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Katsuki era stanco. Stanco di quella stupida vita di corte che sicuramente non faceva per lui e che non gli permetteva di essere libero come tanto desiderava.
Fissava immobile fuori dalla finestra della sua camera e aspettava un qualsiasi coambiamento che lo avrebbe salvato da quella vita.

Le stelle riempivano il vuoto cielo notturno e l'erba veniva colorata di graziosa luce lunare.

La serva bussò alľenorme porta in legno pregiato che conduceva al corridoio.

<mio signore, la cena è servita! Il re e la regina mi hanno chirsto di informarvi> disse con voce gentile la donna.
Lui non rispose, ma gettando un ultimo sguardo fuori, si allontanò ed uscì dalla camera.

Arrivò nelľenorme sala da pranzo dove ad attenderlo vi erano già i due genitori.

<Salve padre, salve madre. Perdonatemi per il ritardo> disse mentre era intento a fare un lieve inchino nonappena incrociò i loro sguardi.

<figlio mio, ogni tanto, quando ti agrada, mi piacerebbe davvero mangiare quando il pasto è ancora caldo> disse la madre guardando con superiorità il figlio.

Il ragazzo subiva il rimprovero senza esitare. Sapeva quando era ora di cenare e non dovrebbe essere la servitù a ricordargli di scendere dalla torre dove risiedeva la sua stanza. <sono mortificato, non succederà più> disse guardandoli negli occhi.

Si sedette al tavolo e, come al solito, conumò il suo pasto ricco di carne.

La cena venne interrotta da un soldato che spalancò le porte ed entrò con rapidità per poi fermarsi al centro della sala e fare un frettoloso inchino.

<miei signori, una città sotto il vostro regale dominio, è stata rasa al suolo da un drago! Non vi sono superstiti, purtroppo> disse quasi urlando con il fiato corto per le scale salite di fretta.

Katsuki cessò di mangiare e, mandando giù il boccone che teneva in bocca, si alzò <ma è terribile! Madre, che dovremmo fare?> chiese riferendosi alla donna che sedeva al lontano capotavola sinistro. Ella sembrava aver mantenuto la calma in modi eccezionali, non lasciava trasudare nemmeno un briciolo di ansia dalla sua espressione impassibile; ma presto il ragazzo dalla chioma dorata si accorse che la madre non fingeva di mantenere la calma, bensì lo era davvero.

<è molto distante dal palazzo reale questa città?> chiese sempre con fare impassibile.

Il cavaliere annuì con il cuore in gola <abbastanza lontana, sì>.

La donna tornò a mangiare <allora manderemo delle truppe per occuparsi di quel drago>.

<la ringrazio mia regina> disse ľuomo inchinandosi nuovamente.

<non osate più disturbarci per così poco, o ne pagherete le conseguenze!> disse poco prima che il soldato uscisse dalla stanza.

<ma certo! perdonatemi, vi prego> disse inchinandosi ancora ed uscendo dalla stanza.

<figliolo> disse il padre <siediti!>. Lui eseguì ľordine, ma non riuscì a tornare a mangiare.

<lasciatemi andare con l'armata che affronterà il drago, ve ne prego> chiese il ragazzo.

<figlio mio> disse la madre rivolgendoli un sorriso <mangiate, ne riparleremo più tardi>.

Il ragazzo così fece.

Non appena la servitù ebbe sparecchiato la tavola li lasciarono soli per discutere.

<ritornando sulla mia richiesta. Posso far parte delľarmata che ucciderà il drago?> chiese impaziente Katsuki.

<no> fu la risposta secca di entrambi i genitori.

Katsuki ne rimanette sorpreso. Nonostante avesse imparato a conoscere i suoi genitori, non credeva sarebbero stati così fermi nella risposta <credo che il popolo si sentirebbe più al sicuro se sapessero che un membro della famiglia reale si occupa concretamente di loro> provò a convincerli.

La donna si alzò <credi forse io non faccia abbastanza per questo popolo?> chiese con fare minaccioso ma calmo allo stesso tempo.

<assolutamente, madre! Nessuno ha detto questo ed io non oso certo insinuarlo, ma le persone potrebbero farsi sopraffarre dalla paura. In questo momento solo noi potremmo riuscire a calmarle> continuò nonostante la madre si avvicinasse sempre di più a lui.

Gli prese la faccia tra le mani <è proprio per questo che mi servi qua! Dimenticati di questa storia e non osare più chiedercelo! Tu sei destinato ad ereditare il ruolo del sovrano, e dovrai comportarti di conseguenza!>.
Le sue mani gentili lasciarono la presa delle sue guance ed al loro posto vi lasciò il segno di un forte schiaffo ben assestato <andate nella vostra camera ora!>.

Il ragazzo si portò la mano alla guancia dolorante, si alzò dalla sedia e uscì senza salutare o augurare la buona notte.

Katsuki non appena tornò nella sua camera come gli era stato ordinato, prese un mantello, una spada, qualche cianfrusaglia con valore e senza pensarci due volte, salì sul cornicione della finestra della sua stanza e guardò giù. Il cuore gli batteva all'impazzata, ma cercò di darsi delľauto controllo. Scese dal corniciome ed annodò insieme tutto ciò che poteva per poi legarle la lunga corda appena creata al piede del letto e calarsi con rapidità dalla finestra.

In quel momentò sentì i brividi. Stava davvero scappando dal suo castello da metri e metri di altezza. Guardò sotto di lui per qualche istante e si rese conto, dopo un iniziale senso di vuoto che lo assaliva, che si sentiva libero per la prima volta, anche se il giardino era pieno di sentinelle, entro poco si sarebbeero accorti della corda e della sua assenza.
Nonappena appoggiò piedi a terra, si appiattì al muro e provò a non farsi accorgre dalla guardia che perlustrava il muro che circondava il castello, parallelo al suo.

Ľuomo sembrò non essersi ancora accorto di niente a causa del buio che dominava il castello nonostante l'erba si impegnasse molto per illuminare il territorio riflettendo i raggi lunari.

Il ragazzo riuscì a raggirare la guardia e ad uscire dal portone che era stato aperto per qualche minuto per far tornare le guardie che smontavano dal turno a casa.
Bakugo si tolse ľenorme mantello rosso che lo avvolgeva e che attirava troppo ľattenzione e lo nascose come meglio potè.
Sempre grazie all'oscurità riuscì a passare inosservato tra le guardie che sorvegliavano il portone dall'esterno e nonappena fu certo che non potessero più vederlo, corse in direzione del bosco.

Arrivato lì poteva dirsi finalmente libero, anche se ancora non era al sicuro. Aveva vestiti troppo regali per passeare inosservato.
Appoggiò in terra la spada e si tolse la camicia in lino pregiata e lavorata per essere degna di un principe.

Dietro le sue spalle sentì un fruscio tra gli alberi e nonappena si girò si accorse che qualcuno lo stava fissando da molto vicino.
Cadde a terra ed urlò per lo spavento quando si ritrovò a meno di un centimetro dalla faccia delľaltra persona.
Egli cadde di testa dalľalbero sulla quale si trovava appeso e perse i sensi.

Katsuki impugnò la spada e la puntò verso quello che sembrava essere un ragazzo.
Si alzò in piedi, buttò la maglia in un cespuglio, prese il mantello da terra ed andò da lui, lo prese per le braccia e lo trascinò via con lui. Quel posto non era più sicuro dato che aveva urlato; qualche guardia o qualche abitante avrebbe portuto scorirlo se solo fossero andati a controllare.

-SPAZIO AUTRICE-
ciao, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Io non mi prenderò molti "spazi autrice" e per adesso volevo solo dirvi che spero vi piaccia questa fan fiction e che non sarò sempre disponibile per aggiornare perchè dovrò studiare molto, ma tranquilli, ho una valanga di idee su come mandare avanti la storia. A presto!
P.s. volevo scusarmi per la copertina priva di fantasia, ma il disegno intendo farlo io, quindi mi servirà un po' di tempo.
Grazie per aver letto♡

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