22.Ti porto a vivere

81 4 0
                                    

28 novembre 2019🌹

Le cose stanno andando meglio: Donnie, già da un bel po', è nell'altra parte del mondo per riprendersi ciò che vuole, in negozio ho il Babbo Natale dei miei sogni, respirare sta diventando naturale e finalmente posso prendermi una meritata pausa dal mondo e dai problemi che mi hanno sempre circondata.
Chi l'avrebbe mai detto?
Ogni pezzo, sta andando al posto giusto.

Riprendere fiato è esattamente ciò di cui avevo e ho bisogno. Distaccarmi dal mio passato, ancora di più. Avere finalmente la consapevolezza di essere nel presente, nel mio presente, mi ricorda di essere viva. Mi ricorda di aver toccato il fondo, di essermi fermata a lungo ma che non è ancora finita; che il sangue mi circola nelle vene e tutto quello che devo fare è reagire, dare una bella spinta e tornare in alto.

Mi inginocchio per arrivare alla sua altezza, Elisabeth mi dà pace, il suo silenzio urla a squarciagola qualcosa di incomprensibile, che mi piacerebbe capire.

«Lo hai visto Babbo Natale?» con questa sciocca domanda, riesco ad avere la sua attenzione, so bene che non parlerà ma proprio allo stesso modo, so che muore dalla voglia di ascoltarmi «Quando ero piccola, il giorno di Natale era il mio preferito. Si mangiava tanto, tantissimo giuro, mi sembrava di scoppiare ogni volta.» rido piano ricordando quei momenti come se fosse ieri: ci riunivamo tutti a casa della nonna e mangiavamo fino a vomitare dagli occhi. Poi cado nel suo sorriso dolce, lo stesso che avevo io quando non conoscevo il dolore. «Sai? Il mio papà mi ripeteva sempre che Babbo Natale era l'uomo più affamato al mondo. Allora, dopo aver steso la tovaglia rossa, posizionavo un bicchiere di latte e qualche biscotto solo per lui. Quando rientravo in camera, pensavo al piano perfetto per poterlo incontrare, non appena i miei genitori si addormentavano, scendevo le scale veloce come la luce, mi nascondevo dietro la porta e aspettavo di vederlo scendere dal camino con quel suo vestito rosso, ero sicura che da lì a poco sarebbe arrivato con il mio regalo» mette la sua manina fra le punte dei miei capelli «Alla fine mi addormentavo sul pavimento, non sono mai riuscita a vederlo» la mia speranza non moriva mai, un po' come quella che avevo nel rivedere Alex. Schiude di poco la bocca, il mio cuore corre alla convinzione del suo volere e la porta che si spalanca mi mette sull'attenti rovinando il momento. Non posso fare a meno di pensare che mancava pochissimo per averla con me in tutto e per tutto.

«Sapevo di trovarti qui.» la stessa donna che corre in soccorso di Elisabeth da circa qualche mese a questa parte, arriva da noi prendendole la mano «Scusatela ancora. Ormai vi è chiaro, ama molto i giocattoli» se non conoscessi Elisabeth, crederei la stessa cosa anch'io. E questo mi dispiace! La sua bambina ha un mondo dentro, odio il fatto che non riesca a vederlo.

«Vostra figlia è una persona buona, speciale, è bella come il sole. Datele ciò che merita.» mi guarda come se non sapessi di cosa sto parlando.

«Oh, no! Non è mia figlia.» sbarro gli occhi, annuisco senza aggiungere altro e forse quest'idea, mi mette più tranquillità.

Non è sua madre...

Dopo qualche ora, chiudo le porte, abbasso la serranda del negozio e sono pronta per tornare a casa. Ma...

Appena mi giro, la figura scura del signor Derek, mi fa emanare un gridolino di paura «Ti ho spaventata?»

«Scusate. Ero sovrapensieri.»

«Quella bambina è luce per i tuoi occhi» abbasso la testa, quasi come se temessi di potergli lasciare qualcosa di me «Saresti una mamma fantastica, Megan!» dice cercando costantemente il mio sguardo «Tu sai come toccare il cuore delle persone!» mi alza il volto quando poggia due dita sotto al mento «Sai sempre cosa dire, cosa fare. Megan...guardami» si abbassa di poco sulle ginocchia «Sei la donna più incredibile, forte, testarda e dolce che io abbia mai incontrato. E pazza, sei anche pazza.»

«State cercando di farmi la corte?» chiedo ridacchiando per alleggerire la situazione che credo mi stia soffocando e liberando nello stesso momento.

«Sono serio.» fa un passo indietro, mi sorride percorrendomi tutto il corpo fino a raggiungere di nuovo i miei occhi «Smettila di essere perfetta. Potrei innamorarmi di te.» non mi lascia il tempo neanche di controbattere o fiatare, che già posso solo osservargli la schiena mentre si dirige alla macchina  «Andiamo» lo guardo prendere terreno altrove prima di rallentare e girarsi verso di me «Allora? Che fai? Resti lì?» comincia a sorridere, cammina all'indietro per non perdermi di vista ed io penso un po' a tutto: al negozio, ad Alex, ai miei amici...poi a me, al mio sorriso, alla mia vita in pausa da troppo e allora rido, lo guardo e rido mentre balla in modo strano per avere occhi su di sé «Vieni!» Allunga un braccio.

«Mi spiace dirvelo, ma ballare non è il vostro forte!» lascio cadere la mia mano sulla sua, è fredda ma grande, protettiva di sicuro. «Allora? Dove avete voglia di portarmi, signor Derek?» questa volta, non nascondo che nella mia voce, c'è tanta malizia e, lo capisce bene quando comincia a ridacchiare prima di avvicinare la testa alla mia.

«A vivere.» si ferma per un secondo «Ti porto a vivere!» in realtà avrebbe potuto scegliere migliaia di posti, magari romantici, magari un ristorante, magari un parco, eppure, non avrei potuto udire di meglio. Portarti a vivere è la destinazione più bella, quella più contorta ma colorata. Portati a vivere, è una dichiarazione d'amore. È un'azione. È qualcosa che ti dà forza e ti fa vibrare l'anima. È un luogo in cui non puoi portare tutti, o meglio, non tutti allo stesso modo.

Avevo dimenticato come si sta quando non si hanno pensieri o urla che ti tengono incatenata a te, al tuo buio, al tuo dolore. Avevo dimenticato come si sta quando accetti altre mani, quando cominci a capire che vivere non è restare ferma per aspettare un miracolo, ma andare avanti e guardare ciò che ti circonda come se fosse tutto nuovo. Avevo dimenticato come si sta quando un paio di occhi ti guardano e ti tengono stretta manco fossero mani. Avevo dimenticato come si sta quando si sorride all'infinito e senza neanche un vero motivo. Avevo dimenticato come si sta quando non pensi "domani sarà tutto finito". Avevo dimenticato come si sta quando non si hanno regole né limiti. Lo avevo dimenticato.

Pensavo non ci sarebbe stata più alcuna persona a scaldarmi il cuore, a prendersi cura di me. Ne ero più che sicura, poi ho incontrato Derek, non il signor Derek — l'uomo duro, freddo, insensibile che non pensa ad altro che lavorare;... ma Derek, quel ragazzo che la prima volta in cui lo vidi, era in una  discoteca stracolma di gente ubriaca. Quel ragazzo dagli occhi scuri, la camicia bianca e un bicchiere in mano. Quel ragazzo dal sorriso perfetto. Quel ragazzo che doveva essere solo un gioco,
e ora mi dà vita.

Sta letteralmente cambiando la mia vita.
Sta cambiando ogni mio piano.

𝚆𝚎 𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚑𝚊𝚍𝚘𝚠𝚜×𝖜𝖊 𝖍𝖆𝖛𝖊 𝖕𝖆𝖘𝖘𝖊𝖉×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora