Capitolo 7

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Più siamo vicine a Central Park più la paura avanza dentro di me. Sameen, John, Root, Harold. È per loro che ho paura. Accostiamo. Prima di entrare Shaw mi ferma.
«Senti» inizia, «non mi interessa mai quello che provano gli altri, okay? Ma davvero: se non te la senti non giocherò.»
«Tranquilla. Ma dovete promettermi che farete come dico io. Promettete» dico a tutti.
«Parlo per tutti: promettiamo» dice Shaw. Meglio così.
«Controlla sotto la panchina» le dico. Le lo fa e trova due passamontagna. Me ne lancia uno e gli indossiamo. Ci serviranno come protezione per le nostre identità. Sia da Samaritan sia dal gioco. Ma principalmente da Samaritan. Ci indirizziamo verso le parti con più alberi. Ne troviamo uno cavo. Vicino ci sono altre due persone a cui ci avviciniamo con cautela. Do a Sameen un mio coltello, ci diamo il via e diamo la scossa ai due agenti di Samaritan. Ci appropriamo delle loro armi e distruggiamo i loro telefoni. Nel tronco trovo un biglietto con su disegnata una freccia che punta verso destra. Io però propongo di andare a sinistra e il mio intuito si è rivelato corretto. Il biglietto era nella direzione opposta e quando l'ho tirato fuori puntava verso destra. In cima ad un albero vedo qualcosa scintillare: una cassetta. E in quella cassetta c'è una parte codificata del virus. Sameen mi aiuta a salire prendo la cassetta e scendo con un salto. È stato tutto troppo semplice. Troppo. E poi li vedo: i dieci giocatori che ci vogliono morte. Io e Shaw gli atterriamo tutti senza uccidere nessuno. Il primo passo per agire da Ribelli è stato fatto. Ora tocca a me. Disegno sul tronco un quadrato con dentro un cerchio e dentro di esso un triangolo.
«Cosa è?» mi chiede Shaw.
«Te lo spiego poi. Intanto memorizzalo» dico facendo una foto. Per-fect. Per farvelo sapere in anticipo quello che ho disegnato è il segno che usano i Ribelli. Sanno che chiunque ha giocato questa partita è dalla loro parte.
Ci rimettiamo in macchina con me nuovamente alla guida. Sfreccio via tra le strade e poi arriviamo vicino ad un punto X che ci aveva indicato Root. Poi capisco: punti ombra. Sono luoghi in cui non ci sono telecamere. Luoghi sicuri per noi, insomma. Vedo la mia amica col complesso dell'uovo e della gallina seduta o (per rimanere in tema) appollaiata su uno sgabello.
«Ehi» la salutiamo in contemporanea io e Shaw.
«L'avete recuperato?» chiede andando dritta al punto.
«Sì, eccola» le rispondo porgendole la cassetta.
«Qualcuno vi ha viste?»
«I dieci concorrenti e due agenti di Samaritan. Ma avevamo il passamontagna, non l'hanno riconosciuta.»
«Bene. Ora necessitiamo di una base.»
«Ne conosci qualcuno?» domanda Shaw a Root che scuote il capo. Mi guardano.
«Beh sì. Penso sia un luogo sicuro perché non ho alcun problema con Samaritan. Anche se la casa fosse intestata a me non succederebbe nulla. Non finirei nel suo mirino.»
«Dove si trova?» Mi giro di scatto e vedo Harold e John.
«Nella periferia di New York. È molto grande ma un po' malridotta.»
«Andiamoci allora» suggerisce Root. E così eccoci di nuovo in macchina. John alla guida, Harold sul sedile del guidatore che ha preso il mio posto da GPS e io in mezzo tra Root e Shaw. Root sta torturando i miei capelli con le dita.
«Hai dei bei capelli» commenta.
«Grazie» dico ricambiando il suo sorriso. Mi accarezza sulla testa. Mi sento in imbarazzo. Non sono una bambina ma sembra che per loro sia il contrario. Sarà perché sono molto più piccola di loro. Persino Shaw sembra volermi bene. Cioè non che non sia capace di provare sentimenti è solo che sembra strano. Mi rendo conto che ci stiamo reciprocamente fissando. Lei digita una frase sul cellulare: "È strano anche per me. Sai com'è: sono una sociopatica". Prendo il cellulare dalle sue mani è scrivo: "Il fatto che tu abbia un disturbo della personalità di secondo asse non significa che non possa provare sentimenti."
"Ma è strano."
"Lo so." Mi guarda. Ci deve essere un modo per aiutarla. Me lo sono promesso. Root continua a toccarmi i capelli. Sta progettando un modo per trapiantarseli in testa? Forse, ma non mi interessa. Ho di nuovo una famiglia, ora. E non sono disposta a farla morire. Gli difenderò a tutti i costi. Anche a furia di sacrificarmi. Loro vivono io muoio. Non accetterò il contrario.
Sono passate due ore. Shaw dorme, Root continua a manipolare i miei capelli. Penso cerchi di intrecciarli.
«I miei capelli implorano aiuto» dico a bassa voce. Lei ridacchia.
«Non ti fa caldo?»
«No. A te?»
«Un po'.»
«Gira la testa.» Obbedisce. Anche se non ha i capelli molto lunghi so già cosa fare: divido i capelli in diverse ciocche e le faccio una treccia a lisca di pesce che le va di lato. Uso l'elastico che avevo al polso, quello che ho trovato nel borsone, e le chiudo la treccia. Tutto in una manciata di minuti. Non è la cosa migliore che ho mai fatto però è venuta benino.
«Ora va decisamente meglio» dice fissandosi la treccia.
«Potremmo farne una a Shaw e intrecciarla con i fiori.»
«Guarda che ti ho sentita.» Io e Root scoppiamo a ridere e vedo un sorriso complice farsi spazio sul viso di Shaw. Siamo un bel trio, noi ragazze.
«Non stavi dormendo?» le dico.
«Stavo» puntualizza.
«Stava» ripete Root.
«Perfetto. Allora ti do il cambio» dico. Mentre mi addormento sento qualcuno che mi prende la testa delicatamente e mi poggiare sulla sua spalla. Ho un po' paura di addormentarmi. Di fare incubi. Ma mi sento così al sicuro che non m'importa. Il mondo dei sogni mi trasporta dentro di sé in silenzio, chiedendomi di restare.
*Spazio autrice*
CIAO!
Allora inizio col dire che mentre scrivevo sto capitolo ero al massimo dello sclero. Stamattina mi sono svegliata con il cervello fuso. AIUTTO. Vabbuh. Non so se il capitolo vi piacerà e, chissà, vi farà sorridere o addirittura ridere. Lo spero davvero tanto! Fatemi sapere cosa ne pensate.
P.s. È nato prima l'uovo o la gallina?
Ihihihih sono malefica.
Eleonora.

Person Of Interest-Skylar Connor [In correzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora