Nine.2

648 52 8
                                    

Alyce

E' come se l'imbarazzo che provavo per il mio gesto avventato e sprovvisto di ogni logica sia scomparso nel momento in cui i miei genitori sono comparsi in tv.

<<Non credi dar sentenze solo perché tu sei l'altra parte della medaglia?>> ribatto

<<E' un modo gentile per dire che la mia non simpatia verso gli sposini in questione è dovuta al fatto che io sia un mafioso?>> il suo tono esce quasi divertito <<William è un bastardo>> continua poi.

Lo guardo attentamente mentre lui invece guarda la tv dove le immagini di mio padre vengono trasmesse come se fosse il presidente degli Stati Uniti d'America

<<Continuo a pensare che il tuo sia solo un risentimento, forse hai provato a corromperli e non ci sei sicuramente riuscito, sono davvero legati al loro senso di giustizia>> ragiono nascondendo il fatto che io stia cercando di scoprire qualcosa.

<<Che la cosa ti sorprenda o no io non ho mai avuto bisogno di allungare delle mazzette soprattutto a loro, poiché non hanno mai presenziato davvero un'udienza che mi riguardasse.>> ribatte

<<Allora non riesco proprio a capire questo... rancore?>> domando intenta a capirne di più

<<Chiamalo col nome giusto, è odio. Sono delle persone cattive>> abbia duro in volto

<<Perché sei così sicuro di quello che dici, hai delle prove?>> rispondo irritata

<<Non servono prove con persone come queste, serve solo saper guardare oltre>> mi dice

<<Guardare oltre?>> chiedo stupita

<<Oltre le movenze, oltre quello che dicono, tu davvero pensi che le loro siano parole sincere?>> m'incalza

<<Non lo credo, lo so!>> rispondo convinta

Lui mi guarda, però non risponde, come se lo facesse apposta. Come se lasciare il discorso in sospeso lo divertisse. Eppure io sono ancora qui ad aspettare che lui mi parli, che dica qualcosa che mi faccia capire di più, che mi apra almeno una strada, qualcosa a cui aggrapparmi, ma diversamente da ciò che mi aspetto lui se ne va, ed io rimango ferma a fissare la sua schiena ampia allontanarsi, ma non lo rincorro, no, mi metto ciò che avevo cucinato nel piatto e mi accomodo a tavola. Ma a quanto pare nemmeno oltre al confronto con Jordan non terminerò nemmeno la mia cena visto che il mio telefono squilla ed è il nome di Dylan a comparire sullo schermo:

<<Dylan ciao>> cerco di dire tranquillamente

<<Come mai non rispondevi ti ho disturbato?>>

<<Nono, ho appena iniziato a cenare>>

<<Sei con lui?>>

<<Sono sola>>

<<So che tuo padre ti ha detto la verità>>

Rimango interdetta non appena capisco che il mio fidanzato sapeva più di quello che volesse farmi credere:

<<Tu sapevi tutto?>> ringhio

<<Avevo promesso di non dirti niente, spettava a tuo padre parlare>>

<<Oh certo si come no>>

Sento la rabbia ribollire nelle vene, così decido di alzarmi e chiudermi in camera da letto

<<Spero tu gli abbia detto che vivi con quello>> mi dice

<<Quello ha un nome Dylan, e io non gli ho detto nulla e non lo farai nemmeno tu>> concludo così chiudendo la chiamata.

Doveva essere un confronto, un modo per potermi togliere qualche dubbio, invece non ha fatto che alimentarli ponendomi un modo di vedere le cose completamente diverso da come sono abituata, o da come mi hanno abituata. Mi sono resa conto che io ho sempre visto le cose sotto la prospettiva dei miei genitori e mai mia. Jordan mi ha lasciato sospesa però è Dylan che mi ha fatta cadere, allora mi chiedo di chi posso fidarmi se anche il mio fidanzato mi nasconde le cose?

~Criminal Love~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora