14. Sogno o son desta

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Ormai erano tre giorni che Lauren mancava da scuola, avevo provato a chiedere informazioni a Dinah durante gli allenamenti quello stesso pomeriggio.
"E' malata" aveva risposto stringendosi nelle spalle "Quando sono andata a trovarla non ha voluto vedermi, ha detto che aveva paura di essere contagiosa" concluse poco convinta.
Notando poi la mia espressione preoccupata mi aveva sorriso dolcemente.
"Non c'è da preoccuparsi... sai non credo sia davvero malata. E' solo che ogni tanto ha bisogno dei suoi momenti di solitudine, tende spesso ad isolarsi dal mondo. E' fatta così: è una persona particolare" mi aveva detto "Ma per le ripetizioni puoi stare tranquilla, è un piccolo lupo solitario ma non manca mai ad un impegno preso. Vedrai, appena l'ennesimo dei suoi momenti cupi sarà passato, tornerà alla carica, più stronza che mai. Ma ti avverto ripassa bene gli appunti, sai dopo i suoi periodi neri, tende ad avere meno pazienza del solito" mi aveva congedata così, facendomi l'occhiolino ed allontanandosi.

A dire il vero ero rimasta un po' confusa dalle sue parole: 'i suoi momenti cupi'. L'aveva detto con una tranquillità tale da farmi preoccupare, dentro di me sapevo che, probabilmente, il nostro bacio era la causa della momentanea confusione della corvina ma, al di la di questo, mi rattristava un po' l'idea che Lauren tendesse cosi frequentemente a rinchiudersi nella sua solitudine. Non riuscivo a capire come facesse Dinah a permetterglielo.
Se Normani fosse stata male io non l'avrei mollata un istante, non avrei potuto sopportate di lasciarla sola in un momento qualsiasi di sconforto.

Ma forse Dinah sapeva quello che faceva, probabilmente era cattivo da parte mia giudicarla. Come lei stessa aveva detto Lauren era una ragazza particolare e, particolare, forse era anche la loro amicizia.

Sorrisi tra me e me ripensando alla chiacchierata con Normani proprio su Dinah. La mia amica era un po' stranita dal comportamento della bionda, mi aveva detto di aver notato strani sguardi da parte della cheerleader e le sue guance si erano dipinte di rosso mentre mi confessava timidamente che spesso quegli sguardi li ricambiava, che la lusingavano perfino. Non c'eravamo dilungate nel discorso, Normani era un po' confusa ed aveva cambiato argomento prima che io potessi dire la mia. Avevo deciso di non forzarla per il momento.

Dopo gli allenamenti mi ero avviata da sola verso casa. Arrivata al bivio in fondo alla strada stavo per girare sulla sinistra in direzione del mio quartiere, ma qualcosa mi aveva trattenuto, ero rimasta incerta e ferma sul ciglio della strada indecisa sul da farsi.
Non avrei dovuto, lo sapevo, ma non ero riuscita a fermare l'istinto che prepotente aveva spinto le mie gambe a correre a perdifiato verso Lima Heights.

Respira Camila, respira.
Continuavo ad ispirare pesantemente ma l'aria che mi entrava nei polmoni sembrava pizzicare i miei sensi agitandomi di più invece che calmarmi.
Non avrei dovuto trovarmi lì, lo sapevo bene, ma non avevo potuto evitarlo, era stato un impulso più forte della mia stessa volontà.
Rimasi per qualche minuto ad osservare la maestosità di quella casa, davanti alla quale tante volte mi ero soffermata, sperando di vedere la mia Lauren. Poi, cercando di regolarizzare il respiro, percorsi il vialetto salendo i tre scalini che mi separavano dal porticato elegante. E lì mi bloccai, travolta dal panico.
Osservai incerta il campanello al di sopra del quale scintillava un'enorme targhetta dorata, la scritta nera recitava :

Dott. Micheal Jauregui
                                    
                              &

Sig.ra Clara Jauregui

Coraggio Camila non essere codarda.
Suonai tremante ed attesi, cercando nel frattempo di ricordare il discorso che mi ero preparata mentalmente mentre correvo verso casa sua.

Una signora di mezza età, bassa e paffutella, venne ad aprirmi.
"Desidera?" mi domandò allargando la bocca in un sorriso materno.
"Ehm... salve signora Jauregui, io sono Camila, un'amica di Lauren" biascicai imbarazzata.
La donna ridacchiò.
"Piacere di conoscerti Camila ma io non sono la Signora Jauregui, sono Marie, la governante" mi spiegò.
"Oh... mi... mi scusi" abbassai lo sguardo imbarazzata "Lauren è in casa?" ripresi.
"Si la signorina c'è ma temo stia riposando" mi disse dispiaciuta.
"Capisco. Ma sa è più tosto importante, devo..." coraggio inventa una scusa Camila una qualunque "E' per via della squadra di cheerleader, sa è successa una cosa abbastanza grave oggi e Lauren è il capitano, devo assolutamente parlargliene" tentati di assumere un'espressione seria e convincente.
La donna tentennò, un po' indecisa sul da farsi. Perché diavolo era cosi preoccupata? Certo visto il regime del terrore che Lauren esercitava a scuola era probabile che a casa fosse peggio.
Alla fine la mia espressione da cucciolo bastonato dovette avere la meglio, perché la donna si decise a farsi da parte invitandomi ad entrare in casa.
Restai per un attimo incantata dalla maestosità di quel posto. Dannazione non sapevo che un dottore guadagnasse cosi tanto, era una villa da milionari.

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