Fili Sospesi E Calamite

143 8 3
                                    

Hugo si era comportato da stupido.
E lo sapeva.
Era pienamente cosciente del fatto che adesso, probabilmente, Jane lo odiasse, e le dava tutte le ragioni per farlo.
Era stato un cretino, e i suoi famigliari ci tenevano a farglielo notare: Bill gli aveva lanciato un occhiataccia colma di rimprovero, Percy giù aveva pure fatto una ramanzina su come si trattassero le ragazze - Hugo sospettava che l'avvrebbe fatta anche a Ron, per come lo aveva cresciuto - George gli aveva rivolto uno sguardo dispiaciuto, mentre Harry e Ginny si erano scmabiati uno sguardo eloquente.
Per fino Fred, Louise e James erano passati a fargli la ramanzina, dicendogli che, facendo così, non avrebbe mai trovato una ragazza.
Come se non lo sapessi già aveva pensato Hugo amareggiato.
Non aveva bisogno che gli altri Ielo dicessero.
Lo sapeva da solo.
Hugo si era sorbito anche la sgridata di Rose, gli occhi ferirti per come aveva trattato Jane. Il ragazzo non aveva neppure cercato di giustificarsi, di spiegare le sue ragioni, perché non c'è ne erano.
Era stato un idiota, senza se e senza ma.
Ringraziava solo il fatto che Lysander non lo avesse visto o sentito, anche se non dubitava che Lily gli avrebbe fatto un resoconto dettagliato - infarcito, ovviamente, dalle sue opinioni in proposito, e dalle sue teorie che avrebbero spiegato il comportamento di Hugo, ovviamente sbagliate - ma almeno il migliore amico non l'aveva visto dal vivo.
Hugo se ne sarebbe vergognato troppo.
Sentiva di aver perso la sua possibilità, di essersela fatta sfuggire dalle mani.
Come se fosse stato per tutto quel tempo sospeso su un filo, e un attimo prima di arrivare dall'altra sponda, fosse caduto, perdendo ogni possibilità di raggiungere il suo obbiettivo.
Avrebbe dovuto usare delle protezioni, mettersi al riparo in qualche modo dal suoi sentimenti: adesso il dolore era atroce.
Avrebbe dovuto avere un piano B, una corda che lo reggesse al filo sospeso anche se fosse caduto.
Sospirò. Era steso sul letto nella camera che un tempo era stata quella di suo padre, era supino, le mani dietro la testa.
La porta che si apriva, lo fece tornare alla realtà.
"Se sei l'ennessimo cugino che é venuto a dirmi che sono un idiota" chiuse gli occhi "già lo so"
La porta si chiuse.
"Non sono un cugino" disse una voce dispiaciuta, ma che conservava ugualmente una nota scherzosa.
Hugo si alzò sui gomiti.
"Papà" disse guardando male Ron "che c'è?"
"Non sono qui per dirti che sei un idiota" lo tranquillizzò l'uomo. "So che tu lo sai"
Ron si sedette sul letto di Rose, guardando insistentemente il figlio.
Hugo sospirò e si mise seduto, lo sguardo basso.
"Sei stato un idiota"
"Già lo so" ribatté Hugo lancioandogli un occhiataccia "e avevi detto che non me lo avresti detto"
"Lo so" Ron si strinse nelle spalle "ma era l'unico modo per iniziare il discorso"
"Confortante" commentò secco Hugo.
Ron lo ignorò.
"Sei un idiota, ma ti capisco"
Le soppracciglia del ragazzo scattarono verso l'alto, sorprese.
"Davvero?" Domandò il figlio inclinando la testa.
"Davvero" Ron annuii "ma ciò non giustifica che-"
"Mi sono comportato da idiota" finii per lui Hugo.
Ron sorrise.
"Impari in fretta"
"Dopo che ho rovinato tutto le mie facoltà mentali straboccano di intelligenza" disse Hugo alzando gli occhi al cielo.
"Bhe" Ron gli batté una mano sulla spalla, regalandogli un altro sorriso " chi ha detto che é troppo tardi per rimediare?"
"Tutti" rispose Hugo alzando le spalle, nascondendo il dispiacere.
Ron gli sorrise di nuovo.
"L'ho pensavo anche io, tutte le volte che litigavo con tua madre"
"Le vostre erano litigacce!" Esclamò Hugo "niente in confronto a quelle mie e di Jane"
"Ne sei sicuro?" Ron si mise seduto meglio sul letto "una volta, al quarto anno, ho letteralmente dato a tua madre della poco di buono"
"Cosa?"
Ron annuii, un sorriso felice e dispiaciuto al tempo stesso che gli incurvava le labbra.
"Già, la notte stessa non dormii, pensando a come mi ero comportato e a come chiederle scusa."
"Oh" fece il ragazzo sorpreso.
"Ma, come vedi" disse Ron alzandosi e battendogli una mano sulla spalla "mi ha perdonato"
"Come ?" Anche Hugo si alzò.
Erano uno di fronte all'altro, e gli occhi azzurri di Ron incontrarono quelli identici del figlio, una strana luce che brillava dentro essi. Gli mise una mano sulla spalla e sorrise.
"Basta solo provare"
--------------------------------------------------------
Jane stava male.
Si, non c'era altro vocabolo che avrebbe potuto definire meglio il suo stato d'animo.
Era chiusa nel bagno della casa si una ragazza che non vedeva da quasi sei anni, che era completamente cambiata in quell'arco di tempo.
Jane si chiese se anche lei fosse cambiata così radicalmente.
Se la ragazza l'avesse riconosciuta subito o avesse dovuto sforzarsi.
Certo, in quei sei anni Jane si era alzata, i suoi occhi erano diventati più scuri, i suoi capelli più lisci e chiari, e il suo viso si era allungata.
La sua mente aveva scoperto e accettato l'esistenza della magia, cosa che non aveva mai preso in considerazione, classificandola come impossibile. Si era aperta a nuove esperienze e a scoprire sempre più strane, fino a conoscere ogni particolare del mondo dei maghi.
La sua casa.
Ma il cambiamento più evidente era stato negli ultimi mesi. Nell'ultimo anno.
Aveva radicalmente sconvolto l'opinione che aveva avuto per tutto quel tempo su Hugo, fino ad essere follemente cotta di lui.
Aveva intenzione di ignorare la cosa, ma lui l'aveva sorpresa più volte, prima dicendole che avrebbe voluto fare il Medimago, poi con la verifica di Storia Della Magia che lei - prefetto e alunna modello - si era offerta di lasciargli copiare, e infine le aveva dato quel libro, Notre Dame de Paris, li aveva restituito nonostante Jane se ne fosse dimenticata - aveva sempre considerato Hugo una persona che teneva per se le cose che trovava - e, negli ultimi mesi, si era innamorata.
Ma perché dovaveano rovinare tutto?
La colpa era di entrambi.
Avevano mandato tutto all'aria.
Non c'era più speranza per loro due.
O forse sì.
Jane si alzò di scatto a quel pensiero.
Non doveva abbattersi così facilmente.
C'era speranza?
Forse si, forse no, ma c'era un solo modo di scorpirlo. Provarci.
Di questo era sicura. Era anche sicura, di voler provare tutto prima di arrendersi definitivamente.
Lei aveva la buona volontà, e qualcosa -probabilmente la speranza - le diceva che l'aveva anche Hugo.
Ma quindi, perché non riuscivano semplicemente a mettersi insieme?
Era facile, no?
Jane sospirò, e si sedette a terra.
Perché erano l'uno l'opposto dell'altra.
Ecco perché.
Loro due avrebbero litigato per qualsiasi cosa, perfino la più piccola, e la loro testa calda avrebbe impedito che si chiedessero scusa.
Jane chiuse gli occhi.
Erano come due calamite.
Due di quelle che hanno entrambi i poli.
Se giri da una parte si attraevano, ma se le invertivi...
Bhe, si respingevano.
Hugo e Jane si erano sempre attratti, con gli sguardi, erano sempre stati pronti ad accogliersi l'un l'altro, sempre pronti ad aiutarsi quando uno aveva fatto il gentile con l'altro.
Erano sempre stati pronti a fare migliorare l'idea che l'altro aveva di sé.
Ricambiavano tutto.
Ma quando litigavano, era come se voltassero le spalle l'un l'altro, e si respingessero.
Era come girare la calamita.
Lei e Hugo si erano voltati le spalle, adesso, e si respingevano.
Un forza più forte di loro - che probabilmente era l'orgoglio che entrambi avevano in corpo, una delle poche cose che li accumunava - li teneva separati, distanti.
Impediva a loro di raggiungerli come solo un muro avrebbe fatto.
Un muro in cui i mattoni erano fatti di risentimento, un muro che lei e Hugo avevano costruito.
Bene, ora doveva solo buttare giù quel muro. Lo aveva costruito lei, sarebbe stato facile, no?
Jane sparava che Hugo l'avrebbe aiutata e, In cuor suo, sapeva se l'avrebbe fatto o meno.
Jane doveva fareo sforzo di andargli incontro. Di girare le calamite, in modo che tornassero a attrarsi.
Doveva fare il sacrificio di raggiungerlo.
E adesso rimaneva l'interrogativo più importante, di cui Jane non era affatto sicura della risposta - cosa che non le era mai capitata essendo bravissima a scuola -, la domanda che premeva nel suo cervello schiacciando gli altri pensieri.
Hugo avrebbe permesso che Jane rigirasse le calamite?
Jane sperava con tutto il cuore che lui la lasciasse fare, o avrebbero potuto rimpiangerlo.

_______________________________________
Manca poco alla fine...quindi domani non pubblico niente, e il trenta esce il penultimo capitolo.

Hugo Weasley:sempre in contrasto (Harry Potter New Generation) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora