" Signor Tom Cavill, la dichiaro in arresto per assassinio premeditato".

Calò d'un tratto il silenzio in sala, gli sguardi fulminei e accusatori dei commensali, misero in soggezione Rita Cavill e alzandosi con un leggero acciacco alla parte inferiore del busto, disse: " ma che sta dicendo, troglodita di un misero ispettore squattrinato! Mio marito è innocente, caro diglielo tu" chiese in tono di suppliche Rita.

-" Ispettore, agente, io sono innocente, non sono un assassino!"

-" Mi dispiace, ma le parole al telefono non hanno scuse!" soggiunse l'agente Trevor, infilando la mano grassottella nella tasca anteriore, per trarre un paio di manette. A quel gesto, lo sguardo infimo di Tom Cavill, lo indusse a confessare.

-" No aspetti, le dirò tutta la verità. Quando la ragazza è stata uccisa, io non ero in biblioteca con mia moglie...e..e...ero con... la mia a..a..amante!"

OMICIDIO AL TRETON CITY MUSEUMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora