Twenty two

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Alyce

La mattinata sembra essere volata in un soffio, ho cercato tutto il tempo di mantenere alto il mio scudo, di non lasciarmi travolgere dalle emozioni nemmeno quando lo hanno chiuso dentro quella bara. Ho cercato di mantenere saldi i miei nervi, anche quando l'hanno sotterrato. Adesso mi ritrovo nell'ufficio di Jhon a parlare di queste settimane passate con Jordan o quanto meno quello che riesco a dire perché di dialogare adesso non ne ho proprio voglia:

<<Hai voluto tu questo caso adesso devi essere tu a dirmi qualcosa che noi non sappiamo>> mi continua a ripetere e giuro ci sto mettendo tutta me stessa pur di non perdere la pazienza.

<<Lui non mi ha parlato di nulla>> mento <<In queste settimane ci siamo avvicinati solo perché sotto lo stesso tetto>> continuo

Non dovrei continuare a proteggerlo, ma se c'è una cosa che ho deciso di fare è quello di cercarlo e di scoprire ogni singola cosa per conto mio, so di non potermi fidare di Jhon, per quanto bene mi voglia il bene per mio padre è molto più forte e ne sono sicura, che continuerà a proteggere i suoi segreti nonostante tutto e tutti.

<<Non puoi continuare a proteggerlo>> m'incalza alzando ulteriormente il tono di voce, al che mi alzo di scatto e sbattendo le mani sulla scrivania gli arrivo ad un millimetro dal viso

<<Ti avverto, abbassa i toni con me Jhon, morendo mio padre tu sei niente>> ringhio per poi uscire da quella stanza, Dylan fa per seguirmi ma alzo la mano facendogli segno di lasciarmi da sola.

Scendo in strada e inspiro un po' d'aria fresca a pieni polmoni, non posso restarmene con le mani in mano, devo trovare una pista da seguire, così decido di andare nell'appartamento che abbiamo occupato io e Jordan, non avviso nessuno prendo l'auto e mi dirigo lì. Quando arrivo noto un Range Rover posteggiato nel vialetto, quindi decido di fermarmi sul ciglio della strada e scendere di fretta dalla macchina. La porta di casa è aperta, così entro in silenzio per poter capire chi c'è e cosa cerca, mi guardo attorno e tutto sembra essere intatto, guardo il bigliettino sul tavolo e un sorriso amaro contorna le mie labbra:

<<Era davvero necessario>> mi sento dire alle spalle.

Quando mi giro di scatto incrocio gli occhi neri e profondi di Jordan fissarmi con attenzione.

<<Perché sei qui?>> domando fredda

<<Forse per lo stesso motivo per il quale tu sei qui>> mi risponde

<<Cerchi di scoprire qualcosa in più?>> lo schernisco

<<Cercavo di ritornare indietro a quando contavamo solo io e te>> mi dice

<<Non hai pensato minimamente al fatto che potessimo andare avanti se solo non ti fosse venuta la malsana idea di uccidere mio padre?>> chiedo sconfitta

<<Tu pensi che io mi sia svegliato la mattina dopo aver fatto l'amore con te e mi sia venuto il pallino di ucciderlo?>> mi rigira la domanda scioccato

<<Era comunque nel tuo programma no?>> domando ancora retorica

<<Non ti sfiora nemmeno l'idea che io sia stato quasi costretto ad ucciderlo?>>

Lui non mi guarda più negli occhi, e vorrei tanto dirgli di si, che nonostante la mia rabbia nei suoi confronti io credo che non sia l'unico cattivo della storia, ma l'orgoglio mi spinge a rispondere diversamente e lui visibilmente rimane ferito dalle mie parole.

<<Ho iniziato ad avere sospetti su di te già un po' di tempo fa, ho visto per caso la foto di tuo fratello che hai come sfondo del cellulare, poi mi è arrivata la sua stessa foto con l'informazione che quello fosse il figlio del giudice eppure ho continuato lo stesso a parlarti di come mi potevo sentire. Pensi che se tu mi avessi detto che eri sua figlia ti avrei fatto del male?>>

<<Io non lo so Jordan, io mi sono resa conto che non so più niente>> confesso stanca <<L'unica cosa che so è che ho fatto del male a Dylan perché...>> la mia bocca si chiude all'istante quando capisco di star andando troppo oltre.

Ma lui non demorde e si avvicina a me bloccandomi fra la penisola e il suo corpo

<<Perché>> soffia sul mio viso

I suoi occhi seppur neri sembrano così limpidi a contatto con i miei, ma non posso dimenticare cos'ha fatto. L'immagine di mio padre chiuso in una bara tre metri sotto terra mi investe come un treno, così mi libero dalla sua presa e cerco di mettere più distanza possibile

<<Perché pensavo di poterti redimere e invece mi sono solo sbagliata su di te>> sputo velenosa per poi voltargli le spalle <<Sappi che andrò a fondo in questa storia e una volta scoperto ogni pezzo rimetterò insieme il puzzle e ti sbatterò dentro una cella>> prometto infine prima di chiudermi la porta alle spalle.

~Criminal Love~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora