Jordan
L'auto si ferma sul retro della villa, e guardo soddisfatto il lavoro eseguito alla perfezione dai ragazzi come annunciato poc'anzi da Benjamin stesso. La prima stanza che passo al setaccio è la cucina, lì sento le voci di un ragazzo e di una donna che intuisco sia Carol:
<<Sono preoccupato Mamma>> dice quasi sconfitto
<<Devi fidarti di tua sorella, sa quel che fa>>risponde inizialmente la donna <<L'importante è non dire a tuo padre la verità>>
Non mi soffermo più di tanto ad ascoltare la loro conversazione e continuo per la mia strada, facendo attenzione a dove metto i piedi raggiungo le scale che conducono nello studio del tanto famigerato giudice Donovan, dopo aver fatto segnale ai miei ragazzi di controllare la parte superiore attendo accovacciato un loro cenno che mi dia il via libera per salire.
<<Signore guardi una foto della figlia>> mi avvisa Benjamin ma non faccio in tempo a vederla che il fischio di uno dei ragazzi mi fa capire che posso andare.
La casa è davvero grande, in ogni angolo ci sono oggetti di valore, vasi, quadri ma niente che m'interessi davvero. Quando arrivo davanti la porta dello studio butto uno sguardo alle guardie per terra prive di vita e mi giro verso Ben e i miei ragazzi per intimargli di stare di guardia e di non lasciare avvicinare nessuno. Apro piano la porta e lo trovo intento a parlare al telefono ignaro della mia presenza qui.
<<Che cosa vuol dire che non la trovi?>> abbia furioso
<<Portami mia figlia qui entro due ore prima che perda la pazienza e metta fine alla tua miserabile vita>> minaccia per poi chiudere la chiamata
<<Sei sempre stato così bruto nel dare gli ordini>> lo derido.
Il suo sguardo è un misto tra shock e spavento, non si sarebbe mai aspettato di avermi nuovamente di fronte al che mi dice:
<<Jordan, come sei entrato?>>
<<Non imparerai mai vero Will? Non sarai mai troppo protetto, io troverò sempre un modo per entrare>> gli faccio notare
<<Che cosa vuoi?>> chiede a muso duro
<<Io non credo tu sia nella posizione di poter fare l'uomo di potere>> dico sedendomi nella poltrona di fronte a lui <<Siediti William dobbiamo fare due chiacchiere>> lo invito.
Così fa, titubante si siede davanti a me e aspetta che inizi il mio discorso, solo che al contrario delle sue aspettative mi prendo il mio tempo e mi rimetto in piedi per poi iniziare a gironzolare per la stanza. Delle foto attirano la mia attenzione, soprattutto quelle di una ragazza il cui viso mi risulta fin troppo familiare: Alyce.
<<Sai William, stavo quasi per abbandonare l'idea di ucciderti>> inizio prendendo la foto tra le mani <<Ed è stata proprio lei a cercare di portarmi su quella strada>> incalzo
<<Impossibile, non avresti mai potuto trovarla>> dice sicuro
<<Infatti è stata lei a trovare me, chiamalo destino, ma abbiamo vissuto insieme>> lo informo al che lui si alza sbattendo le mani sul piano della scrivania <<Ti consiglio di sederti William se non vuoi che questo entri in collisione con la tua gola>> intimo mostrandogli un coltellino ben affilato, e così fa, si risiede in silenzio.
<<La guerra devi farla a me, lei non c'entra niente>> quasi mi supplica
<<Quale guerra? Pensi che tu sia in grado di affrontare una guerra contro il sottoscritto?>> lo beffeggio <<Sappi che non è ancora morta perché è stata talmente brava ad occultare ogni lato della sua vita che non mi ero nemmeno accorto che potesse avere un legame di parentela con un verme come te>> confesso poi
I miei occhi ricadono sulla sua foto, e mi chiedo se sono io ad essere stato così stupido o lei tremendamente scaltra.
<<Che cosa vuoi da lei?>> chiede duro
<<Tu cosa volevi da mia sorella?>> rigiro la domanda <<Anzi da tua figlia>> mi correggo
<<Lei non è mia figlia>> mi dice sbattendo nuovamente le mani, al che perdo il controllo e lancio il coltellino in direzione della sua spalla prendendolo in pieno
<<Ti ho detto di stare seduto>> ordino
<<Sei un bastardo>> ringhia dolorante
<<Mi sono preso cura di tua figlia dopo che tu e quella puttana di mia madre avete pensato bene di abbandonarla in una casa famiglia>> sputo furioso <<Hai ucciso mio padre>> incalzo
<<Aveva scoperto di Demet non potevo permettere che dicesse a qualcuno dell'accaduto>> confessa al che scatto verso di lui e tiro fuori il coltellino dalla spalla per infilzarlo nella sua coscia causandogli un gemito di dolore
<<Tu fai l'errore e gli altri pagano per te?>> continuo puntandogli un dito contro
<<Jordan->> cerca di dire ma io sono più veloce di lui nel parlare
<<Tuo fratello, era tuo fratello>> tuono spingendo il coltellino ancor di più.
Le immagini di mio padre morente fra le mie stesse braccia si presentano nitide e prepotenti più di ogni altra volta. Guardo il viso di quello che dovrebbe essere mio zio, sofferente eppure sento che non m'importa, che vorrei fargli ancora più male solo per fargli capire quanto lui ne ha fatto a me.
<<Dimmi cosa volevi da mia sorella>> chiedo duro causandogli un sorriso di scherno
<<Tua sorella è solo un'errore di calcolo>> mi risponde ancora dolorante <<Sapevo si fosse avvicinata a mia figlia e volevo farle capire di stargli lontana>> continua
<<Che padre protettivo...>> lo schernisco <<Pensi sia così stupido? Che possa credere alla tua favoletta>> incalzo estraendo il coltellino dalla gamba per farlo scorrere lungo la guancia causandogli un altro gemito di dolore, soddisfatto lo riprendo in mano e ricomincio a gironzolare per la stanza.
<<Ha messo il naso dove non doveva>> ringhia vittima del dolore inflittogli
<<Se solo tu avessi avuto un po' di sale in zucca...>> gli dico prima di dare un colpo di tosse.
Accade tutto in un attimo, non ha nemmeno il tempo di metabolizzare ciò che sta succedendo, faccio in modo che ciò che veda prima di cadere inerme per terra è il mio sorriso seguito da un:
<<Porterò i tuoi saluti alla piccola Alyce>>
STAI LEGGENDO
~Criminal Love~
RomanceIstanbul e una città troppo grande per un giovane avvocato alle prime armi.. Magari le cose cambiano.