IN BALIA DI

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10^ IL DIGITALE

Nel tragitto di ritorno, Amelia non aprì bocca. La sua espressione scettica trasmetteva a Maggie, mistero e stranezze. Arrivate quasi all'entrata della camera di Amelia, questa parlò.

-" Occhi aperti figliola" e senza staccare lo sguardo assorto su Maggie, si accostò dietro la porta e lentamente la richiuse.

Il sole ardente calava sempre più e man mano i suoi raggi affievolivano il calore. In poche ore, la luna regnava sovrana del cielo oscuro e rude; lei era l'unico corpo in mezzo all'oblio, che emanava un candore gentile al notturno cielo.

Quella notte le stelle dormivano ancora e Amelia rimuginando costantemente sui suoi pensieri, contemplava la luna, quel corpo celeste tanto lindo quanto criptico. La matura donna abbagliata dalla grazia della luna sperava di essere illuminata come essa da chiarezze.

-" Oh tu luna dal candore gentile

Rischiarami dai dubbi,

sopprimi le mie paure,

sii il responso delle mie questioni.

Corpo audace,

tanto lindo, quanto criptico,

mostrami la via.

Faro dell'oblio,

indicami la via.

Musa celestiale,

rivelami la via.

Coscienza dell'umanità,

dimostra la mia fede".

Ma la luna, quel satellite da cui i divini poeti traevano ispirazione e risposte, precluse ad Amelia quella conoscenza di cui aveva immensamente bisogno.

La notte accresceva sempre più la stanchezza umana e dopo quella vivida confessione, Amelia si addormentò.

" La tanto famigerata porta si apre e una tormenta glaciale si scatena al suo interno. Le moquette lacerate da unghie feline, le pareti fermentate da profonde crepe, dalle quali fuoriescono tenebrosi turpiloqui, la lampada al neon che ondeggia freneticamente, come spinta da una bufera violenta e alla fine...la luce si accende e il buio viene scacciato, ma le pareti prima fomentate da grida strazianti, si infarciscono di sangue, impronte di mani angustiate plasmano ovunque terrore e raccapriccio. Improvvisamente quelle voci assordanti temprano ancora più sgomento recando ingiurie mortali. E poi, un suono lungo, continuo e sottile..."

Amelia si svegliò in preda alla collera, il suo viso iniettato di rosso, vagava senza una meta e la sua trepidante mano sfiorò delicatamente la sveglia, spegnendola. Quell'incubo tremendo, indusse Amelia ad alzarsi e fare immediatamente delle ricerche sul museo di Treton.

Dirigendosi in libreria, cercando un manuale per computer, iniziò a ripensare a quella chioma di capelli insanguinata e rabbrividì. Afferrò con ardore le istruzioni e ritornando nella sua stanza, richiuse la porta. Si sedette sulla sedia in legno un po' scomoda di fronte la scrivania e osservando il computer davanti a sé, inarcò un sopracciglio, in segno di incertezza sul suo utilizzo.

Quello schermo oscuro, rifletteva la sua espressione contrariata e quei tasti enormi e duri, sembravano tanti dadi ammucchiati. Non sapeva cosa toccare e soprattutto da dove iniziare; prendendo il manuale delle istruzioni, lesse che il tasto di accensione era in basso, sui margini dello schermo e inclinandosi a destra e poi a sinistra, cliccò l'unico tasto sullo schermo e il computer da nero divenne blu.

Dopo aver atteso spazientita per dieci minuti l'accensione completa del computer, continuò a leggere il manuale, che introduceva la ricerca di un argomento, in maniera illustrativa.

Amelia allora, seguì alla lettera le immagini del manuale e cercando di spostare la freccetta del mouse sulla casella di ricerca, notò una lente di ingrandimento raffigurata sullo schermo del pc.

-" Perché non compare la pagina di ricerca. Oh quanto erano belli i vecchi tempi, nessun pastrocchio digitale! La vita era pura, senza schermi e barriere" rifletté ad alta voce.

Cliccando con più forza, riuscì finalmente a digitare la casella di ricerca. Ora l'arduo problema era l'utilizzo della tastiera. Cliccare le varie caselle era un vero intralcio per una donna con le dita deboli e artritiche, ma era ancora più impegnativo, trovare il tasto corrispondente alla lettera giusta, da inserire nel punto di ricerca. La coordinazione non era per niente una dote di Amelia e digitare " museo di Treton attualità", fu una vera e propria impresa. Dopo aver inserito la frase completa, cercò qualcosa di insolito e misterioso, inerente il museo, ma la sua inesperienza digitale, non le permise di trovare quello che realmente cercava e martoriata dalla sua scarsa prestazione informatica, si diresse a riporre il manuale nella libreria dell'hotel.

Quel lunedì d'agosto, era il primo giorno lavorativo di Maggie. Era molto entusiasta ed elettrizzata, grazie ad Amelia stava per intraprendere la sua prima carriera lavorativa.

La giovane, si era svegliata molto presto e presentandosi trenta minuti in anticipo, fece una buona impressione ai suoi colleghi. Il suo vicedirettore, le spiegò tutto alla perfezione e in maniera molto dettagliata, aspettando dall'allieva: attenzione e prestazioni adeguate; e così fu. Maggie era una ragazza molto attenta ai dettagli e si immedesimò subito nel ruolo di diligente segretaria. Le sue paure di apparire impacciata e goffa, furono tutte scacciate dalla sua intelligenza.

Il suo primo giorno lavorativo si rivelò faticoso, ma soddisfacente e così diretta nella stanza di Amelia, per informarla sulla conoscenza e inserimento, permesso dal direttore, bussò varie volte, ma senza ottenere una risposta; così, entrò pian piano, senza fare rumore e vide Amelia che dormiva molto profondamente.

Sedendosi sulla poltroncina affiancata al letto, si mise ad osservare Amelia e con un risolino infantile si accasciò soddisfatta sulla poltrona. Dei riflessi lucenti, come schegge brillanti, emanate dal grande specchio dinanzi a lei, attirarono la sua attenzione e voltandosi a destra, vide la solita scrivania con lo schermo del computer stranamente acceso. Incuriosita dal perché Amelia avesse acceso il pc, si alzò rizzando le braccia appoggiate sui manici della poltrona e ostentando con passo lento una certa insicurezza si sedette sulla seggiola in legno e notò con sbalordimento la ricerca che aveva fatto sul Treton City Museum.

Dopo aver letto il titoletto di ricerca, girò di scatto il viso verso Amelia e rigirandolo nuovamente verso lo schermo, si addentrò nei vari sottotitoli inerenti il museo. L'ultimo paragrafo colpì la sua attenzione: " CRONACA NERA SUL MUSEO DI TRETON".

Cliccando sull'icona, lesse una catastrofe accaduta proprio in quel museo, in cui Maggie lavorava. I suoi occhi guardinghi oscillavano freneticamente a destra e a sinistra, seguendo attentamente ogni parola, lo sconforto calava sempre più sul suo viso pulito. Qualcosa la sconvolse talmente tanto, da aver un flashback illuminante e di soprassalto, si scaraventò fuori dalla camera di Amelia, accennando come lei aveva fatto all'inizio, uno sguardo assorto, ma nel col tempo, tristemente sorridente, ricordandosi per sempre, tutto ciò che quella donna aveva fatto per lei, piccola e ingenua bambina.

OMICIDIO AL TRETON CITY MUSEUMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora