8. Tentazioni

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"Allora ti ricordi cosa ti ho detto?" chiesi rivolta a Lord Tubbinton che mi osservava accoccolato sul mio letto "Comportati bene!" gli intimai mentre sistemavo i miei libri sulla scrivania.

Osservai l'orologio. Mancavano dieci minuti alle quattro, tra poco sarebbe arrivata. Avevo passato tutta la mattina a pulire la stanza da cima a fondo maledicendomi mentalmente per essere così disordinata.

Durante tutta la settimana l'avevo incrociata spesso nei corridoi ma cercavo sempre di evitarla, per quanto potessi, visto che dopo l'ultima volta non riuscivo a guardarla senza immaginarla nuda e la cosa mi rendeva un tantino nervosa.
Dal canto suo lei mi salutava a stento rivolgendomi però lunghissime occhiate ammiccanti o almeno così mi sembrava. Forse mi stavo suggestionando troppo.

"Camila io sto uscendo" mia madre irruppe nella mia stanza "Ricordati che ho accettato questa cosa del cheerleading solo perché mi hai promesso che recupererai i tuoi voti! Impegnati o dovrò ripensarci" mi ammonì severa.

"Non preoccuparti mamma te l'ho detto: Lauren ha origine cubane! Chi meglio di lei può darmi ripetizioni? Inoltre ci tengo davvero a questa cosa, mi impegnerò, promesso!" dissi convinta.

Non ero partita molto entusiasta all'idea di entrare in squadra ma dovevo ammettere che, più ci pensavo, più l'idea di avvicinarmi così tanto alla corvina non mi dispiaceva troppo.

Mia madre annuì poco convinta "anche tu hai origini cubane ma non mi sembri molto esperta, comunque se tu mi dici che è breva ti lascerò stare, a dopo tesoro" ed uscì. La sentii scendere le scale, mi voltai nuovamente a controllare che tutto fosse perfettamente al suo posto quando il campanello trillò facendomi sobbalzare.

"Tu devi essere Lauren, sei puntualissima" sentii dire a mia madre al piano di sotto.

"Io non sono mai in ritardo, piacere di conoscerla signora Cabello" squittì la voce della cheerleader. Come sapeva il mio cognome? Forse l'aveva letto sul campanello. Oh ma che importanza aveva? Era al piano di sotto ed io dovevo darmi una mossa.

Ricontrollai il mio aspetto velocemente davanti allo specchio, decisi di sciogliermi i capelli, sì, forse era meglio.

"Camila la tua amica è arrivata" mi urlò mia madre. Come un fulmine mi fiondai nel corridoio fino alle scale, indugiai sul primo gradino reggendomi alla ringhiera per non cadere rovinosamente giù per la scala.

Era li davanti alla porta. La luce del sole pomeridiano di settembre che brillava alle sue spalle le illuminava la pelle rendendola lucida. Non indossava la sua solita divisa e la cosa mi rallegrò.
Non che mi dispiacesse quel gonnellino striminzito che lasciava cosi poco all'immaginazione, ma l'avevo vista cosi raramente in altre vesti ed era sempre un piacere constatare quanto riuscisse ad essere maledettamente sexy qualunque cosa indossasse compresi i jeans stretti e la canotta grigia che aveva in quel momento.
E poi i capelli lasciati finalmente sciolti, liberi di sfiorarle le spalle, erano una piacevole alternativa alla sua solita coda di cavallo.

"Ciao" mi salutò allegra incatenando gli occhi ai miei. Mi sembrò di sprofondare sotto il peso di quello sguardo da pantera.

"Ciao" risposi abbozzando un sorriso.

"Spero davvero che tu abbia molta pazienza Lauren, Camila è un osso duro quando si tratta dello spagnolo. Non riesce proprio ad entrarle in testa" ammise mia madre.

"Oh non si preoccupi signora, sua figlia è in ottime mani, le assicuro che con il mio aiuto la sua padronanza della lingua migliorerà nettamente" rispose lei.
Ma perché qualunque cosa uscisse fuori da quelle meravigliose labbra mi suonava cosi maledettamente sconcia?

Mia madre salutò Lauren uscendo di casa, lei le sorrise tornando poi a rivolgersi a me che nel frattempo ero scesa ed indugiavo sull'ultimo gradino.

with somebody who loves meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora