CAPITOLO UNO - silence

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Buona lettura! 💘

CAPITOLO UNO - silence

"Quando ami qualcuno, questo qualcuno diventa parte di ciò che sei. È in tutto quello che fai. È nell'aria che respiri, nell'acqua che bevi, nel sangue che ti scorre nelle vene. Il suo tocco ti resta sulla pelle, la sua voce ti resta nella orecchie, i suoi pensieri ti restano nella mente. Conosci i suoi sogni perché quelli brutti ti trafiggono il cuore e quelli belli sono anche i tuoi. E non pensi sia perfetto, ma conosci i suoi difetti, la verità profonda dentro al suo cuore, le ombre di tutti i suoi segreti, che però non ti spaventano: anzi, te lo fanno amare di più."
Julian Blackthorn.

Victoria

Il silenzio mi aveva sempre terrorizzata, da tutta la vita.
Non c'era mai stato un istante in cui avessi vissuto in pace con il silenzio, perché per quanto paradossale potesse sembrare, faceva troppo rumore. Il silenzio permetteva alla mia mente di prendere vita, e quindi anche i miei pensieri, ai miei demoni. Era come se gridassero tutti insieme, come se litigassero, se facessero a gara per scoprire chi sarebbe stato il fortunato a trascinarmi a fondo, negli abissi. Li vedevo, nella mia testa, e li vedevo davanti ai miei occhi. Li osservavo mentre si mettevano in fila e mi guardavano con un ghigno terrificante, gridando e avvicinandosi sempre di più. Li avevo sempre visti, ed ero sempre scappata. Correvo a più non posso, a perdi fiato per non farmi prendere, finché non trovavo un nascondiglio adatto, in cui non regnava il silenzio e in cui mi sarei potuta salvare.

In quel momento, però, pensavo che salvarsi non era più possibile. Ero arrivata ad un punto in cui non valeva nemmeno più la pena provare a salvarsi, perché oramai avevo perso tutto. Ogni cosa aveva perso di significato da quando gli occhi di Benjamin si erano chiusi e lui giaceva inerme, fra le mie braccia, bianco come la porcellana. Le mie mani, se le osservavo attentamente, erano ancora sporche del suo sangue, e mi sentivo persa, completamente vuota e come se la mia vita non valesse più nulla. Guardavo le mie mani tremanti e vedevo ancora la pozza di sangue sul pavimento, guardavo mio padre giacere inerme a terra e mi domandavo se il gioco fosse davvero valso la pena. Non avevo più niente, non avevo più un padre, avevo perso l'amore della mia vita nel tunnel degli orrori, non avevo più un'anima, non avevo più un cuore. Avevo trovato Benjamin, mi ero innamorata di lui, e avevo ritrovato anche me stessa, senza di lui che senso avrebbe avuto tutto quanto? Nessuno.

Le mie mani tremavano, ero in iperventilazione e i miei demoni stavano gridando, gridavano così forte che mi presi la testa fra le mani e cacciai a mia volta un grido disperato accovacciandomi a terra e restando in ginocchio stringendo i miei capelli fra i miei pugni. Quella fu l'ultima volta in cui sentii la mia voce, per un tempo che non sapevo nemmeno più definire.

Ricordavo che avevo sentito due mani posarsi sulle mie spalle, non avevo bisogno di voltarmi per sapere di chi si trattasse perché sentivo il suo calore sulla pelle. Sentivo la sua testa posarsi sulla mia schiena e le sue grandi braccia avvolgere il mio fragile e vuoto corpo, mentre io continuavo a fissare l'erba, non più verde, ma rosso scarlatto. Avevo sempre pensato che lui fosse la mia rosa bianca, però per colpa mia era diventata rossa. Pensavo di non meritare l'abbraccio che il mio migliore amico, nonché mio fratello, mi stava regalando. Pensavo di non meritare i suoi baci e le carezze, i sussurri che solo io potevo sentire in quel caos che ci circondava. L'avrei fatta finita presto se l'andazzo sarebbe stato quello, ma prima avevo bisogno di sapere se Benjamin fosse ancora vivo. Se fosse stato così, allora sarei rimasta viva, per lui, per essere al suo fianco quando avrebbe riaperto gli occhi e urlare a tutto il mondo che lo amavo da morire e che gli avrei donato il mio cuore per far sì che vivesse ancora, sempre che lui volesse ancora vedermi e avere a che fare con me.

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