6.𝕹𝖔𝖎. 𝕾𝖎𝖒𝖎𝖑𝖎 𝖒𝖆 𝖓𝖔𝖓 𝖚𝖌𝖚𝖆𝖑𝖎

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30 settembre 2019🌹
Con in sottofondo "Someone Like You-Adele" continuo beatamente a concludere gli ultimi sforzi per chiudere definitivamente per oggi il negozio: levo tutti gli scatoloni che sono nascosti dal bancone, la plastica lasciata in giro, la spazzatura che puntualmente nascondono negli angoli e le varie scartorffie inutili trovando anche il tempo per affacciarmi controllando l'ora: 22.35; rispetto agli altri giorni è un po' tardi (in genere chiudiamo alle 20.30) voglio precisare il motivo che questa volta, anche se è difficile da credere, non è perché sono arrivata in ritardo ma soltanto perché le persone amano restare qui dentro più a lungo del normale, mi parlano dei loro problemi o anche di quello che più gli piace ed io consiglio il souvenir perfetto, si insomma, va così più o meno, leggo fra le righe ciò che dicono e vendo l'oggetto che più li rappresenta! Faccio questo lavoro da qualche anno ormai e questa è la parte che mi piace di più, si fidano, si sfogano e mi tengono compagnia!

<<Si può?>> mi giro piano passando il dorso della mano sulla fronte mentre sorrido al signor Derek che comunque è già dentro.

<<Prego>> mi allontano per prendere un altro scatolo più pesante degli altri, all'interno ci sono solo pezzi di legno e non è semplice spostarli da una parte all'altra, Donnie è già andato via, forse non è corretto dirlo in questo modo, in effetti ha insistito molto per restare così da potermi dare una mano ma non volevo, a me piace rimettere a posto, mi aiuta a pensare e quasi sembra di poter fare lo stesso con tutti i pezzi sparsi che ho dentro di me.
<<A cosa devo questa visita, signor Derek?>> chiedo con fatica per via dello sforzo soprannaturale che sto facendo, sono abituata al Triciclo, lui, per esempio, non entra mai nei negozi per salutare i dipendenti che vanno via.

<<Sono venuto a portarle un bicchiere di birra>> lascio cadere lo scatolo sopra un altro che si trova nell'angolo destro e più nascosto, domani mi aspetta un bel lavoretto, mettere in mostra tutti i giochi che ora sono chiusi fra 4 mura di cartone.

Mi giro nuovamente verso di lui ridendo.
<<Volete farmi perdere il controllo?>> mi avvicino strofinandomi le mani sulla maglietta bianca <<a lavoro non bevo mai>>

<<Vi fa onore signorina Stewart, ma a quanto vedo avete finito e mi piacerebbe invitarla a cena>> lo guardo intensamente senza muovere un muscolo anche perché probabilmente mi partirebbe un mancino <<se le fa piacere, ovvio>> mordo l'interno guancia e...no! Lui è il mio capo, è stato già abbastanza sopportare ciò che mi è scappato la prima volta che l'ho visto, non posso cadere in tentazione, è innegabile, se mi sono avvicinata a lui una volta vorrò farlo ancora, non mi era indifferente e a dirla tutta, neanche ora ed è per questo che se continua a venirmi in contro finirà male, conosco i miei limiti!

<<Mi spiace signor Derek, voi siete il figlio del tric-Macao...MA-CAO>> ripeto stringendo i denti con tono più alto per correggere il suo nomignolo <<ehm...io, non posso>> preciso dirigendomi alla porta per poter chiudere il negozio dopo aver spento tutte le luci e la radio <<vuole restare ancora qui?>> fa un cenno di disapprovazione e cammina lentamente per raggiungere l'uscita passandomi di fianco e lasciando la sua scia di profumo. Mentre chiudo la porta per abbassare le serrande sento che la sua presenza non è scomparsa e a darmene certezza è esattamente il momento in cui mi volto per voler andare via ritrovandomelo a due passi dal mio corpo.

<<Ora non siamo più a lavoro e possiamo darci del tu>> sbuffo superandolo. Se lo avessi saputo non mi ci sarai mai avvicinata. Quella sera sembrava tutto perfetto, come potevo sapere che me lo sarei ritrovato anche qui? Devo dire che fisicamente è davvero molto eccitante, una notte gliela regalerei volentieri...ma è comunque il mio capo. Metti che litighiamo o che non gli sta bene il mio comportamento...mi licenzierá ed io non voglio perdere questo lavoro, può essere anche il più semplice in assoluto ma amo venire in questa piccola stanza e spolverare ogni volta le stesse cose.
<<Megan, posso accompagnarti a casa!>> afferma seguendo il mio passo lento

𝚆𝚎 𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚑𝚊𝚍𝚘𝚠𝚜×𝖜𝖊 𝖍𝖆𝖛𝖊 𝖕𝖆𝖘𝖘𝖊𝖉×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora