Capitolo 12

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La tensione era palpabile nell'aria. Sto morendo. Ogni ora che passa io muoio. Ogni secondo. Avevamo spedito la lettera il giorno prima ma ancora nessuna risposta. Così Harold ha insistito a farmi portare in ospedale. Ed eccomi qua, con un tubicino che mi nutre. Che mi da cibo, ma principalmente acqua. Non che serva a molto. Vomito ogni volta. Secondo i medici non mi resta molto da vivere. Una settimana se continuiamo così. Immaginate che felicità. Ho gli occhi di tutti puntati su di me, preoccupati. Ho gli occhi chiusi ma ho questa sensazione. Poi sento qualcuno, anzi qualchedue, uscire dalla porta. Chi possano essere? Non credo le ragazze. Oh no. Root è più facile ai sensi di colpa rispetto a Shaw che forse non è rimasta. Aspettate. Cosa aveva detto sull'aereo? Cerco di ricostruire la conversazione.
-Meglio che non sia così- ha detto. -Perché?- le ho chiesto. -Perché se muori...- Se muoio, cosa? penso. Ah sì. -Perché se ti vedo morire di nuovo faccio prima ad ammazzarmi... insomma tu mi hai salvato la vita- ecco. Quindi era al cinquanta percento lei che se ne era andata. Qualcuno entra.
«Non doveva stare meglio?» chiede Root.
«Signorina Johnson deve capire che Skylar è molto malata. Non siamo ancora riusciti a trovare un rimedio alla sostanza» dice il dottore.
«Avete almeno identificato la sostanza?»
«No.» Root sbuffa una risata.
«È così che pretendete di tenerla in vita? Vagando nel vuoto?»
«Ce la stiamo mettendo tutta.»
«Ah sì? No perché io, io non lo vedo.» Schiudo gli occhi per guardare la scena. Vedo tutto sfocato. Ma abbastanza bene da vedere chi altri c'è nella stanza: John. Lo sguardo cupo fisso sulla dottoressa. Improvvisamente Shaw si precipita nella stanza. Ha una busta in mano. Si avvicina alla sacca delle flebo.
«Root vieni» le ordina. La donna si avvicina e prende in mano una busta.
«Leggi solo la parte con i numeri.» Root lo fa ma io non riesco a capire niente perché Shaw stacca il tubo delle flebo. Mi priva del mio quasi nutrimento. Della mia unica speranza di vita...
Scatto a sedere. Ho fame. Una fame mostruosa e tanta, tanta, tanta sete.
«Guardate sta riprendendo il colorito. Come ti senti?» mi chiede Harold.
«Credo che abbia fame» dice John. Non riesco a parlare. La voce non mi esce. Mi guardo intorno. Prendo il telefono sulla mensola e digito a caratteri cubitali HO FAME. E SETE. Scoppiano tutti a ridere.
«Che avevo detto?»
«Sì, bravo Reese. Vieni Skylar ti porto a mangiare» mi dice Shaw prendendomi una vestaglia che metto subito perché sotto il camice sento subito di essere nuda. Ci avviamo verso una specie di mensa. Prendiamo un sacco di roba, sia io che lei, e molta acqua. Mangio come un non so cosa e bevo tre bicchieri alla volta.
«Perché Root era così preoccupata? Insomma ero in ospedale da appena un giorno.»
«Un giorno? Un giorno? È quasi un mese!» Inizio a tossire. Cosa!? Un mese?
«Ma i dottori avevano detto...»
«I miracoli esistono, Skylar.» Mi ammutolisco. Ha proprio ragione. La guardo mentre si ingozza di cibo. Inizio a chiedermi se anche lei non mangiava da giorni.
«Posso uscire?»
«Sì. Devi firmare un documento e puoi andare.»
«Prima mi vesto.» Ci dirigiamo verso la mia stanza d'ospedale, la 12. Sorrido pensando ad Hunger Games, un fandom che amo ed entro.
«Fuori si deve cambiare» dice Shaw. Escono tutti. Trovo una felpa grigia, un paio di leggins, dei collant e degli stivaletti neri. Ovviamente c'è anche la biancheria. Mi rivesto molto contenta di farlo. Mi do una sciacquata alla faccia e indosso un cappello nero e una giacca con delle aperture ai lati delle estremità delle maniche per i pollici. Sto molto comoda ma mi accorgo di essere più pallida di un cadavere. Esco e ci dirigiamo tutti verso la dottoressa seduta al computer.
«Non fai Connor di cognome ma Johnson» mi sussurra Root. Ma quindi...
«Firmi qui» mi dice la dottoressa. Cerco di firmare con una calligrafia diversa dalla mia. Salutiamo e usciamo dall'ospedale. È pomeriggio tardi.
«Mi spiegate bene che ruolo avevo?» chiedo.
«Ehm...» dice Harold.
«Ehm. Ehm cosa?» dico spazientita. In pratica: Harlod era il mio professore di lettere se non un mio carissimo zio. Durante la ricreazione io ero rimasta in classe per terminare le correzioni sul mio compito in classe (che dovevo recuperare) ho iniziato a vomitare. Così sono stata portata in ospedale. Serviva un alibi per la presenza degli altri il che era stato un bel casino. Così è uscito fuori che John era mio padre (molto giovane- hanno commentato le dottoresse). Il problema erano dunque Root e Shaw. Hanno più o meno la stessa età quindi era impossibile che una delle due fosse mia madre e troppo grandi per essere mie sorelle. Così era successo che la mia mamma, poverina, era morta in un tragico incidente (-Caduta su una formica, magari- commenta Shaw) e Root era la sua nuova fidanzata. Shaw invece era mia cugina e per questo era la figlia di Harold.
«E ci hanno creduto?» chiedo.
«A quanto pare sì» dice Root. Decido di scherzarci su. Mi attacco a John.
«Dai papino fammi un po' di coccole.» Tutti ridono di gusto tranne John.
«Staccati ragazzina» mi ammonisce.
«Ma no! Siamo una famiglia felice!» Tutti ridono di nuovo eccetto John. Poi mi avvicino a Root.
«Ora ci aspettiamo qualche scena di carattere romantico» dico mentre tiro una gomitata a Shaw che sogghigna.
«Sto iniziando a pensare che non dovevamo dirti niente» esclama Root. La spingo addosso a John e mi affianco a Shaw.
«Io. Te. Cibo. Adesso» le dico con voce suadente. Mi tira un ceffone dietro la testa e si dirige verso il tipo degli hot dog. Torna con due hot dog enormi e me ne porge uno.
«Vedi Root» dico tirando un morso enorme. «Questo è amore.»
Raggiungiamo l'auto. Faccio per entrare ma Harold mi frena. Poi mi porge un mazzo di chiavi.
«Cosa... Uoohoh» dico. Una moto nera e scintillante sta davanti alla macchina.
«Non abbiamo ancora imparato il percorso» mi dice. Lo stritolo in un abbraccio e mi dirigo verso la moto. Ecco perché la giacca che porto è di pelle fino al polso. In giù ci sono quelle parti di manica che fanno da guanto.caccio il cappello in tasca e infilo il casco. Prima però sfioro l'orecchio. Mi sistemo sulla moto.
«Ragazzi chi guida?»
«Harold» dice Root.
«Ehi Harry. Ti voglio bene ma è meglio se fai guidare Shaw.» Sento uno sbattere di portiere.
«Pronta?» mi chiede Shaw.
«Al tuo via» rispondo. Faccio rombare il motore.
«Via!» Partiamo. Raccomando a Shaw di starmi dietro perché non ho nessuna voglia di andare piano. Il vento mi sfiora le dita e passa tra gli spazi vuoti del casco. Libertà. Yay, un giro in moto ci voleva.
*mai speise*
Aloah popolo di wattpad! Sono contenta di essere riuscita ad aggiornare! Giuro che crepavo mentre scrivevo della bella combriccola famigliare 😂.
Eniuei, avete per caso visto il link nella bio? Ovvero il video?
Ciauz
Eleonora

Person Of Interest-Skylar Connor [In correzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora