20.Solito posto.

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12 gennaio 2015🥀
Non era così che immaginavo la fine, sicuramente, una fine, non l'avrei mai neanche voluta. Pensavo che noi saremmo stati diversi, pensavo che avremmo superato tutto perché assieme ogni problema sembrava non esistere e invece ha scelto altro: "ha scelto" un'altra.

La cosa che mi fa rabbia, non è il fatto che il suo cuore si sia allontanato da me, un posto sicuro, ma le sue parole; quelle, le ho stampate sull'anima e ricordo ogni pausa, respiro o intonazione. Ricordo che nei suoi occhi c'era luce e che prima di dirmi addio l'aveva già persa da un po'. Mi stringeva fra le sue braccia gelide, mi baciava, mi rendeva sua, è inutile continuare a negarlo, c'era vento e, dei semplici vestiti in lana, non potevano colmarlo.

Mi ripetevo "tanto passa, è solo una fase", e alla fine, poteva finire in milioni di modi ma abbiamo scelto il peggiore: quel che doveva essere la nostra favola d'amore si è tramutata in un incubo, il più buio, il più tetro.

Sono nel caos più totale, ferma da circa un'ora davanti a questo specchio che riflette una Megan spenta - truccata, perfetta, ma comunque morta -.

Sono passate solo due ore da quel messaggio, eppure, la mia anima sta morendo:
-Senti...
-Mi dispiace per quello che è successo, vediamoci questa sera, solito posto.-

Ma se la voglia di rifiutare è immensa, quella di rivedere Alex, è assai più grande.

-Si, va bene
È l'unica cosa che sono riuscita a scrivere, con le lacrime agli occhi e il cuore che pulsava forte.

Forse non cambierà nulla, forse resteremo a guardarci da lontano come due sconosciuti con una parte di vita in comune. Forse ci avvicineremo, forse capiremo che restare lontani è qualcosa che può distruggere...

O forse, forse capiremo che quel punto che ha deciso di mettere, è la cosa giusta per noi, un noi che non potrà più esistere.

Sono sola, non ho nessuno che mi possa sostenere o ripetere all'infinito che "il mare è pieno di pesci" o che la vita è bella e ne vale la pena. Alex era la mia unica barca, era un porto, era qualcosa di sicuro dove poter riposare e trovare pace. Lo era, era tutto e ha preferito mandarmi alla deriva.

Silenziosamente mi fermo dietro alla nostra panchina, quella con un infinito disegnato da me, non ho dubbi, è sicuramente questo il posto a cui alludeva, ricordo ancora il nostro primo vero appuntamento: seduti qui, con lo sguardo all'orizzonte e una voglia matta di noi.

Non c'è e non voglio scriverlo - sono sola come sempre, sotto la luce delle stelle, fra la neve che ancora cade e copre tutto ciò che ho attorno.

Non doveva andare così, non dovevo lasciare pezzi di me fra le mani di uno sconosciuto. Ho permesso, ad un ragazzo dagli occhi verdi e la parola dolce, di entrare dentro di me, di prendersi ciò che voleva, di giocare con i miei sentimenti, di scamazzarmi. Di cambiarmi.

Una mano mi che afferra il gomito, mi fa sussultare e girare nello stesso tempo in cui evito un infarto
«Alex!»

«Ti ho spaventata?» e sorride e quando sorride capisco che non potrà mai cambiare nulla, che lo amerò fino alla fine dei miei giorni, che per lui potrei morire, e sono patetica perché mi basta questo per avere gli occhi lucidi. Non posso vederlo bene a causa della luce scarsa ma ha un cappuccio fino alla fronte e lo sguardo piuttosto stanco. «Stai bene?»

«Sto bene e tu?»

«Mi dispiace.»

«Di cosa?» ci provo, ci provo davvero a restare calma, a parlare come farebbe chiunque altro... ma non ci riesco «Di avermi presa in giro per tutto questo tempo?» trattengo le lacrime perché non riesco a fare altro.

«Non fare così.» sospira, sembra che gli stia cadendo il mondo addosso, eppure, il mio, è caduto qualche giorno fa e non ha fatto nulla per impedirlo «Farti male non è ciò che voglio.»

«Ma è ciò che hai fatto.» rido come una pazza. Fra le lacrime. Sento di star impazzendo. «Tu hai rovinato tutto. Ogni cosa bella che avevamo costruito assieme. Tu l'hai rovinata»

«Solo perché non ho tempo, Megan»

«E ti sembra forse una scusa accettabile?» strillo esausta. «Ah, certo che si. Non fai altro che pensare a te.»

«Ho solo bisogno di un po' di tempo» marca con cosi tanta calma da farmelo odiare.

«Tu... tu hai bisogno di un po' di tempo?» guardarlo adesso, mi sembra impossibile, restare ancora qui, mi sembra impossibile. «Ami un'altra, Alex. Perché avresti bisogno di tempo?» e intanto mi sento così piccola, così morta e piccola. Tutto continua a camminare: il tempo, i fiocchi di neve, il mio cuore... però sento di essere morta, una parte di me, lo è di sicuro.

𝚆𝚎 𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚑𝚊𝚍𝚘𝚠𝚜×𝖜𝖊 𝖍𝖆𝖛𝖊 𝖕𝖆𝖘𝖘𝖊𝖉×Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora